Second screen, quando uno schermo non basta più

di Edoardo Ridolfi, in Viaggio, del 27 Ott 2015, 12:30

Quando uno schermo non basta più, quando la televisione non è più magnetica come un tempo, allora ci si trova davanti al second screen: la tendenza a guardare uno schermo, in questo caso la TV, e nel frattempo smanettare con smartphone o tablet. Secondo uno studio effettuato dalla Global Web Index, società di ricerche di mercato fondata da Tom Smith nel 2009, che fornisce i dati di consumo per l’industria della pubblicità, la tendenza diffusa specialmente tra i teenager è quella di tenere gli occhi sul film e nel frattempo chattare su WhatsApp o scorrere la bacheca di Facebook. Dall’analisi emerge che il 48% chatta con gli amici, il 44% scrolla la bacheca, il 36% si prodiga in lettura di news, seguono poi i giochi (33%), lo scambio di mail (31%), l’e-commerce (28%). Solo in settima posizione la ricerca di informazioni sul film o la serie in televisione (23%). Chiudono la classifica le azioni rapportate con il contenuto che si sta visionando: condividere la propria opinione (12%) e interagire con i device online relativi allo show (10%).
Il fenomeno non si verifica soltanto davanti alla televisione, ma anche al cinema come spiega l’articolo della collega Michela Conoscitore, dove spesso si viene disturbati dalle indiscrete luci di smartphone, sempre accesi, che confermano il nuovo modo di fruizione dei film, almeno per la gioventù odierna.
Il fenomeno è sempre più in crescita e porta a dibattere su un tema di cui si è parlato tanto negli ultimi anni, quello dell’iperconnettività. Un utente medio passa 7 ore davanti a uno schermo di cui 2 ore e mezza su smartphone, dedicando il restante tra televisione e computer. Sconvolge il fatto che internet sia diventato a tutti gli effetti il metronomo della vita di molti, di conseguenza non stupisce la presenza al Gemelli di Roma di un centro per curare i drogati di web, dove i soggetti più colpiti sono ragazzi dai 13 ai 20 anni.
Nonostante questo il numero di minuti che gli italiani passano davanti a più schermi è il più basso tra i trenta Paesi analizzati, ma la fruizione da smartphone è in linea con la media globale del 35%. Per arginare il fenomeno sono state create addirittura delle applicazioni, come Break Free, un app che monitora il tempo trascorso sullo smartphone e fornisce delle statistiche e dei dati sul numero di volte sbloccato, la lettura delle notifiche e la navigazione tra i social network.
La domanda per quanto banale sorge spontanea: può l’uomo ridursi a diventare succube di un oggetto da lui stesso creato?

Edoardo Ridolfi

Edoardo Ridolfi, nato a Gualdo Tadino (Pg) nel 1993. Diplomato al Liceo Scientifico; ha conseguito la laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia. Attualmente sta svolgendo l’iter per prendere il tesserino da giornalista pubblicista. Collabora come giornalista e fotografo con testate cartacee e online diverse.