Tutti a prendersela con la tv che, poverina, non c’entra niente

di Gennaro Pesante, in Blog, del 5 Dic 2016, 17:01

“Nessuno contesta a voi il diritto di dare il giudizio che volete… ma la Rai non è al servizio di una parte, la Rai penetra in ogni casa.Il cittadino non ha la possibilità di scegliere la notizia, la subisce”. Questa non è una frase di Beppe Grillo o di qualunque altro politico di questi giorni in polemica con la tv di Stato. Si tratta di una frase detta sì, nell’Aula della Camera da un deputato, ma si trattava del dibattito circa un’interrogazione sul tema “dell’atteggiamento della radio e della televisione italiana nei confronti dei recenti avvenimenti ungheresi”. Ed era il 1958.

Bisogna essere onesti, e non tanto per il risultato di ieri sera, che ne è solo l’ennesima conferma, ma perché sono anni che si dibatte improduttivamente sul falso mito per cui “più si va in tv e più si raccoglie consenso”. Il concetto di “regime mediatico” non regge. I politici litigano dagli anni cinquanta sull’uso del piccolo schermo, e su come questo influenzerebbe le coscienze dei cittadini, per non parlare delle intenzioni di voto. Ed è tempo perso, perché se da un lato è vero che i telespettatori si alfabetizzano e si informano ancora soprattutto attraverso la tv, è anche vero che poi nel segreto della cabina elettorale hanno fatto sempre un po’ come gli è parso, e spesso in barba ai sondaggi.

Una storiografia minima, citando l’immancabile duello Berlusconi-Prodi – ovvero il carismatico comunicatore contro il grigio professore – ci ricorda che il Cav ha perso due elezioni su due, 1996 e 2006. E altro non ci sarebbe da aggiungere.

La recente bagarre, dentro e fuori la commissione di vigilanza sul sistema radiotelevisivo – la cosiddetta Vigilanza Rai – sulla presunta sovraesposizione del governo e sulle ragioni del Sì è finita come si sa a denunce all’Agcom. E con dichiarazioni roventi soprattutto da parte di Forza Italia e 5Stelle contro un Renzi definito “onnipresente” nei palinsesti Rai. Vero o no che sia, il risultato finale cosa ci dice? Almeno due o tre cose: a) nonostante la super presenza in tv il premier ha perso rovinosamente; b) a causa della super presenza in tv il premier ha perso rovinosamente; c) non è vero che il premier sia stato tanto presente in tv, e potrebbe aver perso per questo motivo.

Probabilmente nessuna di queste tre affermazioni è vera. E comunque nessuna di queste sarebbe dimostrabile. Un dato è piuttosto certo: a prescindere da quanto si permane dentro il tubo catodico – o su di uno schermo piatto – non è detto che il telespettatore porti poi con se, nella cabina elettorale, l’imprinting del “più visibile”. Anche perché se così fosse faremmo prima a selezionare i politici direttamente dai programmi tv, soprattutto dai talent, che almeno li vedremmo all’opera e potremmo farci un’idea. Così – finalmente – potremmo accusare la tv di aver contribuito a fare qualcosa di cui viene accusata, ingiustamente, da oltre cinquant’anni. E saremmo tutti contenti. Forse.

Gennaro Pesante

Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.