Da Lou Von Salomé a Simone de Beauvoir: chi è il vero secondo sesso?

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Con questa piccola frase si può facilmente intuire il pensiero di Lou Von Salomé, una grande figura femminile vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il lettore potrebbe dunque domandarsi cosa c’entri questa donna con la più celebre intellettuale francese Simone de Beauvoir, appartenuta alla generazione successiva.
In primis andrebbe sottolineata l’affinità tra due donne di cultura, certamente portatrici di una coscienza femminile, in secundis, molto più tristemente, sarebbe necessario sottolineare la fama di entrambe, sovente legata alle loro relazioni con uomini di prestigio.
Quello che risulta più interessante, tuttavia, è la concezione della donna nelle due menti femminili e la considerazione che entrambe hanno avuto del cosiddetto “secondo sesso”, titolo, tra l’altro, dell’enorme libro sulla condizione di subalternità delle donne, sui loro diritti, su tutte le possibili sfaccettature femminili firmato dalla de Beauvoir nel 1949. Un libro scandalo, boicottato dalle librerie e messo dopo qualche anno all’indice dalla Chiesa cattolica.

“A un uomo non verrebbe mai in mente di scrivere un libro sulla singolare posizione che i maschi hanno nell’umanità. Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare: «Sono una donna»; questa verità costituisce il fondo sul quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un individuo di un certo sesso: che sia uomo, è sottinteso.”

Le donne sono definite “secondo sesso” perché da sempre contrapposte, in difetto, al paradigma, alla norma dell’essere umano: l’uomo. Da questa posizione di opposizione nasce la loro condizione di dipendenza e subordinazione, il loro destino ad essere sempre e per sempre “l’Altro”. Per questo secondo Simone “Donne non si nasce, si diventa”.
Di tutt’altro avviso sembrerebbe Lou Von Salomé, spesso considerata la precorritrice di Simone per suoi scritti, pregni di prospettiva femminile, erotismo e, allo stesso tempo, spirito di indipendenza, ma portatrice di una femminilità “affermativa”: la sua concezione della donna, in reazione alla società patriarcale, è chiaramente molto lontana dalla figura di vittima oppressa. La donna sarebbe più forte dell’uomo, ignaro delle proprie debolezze perché spalleggiato da una società che lo vede predominante: il secondo sesso, insomma, fondamentalmente sarebbe quello maschile. Testimone di tale pensiero è senz’altro la biografia di questa intellettuale: la scrittrice tedesca è conosciuta dai più per essere stata l’amore (spesso non ricambiato) di moltissimi intellettuali del suo tempo, dal filosofo Friedrich Nietzsche al poeta Rainer Maria Rilke. Per questo motivo, quasi un ventennio fa, La Repubblica la chiamava la “ bambina mangiauomini ”.

Ai suoi tempi, però, la scrittrice divenne celebre pubblicando un bestseller e si impose nel panorama letterario: l’opera era Erotica, scritta dopo aver perso la verginità, in tarda età, con il poeta Rilke. Tale gossip non fece altro che alimentare la canonica immagine della vergine mascolina, in stile Artemide greca, nonché la secolare etichetta di “donna virile” appiccicata in fronte alle donne di spessore, da Saffo in poi. E infatti molti la ritennero anche lesbica: solo per questo motivo, nell’immaginario comune, avrebbe potuto rifiutare tutti questi corteggiatori! Di lei restano le dieci righe che le dedica La Treccani e le menzioni nelle biografie dei suoi spasimanti.

Anche Simone, che era decisamente un individuo intelligente e capace, una persona dotata di una propria voce e un proprio stile, fu definita la “Grande Sartreuse” o la “Notre Dame de Sartre”, solo ed unicamente in relazione al Jean-Paul Sartre, suo compagno. Eppure all’interno del loro rapporto Jean-Paul e Simone erano perfettamente alla pari, anzi erano decisamente una coppia moderna, ma la società nella prima metà del Novecento ancora non riusciva a vedere e valutare una donna nel suo essere donna, nel suo essere un individuo libero e svincolato da chiunque altro.
La donna, dunque, è l’altro: la madre di, la sorella di, la compagna di, anche se Lou Von Salomé si è distaccata da tali luoghi comuni, la storia la ricorda comunque più per i suoi amori che per le sue opere e la rende un po’ vittima di quel pregiudizio che Simone denunciava, sostenendo fermamente che si dovesse uscire da una realtà basata sulla dicotomia uomo-donna e che solo nel momento in cui ciò si fosse avverato, si sarebbe potuta finalmente costruire una dimensione di neutralità fondata sulla ragione, facoltà uguale tanto negli uomini quanto nelle donne.
Quindi una doppia verità si rivela nel connubio dei due pensieri differenti: che se la donna nella tradizione secolare è il secondo sesso, e dunque abituato a lottare, fortificato nell’essere considerato sottomesso, l’universo maschile agli occhi della donna appare inevitabilmente debole, vera vittima di una società che lo vuole inevitabilmente di successo e che cela in sé il limite del proprio sistema, nel momento in cui cancella dalla storia (con una tragica damnatio memoriae) tutti i personaggi femminili di rilievo che possano intaccare e, quindi, minare, il “modello perfetto”. Un modello necessariamente difettoso che si può superare raggiungendo quell’orizzonte di neutralità che Simone auspicava, dove uomo e donna sono complementari nella perfetta realizzazione della società.

Marta Frenguelli e Alessia Pizzi

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