Tra Ddl Concorrenza e costituzione di grandi colossi: sarà il lettore a decidere la fine dell’editoria

Quando nelle realtà di provincia iniziarono a far capolino i cosiddetti “grandi magazzini”, a partire dalla berlusconiana Standa fino a tutte le copie del modello di Mall americano, la politica di cannibalizzazione del mercato attuata era sempre la medesima: adottare il metodo del grossista. Si compravano a stock merci a prezzo di costo e si rivendevano a prezzi leggermente maggiorati ma di molto inferiori a quelli della concorrenza, ossia le piccole botteghe a conduzione familiare. Una volta tolto di mezzo il concorrente, stritolato dall’incapacità di competere con una tale riduzione dei prezzi e quindi dell’utile, il grande magazzino acquisiva un monopolio tale da poter aumentare il margine di profitto dei singoli prodotti a proprio piacimento, così da recuperare di gran lunga il guadagno fino a quel momento contenuto ed assicurarsi la totalità del mercato a tempo indeterminato.

L’identikit perfetto di Amazon.

Lo scopo della Legge Levi, come rimarcato di recente, era proprio quello di contenere questo processo e, anche se solo in parte, pare aver aiutato il sistema a tener botta. Amazon resta però un osso parecchio duro e i protagonisti della filiera editoriale standard hanno dovuto comunque ridimensionarsi o adottare politiche di adeguamento al tipo di mercato sdoganato dal colosso di Seattle: il digitale. Dai loro attici i grandi manager devono allora aver pensato che non valeva più la pena scornarsi per le briciole ma era necessario far fronte comune contro il nemico in avvicinamento. Niente di meglio di una bella fusione per legittimare il proprio predominio sul mercato che fino a quel momento si cercava di conquistare ai danni del concorrente. In questo senso il gigante della distribuzione nato dall’unione di PDE e Messaggerie ha costretto persino gli organi garanti a consentire un matrimonio fuori dall’ordinario. Ora è il turno di Rcs Libri e Mondadori Libri.

La tendenza dichiarata è quindi quella di costituire prima o poi due poli rappresentati da Amazon da un lato e i grandi gruppi editoriali dall’altro, con la miriade di piccoli editori a galleggiare appena sul bordo del baratro. Una volta scomparse definitivamente le librerie indipendenti al lettore spetterà solo decidere se acquistare i testi online o in una libreria di catena, magari con un caffè dentro. L’abolizione del tetto massimo sulla scontistica sul prezzo di copertina e il segnale derivante dall’acquisizione di Rcs Libri a beneficio di Mondadori rappresentano in tal senso una forbice. Il tempo sembra non giocare a favore del piccolo e medio editore che per sopravvivere ha davanti a sé una sola strada: imitare i “grandi” e, se non unire diverse realtà, quantomeno creare spazi comuni dedicati alla piccola editoria di qualità che vadano oltre la mera fiera del libro. Rappresentare un punto di riferimento per il lettore consapevole ed essere guida per la scoperta di testi adatti al grande pubblico ma destinati a raggiungerlo solo in parte. I margini di profitto del libroide sono comunque appannaggio dell’editore-distributore-libraio di turno, quindi tantovale abbandonare la ricerca spasmodica del best seller e puntare su pochi titoli, culturalmente validi, diffusi tramite canali alternativi alla libreria. Il web dovrà essere utilizzato con sapienza e la formazione di comunità di lettori rappresenterà l’obiettivo primario.

Per quanto gli sforzi possano essere massimi affinché tutto questo funzioni è necessario però che il fruitore finale, il lettore, diventi un soggetto attivo in questa realtà e acquisisca, tramite l’informazione, gli strumenti necessari per comprendere che l’interesse a tenere in vita la cosiddetta bibliodiversità è in primis proprio il suo. Che sia dunque il lettore a giocare il ruolo decisivo, che sia lui a sentire il bisogno di fidarsi dell’autore lontano dalle classifiche ma conosciuto e consolidato all’interno di una dimensione minore non per suo demerito, che sia il lettore ad appassionarsi alla scoperta di un piccolo editore con il quale condividere una visione di letteratura. Che spetti al pendolare che legge il suo libro in treno o alla casalinga che si abbandona alla notte con carta e inchiostro tra le mani decidere se ha ancora senso parlare un linguaggio diverso, formare un pensiero avulso dalle logiche di omologazione dell’economia di scala e scoprire realtà altre rispetto allo schermo del televisore proiettato sulle pagine di un libro.

Ieri, il 20.02.2015, il Governo ha deciso di non abrogare la legge Levi che stabilisce il tetto massimo del 15% allo sconto sul prezzo di copertina. (Fonte: Il Libraio)

Daniele Dell

Daniele Dell’Orco

Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.