Arte in Pills: l’arte di Andrea Lovo con colori e forme per raccontare la vita

di Viviana Filippini, in Arte, Blog, del 11 Feb 2022, 01:15

A cura di Viviana Filippini

Ci sono persone che si incrociano un po’ per caso nella vita, per qualche mese, poi anche se ci si perde un po’ di vista, il contatto più o meno con alcuni resta e ti permette di scoprire l’evoluzione e il cambiamento che queste persone fanno. Oggi, ad Art in Pills ho ospite Andrea Lovo, illustratore oggi, ma quando io l’ho conosciuto era mio corsista al corso di scrittura creativa dove insegnavo a Brescia e lavorava in uffcio. Già con le parole la sua creatività era un fermento, poi ogni volta che mi accompagnava in stazione parlavamo per quei pochi minuti di viaggio e Andrea era, ed è, un mix di parole, musica, colore e entusiasmo che lo hanno portato a diventare un illustratore. Le sue tavole, ma chiamiamole opere, sono una armonia tra forme e campi cromatici brillanti e ben definiti, attraverso i quali Andrea racconta la vita, la sua, quella dei suoi soggetti protagonisti e la nostra.

Andrea Lovo, illustratore

Ciao benvenuto Andrea. Raccontaci un po’ chi è Andrea Lovo? Sono nato a Torino 49 anni fa, dove ho i miei parenti. Ho abitato diversi anni in Piemonte e poi circa venticinque anni fa per cause “amorose” mi sono trasferito in Lombardia, a Brescia. Ho una formazione tecnica con il mio diploma di geometra, ma poi all’università ho studiato Scienze storiche. Sono amante dell’arte da sempre, quando me lo chiedono dico sempre che a parte la danza credo di avere fatto tutto nell’arte, mi piace sperimentare, dal teatro alla musica alle vetrate artistiche, la falegnameria, la ceramica, la scrittura, la cucina che considero arte, per poi arrivare all’arte visuale digitale. Disegno da sempre, a scuola quando l’insegnante spiegava io invece che prendere appunti riempivo diari e diari di disegni, qualcuno ce l’ho ancora. Ho quasi sempre lavorato come impiegato tecnico, disegnando a china su grandi tecnigrafi, cosa che oggi non si fa più. Poi ho fatto anche altri lavori come il professore, l’impiegato amministrativo, il programmatore.

Quando hai deciso di cambiare il tuo lavoro e perché?
Pur essendo così appassionato di arte non ho mai pensato di farlo professionalmente, o meglio, ogni volta che mi approcciavo a un’arte desideravo ardentemente e facevo di tutto perché potesse diventare una professione ma non ci sono mai riuscito. Un po’ perché lavorando a tempo pieno non avevo fisicamente il tempo di applicarmi e poi, forse perché son sempre stato scoraggiato dal pensiero comune che con l’arte non si mangia. Poi, un giorno, circa un anno e mezzo fa ho pensato che non aveva senso “sprecare” più di quaranta ore la settimana solo per prendere dei soldi per pagare le spese. Perdersi albe, tramonti, e stancarsi a fare un lavoro che alla fine ti porta solo soldi ma di cui non ti interessa nulla. Così ho preso il coraggio a due mani e mi sono licenziato. Con il senno di poi, avrei potuto fare delle “attività propedeutiche” alla scelta drastica magari nel tempo libero, però sapete, è un po’ come quando si smette di fumare che lo si fa drasticamente buttando il pacchetto, anche io ho buttato il pacchetto di un lavoro qualsiasi. Non voglio dire che questa è l’unica scelta corretta, ho il massimo rispetto per chi sceglie di fare un lavoro qualsiasi per poi magari fare attività nel tempo libero, sono scelte personali molto soggettive tutte corrette.

Ilaria, A. Lovo

Come nascono le tue opere?
Le mie opere nascono dall’osservazione della realtà, può essere un particolare di un oggetto, di una persona, un pensiero, una situazione, un paesaggio, quando mi colpisce qualcosa sento l’esigenza di formalizzarlo con un disegno. Poi mentre disegno cerco di elaborare lo spunto che può anche essere stravolto a opera finita.Ma questo è solo il punto di partenza, il resto deve mettercelo chi guarda. Io penso che l’opera d’arte sia una specie di portale che mette in comunicazione la sensibilità dell’artista con la persona che guarda, ma questa comunicazione avviene per risonanza. L’opera fa risuonare delle corde e delle esperienze che noi abbiamo già dentro di noi, è per questo che ognuno può vedere e percepire cose diverse. Anzi, mi piace proprio che gli elementi del mio lavoro siano i più ambigui ed evocativi possibili proprio per lasciare aperta ogni interpretazione.

Gatto, A. Lovo

Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?
Il mio grande amore, artisticamente parlando è Kandinsky il pittore russo che all’inizio del 900 inventò la pittura astratta, sarà per la mia formazione tecnica, ma ci vedo veramente grande armonia in quei quadri fatti di linee, volumi e colori. Ma non è solo estetica, i suoi quadri non sono solo belli, condivido anche il suo pensiero, la ricerca dell’arte totale, il voler sconfinare anche nella musica nel teatro nelle scenografie.
Ho sempre pensato che l’arte non può che essere totale, e abbracciare tutti gli aspetti della vita e dello spirituale. In fondo, io penso che un artista sia una persona con una sensibilità particolare e la sensibilità si applica a tutto. Non si può, ad esempio, commuoversi per un quadro ed essere indifferenti ad una musica, tutto è collegato. Molto spesso gli artisti abbracciano diverse discipline anche se poi ne scelgono una da “mostrare” al pubblico. Altri miei riferimenti artistici sono Renè Magritte per la capacità di unire persone e oggetti in quadri surreali evocativi magici, Marc Chagall per la sua commovente poetica, Van Gogh per la sua potenza materica, Edward Hopper per la sua quieta rassegnata conoscenza dell’uomo.

Kiss, A . Lovo

Come definiresti il tuo stile artistico?
Minimalista. Non mi interessa ricercare la somiglianza con la realtà, mi piacciono la violenza dei colori e la pulizia delle linee. Disegno quasi sempre persone, volti, molto spesso femminili perché penso che sia il soggetto più potente, più significativo, più interessante.
Dietro a uno sguardo c’è un’anima ci sono delle esperienze, c’è una vita.

Cosa rappresenta per te fare illustrazione?
L’illustrazione e in generale creare un’opera visiva per me vuol dire raccontare una storia, proporre un particolare spunto, lanciare una palla a chi guarda. La palla può scivolare via, ma può anche colpire chi guarda e mettere in movimento le “palline” le esperienze che ognuno ha dentro di sè, provocando emozioni, che sono il nostro cibo e il nostro scopo di vita.

Trovate Andrea Lovo su Instagram alla pagina https://www.instagram.com/_ andrealovo/_

Candela, A. Lovo

Quali sono i libri che hai illustrato?
Ho illustrato due libri di un’autrice bolognese che amo molto. Il primo libro è molto d’attualità, perché narra la storia di una famiglia che viene investita dall’esperienza del Covid e la mamma dovrà spiegare alla figlia che cosa sta succedendo. Il secondo libro, sempre della stessa autrice, narra la storia della Gallina Tegamina che andrà dal nonno e riceverà dei regali speciali. Entrambi i libri sono disponibili online su Amazon.com

Mostre fatte?
Ho all’attivo una sola mostra personale, durata quasi un mese presso la libreria Asterisco di Brescia, una libreria specializzata in albi illustrati.
È stata veramente una bella esperienza, ho portato dodici lavori stampati su grande formato.
È stata l’occasione, finalmente, per discutere dal vivo e non solo online di impressioni e commenti sui lavori. Ho imparato e condiviso molto. La mostra è durata quasi un mese tra gli scaffali di libri illustrati, anche la location mi è piaciuta moltissimo perché era quasi un dialogo tra le mie opere e i libri di altri autori.

Sguardo, A. Lovo

Rifaresti questa scelta?
La vita è un susseguirsi di scelte, di cose andate bene, di cose andate male, di porte che si chiudono di portoni che si aprono e magari non si capisce subito perché le cose succedono.
Rifarei sicuramente questa scelta, mi verrebbe da dire avrei dovuto farla molto prima, ma magari prima non c’era la consapevolezza per farla e quindi ogni cosa capita non per caso e al momento giusto. Poi, è sicuramente dura, e se esiste un detto che dice “non si vive di arte”, ci sarà una ragione, ma io preferisco il detto “meglio vivere di rimorsi che di rimpianti”, poi se tornerò in ufficio almeno ci avrò provato.