Harry Potter racconta il nazismo: Voldemort è Hitler, Azkaban come Auschwitz

Nel 1997 fu pubblicato Harry Potter e la pietra filosofale, il primo di quei sette libri che avrebbero costituito la serie fantasy più apprezzata e remunerativa della letteratura contemporanea; successo tale, questo, da indurre il Time a consacrare l’autrice Joanne Kathleen Rowling (nota ai più come J. K. Rowling, pseudonimo inizialmente scelto al fine di fingersi facilmente uno scrittore uomo) quale terza persona socialmente e politicamente più influente del mondo per l’anno 2007 (alle spalle di Vladimir Putin e Al Gore, per intenderci).

E si può appunto parlare di influenza, per un fenomeno letterario che ha letteralmente formato un’intera generazione di lettori, coinvolgendo soprattutto giovani e giovanissimi. Nel corso degli anni la febbre potteriana ha poi superato anche questo target – raggiungendo livelli di penetrazione sociale certamente inaspettati –, tanto che il mondo del Ragazzo-che-è-sopravvissuto è divenuto perfino oggetto di studi e tesi di laurea (l’Inside Higher Ed – il catalogo della biblioteca del Congresso – raccoglie 21 volumi in merito).

Perché?

Al di là del già accennato impatto mediatico e sociale (fra le altre cose: oggi esiste il wizard rock, genere musicale ispirato proprio alla saga di Harry Potter…) – non facile da spiegare e frutto di una fortunata convergenza di fattori (in primis l’origine britannica dell’autrice in un mondo linguisticamente anglo-centrico) – sono numerosissimi e palesi i richiami alla storia politica: non solo concetti inflazionati e facilmente riscontrabili, ma anche tutta una serie di elementi ben più sottili che rendono la saga un vero capolavoro.

Il tema più evidente è certamente quello del razzismo nazista, espresso in quel sentimento di generalizzato disprezzo che nei romanzi oppone i Purosangue ai Mezzosangue. Al di là di alcuni elementi – quantomeno forzati – sottolineati da svariati analisti nel corso degli anni (seppure suggestivi: Christopher Hitchens, giornalista del New York Times, ha fatto notare come la cicatrice di Harry sia straordinariamente simile allo stemma riportato sulla bandiera del partito fascista inglese), è proprio la Rowling a dar conferma del parallelismo fra il nazismo e l’intelaiatura storica della sua opera: Voldemort sarebbe quindi l’alterego di Adolf Hitler, quest’ultimo feroce persecutore di ebrei quanto il primo di Babbani (ironico che, così come il Signore Oscuro si rivelerà nientemeno che un mezzosangue, anche il Führer pare avesse antenati ebrei). Ancora: entrambi possono contare su folti eserciti di uomini (o maghi) completamente piegati al loro volere – le SS per l’uno, i Mangiamorte per l’altro – e, infine, vale la pena porre l’accento su un dettaglio apparentemente insignificante: durante il primo viaggio per Hogwarts, Harry trova nelle Cioccorane la figurina di Silente, dalla quale emerge che il mago sconfisse l’avversario Grindelwald nel 1945 (casualmente, anno della morte di Hitler…). Notevole poi il parallelismo fra il motto dell’appena citato Grindelwald – “Per il bene superiore”, campeggiante all’ingresso di Azkaban, prigione da lui stesso edificata per rinchiudervi gli oppositori – l’inquietante e celebre “Il lavoro rende liberi”. E perfino al Radio della Resistenza di Lee Jordan – che permetterà ai protagonisti di tenersi aggiornati sulle sorti dei loro cari perfino durante il viaggio alla ricerca degli Horcrux – ricorda, anzitutto per il nome, quella sfruttata da Charles de Gaulle durante il dilagare del nazismo.

Non solo questi richiami, comunque, trovano spazio nella saga: il Wall Street Journal – confermato poi dalla stessa autrice – ha notato infatti come Albus Silente trovi riscontro in Winston Churchill, mentre l’apatico Ministro della Magia Cornelius Caramell divida con Neville Chamberlain la ferma intenzione di tenersi lontano da eventuali conflitti armati.

Questi fattori evidenziano la possibilità di diffondere messaggi di un certo spessore attraverso mezzi comunicativi apparentemente distanti, e vale la pena concludere con una frase estrapolata da una delle interviste che J.K. ha rilasciato in merito: “Suppongo che i libri di Harry Potter, in generale, siano una prolungata argomentazione per la tolleranza, una prolungata preghiera di porre fine al fanatismo, e credo che sia uno dei motivi per cui alcune persone non amano i libri, ma penso che si tratti di un messaggio molto sano da passare ai giovani.”

Veronica Secci

Veronica Secci

Veronica Secci, nata a Cagliari nel 1993. Frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Cagliari. Ha vinto la finale regionale del MArteLive Festival per la sezione Letteratura e partecipato alla Biennale di Roma nella stessa sezione. Coltiva la passione per la scrittura creativa e il giornalismo di inchiesta.