Rai Qualitel, parlarsi addosso è bello (finché dura)

di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, New media, Serie tv, Televisione, del 16 Lug 2018, 12:10

È sempre affascinante leggere di dati, statistiche e sondaggi. Letture che si fanno con lo stesso spirito con cui si leggono i “gialli” sotto l’ombrellone. Sappiamo che si tratta di fiction, e va bene così, perché è sempre bello allontanarsi qualche volta dalla dura realtà. È così anche per i dati diffusi dal monitoraggio “Qualitel Rai” da cui esce un quadro decisamente lusinghiero della tv di Stato, anche se – con tutto il rispetto per chi ha elaborato l’indagine – è una sorta di parlarsi addosso senza un vero scopo. Un’autovalutazione che non tiene conto del contesto, ovvero di una televisione che sta cambiando pelle in tutto il mondo e che sta radicalmente tematizzando ogni tipo di offerta, per non parlare della diffusione attraverso le nuove piattaforme.

Ha senso valutare il gradimento di “Don Matteo”, del “Commissario Montalbano” e di “Un posto al sole”? Ci si può aspettare che esista un campione di riferimento che possa bocciare questi prodotti? Perché l’indagine è stata ovviamente condotta sulla base di un campione di persone – dai 14 anni in su – effettivamente esposte ai programmi oggetto della ricerca. Sarebbe interessante, invece, condurre una ricerca ad ampio spettro, magari su campioni di età compresa 14-18 anni per verificare se siano a conoscenza di certi programmi della tv generalista. È molto probabile che faremmo scoperte sorprendenti (ma nemmeno tanto). Con questo nessuno mette in dubbio la qualità delle produzioni citate – e nemmeno di tante altre non citate – ma la tv è davvero un mondo in forte evoluzione, e si ha l’impressione che in Italia stiamo sempre un po’ a guardare, o ad aspettare qualcosa.

Nulla contro “Danza con me” con Roberto Bolle, ma ve lo immaginate un titolo del genere su Netflix? La tv, quella già presente ma soprattutto futura, predilige film e serie tv, musica ed eventi sportivi. Non esiste più il “varietà”, se non nel suo originario significato semantico. E molto presto anche programmi come “La prova del cuoco” – se il genere non soccomberà a vantaggio di qualche altro filone – finirà per avere qualche suo canale interamente dedicato.

Gli analisti – sottoscritto compreso – possono comunque gioire e sentirsi rassicurati dai risultati di Rai4, che nell’indagine Qualitel tallona per gradimento le tre reti generaliste, forse proprio perché si rivolge a un pubblico di appassionati, quindi di un pubblico fidelizzato che non usa il piccolo schermo come sottofondo alla giornata casalinga (cosa che entro pochi decenni non farà davvero più nessuno).

Non sembrano altisonanti i dati relativi al gradimento dell’offerta informativa, croce e delizia del Servizio pubblico radiotelevisivo. Nell’indagine si evidenzia che i risultati meno lusinghieri – rispetto ad altri generi – sono dovuti ai contenuti generalmente trattati dai notiziari. Sì, insomma, la colpa sarebbe delle notizie. Quindi, nell’ordine, la classifica del “gradimento” dei programmi Rai, vede in testa le fiction di produzione Rai, la cultura, la fiction e la serialità d’acquisto, l’intrattenimento, sport e film, informazione ultima assieme alle rubriche sportive.

Il quadro è comunque chiarissimo. La Rai vince quando produce e sperimenta, ma non se insiste con i programmi di intrattenimento. E sull’informazione il pubblico è diviso. La materia delle news resta delicata. Oggi sul Corriere Milena Gabanelli scrive che il sito web di Rai News è praticamente ultimo tra quelli di informazione in Italia. Primo Repubblica.it con poco meno di 10 milioni di accessi settimanali, poi Corriere e Citynews; nelle retrovie Rai News con poco meno di 700 mila accessi settimanali (fonte: audiweb). Una voragine di cui prima o poi ci si dovrà occupare. Motivo ulteriore per cui – accanto all’auto celebrazione di una serie di risultati innegabili – è urgente una riflessione sul “dove” effettivamente stia andando il Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Quali saranno le corde da toccare, d’ora in avanti, considerato che la televisione sarà sempre di più un luogo nel quale lo spettatore vorrà fare scelte sempre più precise perché legate solo ed esclusivamente alle sue precise tendenze. La passione sarà la vera protagonista della tv di domani. Ci sarà un motivo se Sky dal 2019 offrirà Netflix sulla propria piattaforma e gratuitamente ai propri abbonati! Perché il futuro bussa forte e la porta andrebbe aperta per evitare che finisca sfondata.

Gennaro Pesante

Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.