Lo studio grafico che rivoluzionò le copertine degli album di musica rock

Quando chiesero a Storm Thorgerson perché la copertina dell’album dei Pink Floyd Atom Heart Mother (1970) mostrasse soltanto mucche, lui rispose semplicemente: “Perché no?”. Questo approccio originale era in effetti tipico per Hipgnosis, lo studio grafico che Thorgerson aveva fondato nel 1968 con Aubrey “Po” Powell a Londra. La copertina fu pensata per essere sfacciatamente provocatoria, divertente e bizzarra. Non menzionava neanche il nome del gruppo o il titolo dell’album. Prima di Hipgnosis, le copertine degli LP erano considerate strumenti promozionali ed erano in gran parte opera di designer che preferivano semplici fotografie dei cantanti. Thorgerson e Powell crearono, invece, immagini complesse e molto simboliche dove comparivano persino giochi di parole, al fine di ottenere un effetto straniante. Senza dubbio, i due trasformarono l’aspetto tradizionale degli album.

Fu il frontman dei Pink Floyd, Syd Barrett, a coniare la parola “hipgnosis“, un composto da “hip“, termine che si riferiva alla controcultura in voga all’epoca (e della quale lui si sentiva parte), e “gnosis” – letteralmente, “gnosi” – ovvero la conoscenza rivelata del divino. Barrett aveva inciso la parola con una biro sulla porta dell’appartamento che Powell e Thorgerson condividevano mentre stavano lavorando al loro primo incarico: la copertina del secondo album dei Pink Floyd A Saucerful of Secrets (1968). L’immagine scelta era decisamente non convenzionale: una foto della band inserita in uno strano ed esotico collage ispirato a libri sull’alchimia e illustrazioni di esplorazione spaziale prese dai fumetti Marvel; un’espressione magica della psichedelia.

Thorgerson e Powell seppero anche cogliere il momento giusto: aprirono lo studio proprio mentre il rapporto tra gli ascoltatori e la musica rock stava cambiando. In precedenza gli LP erano mere raccolte di singoli di successo e tracce non correlate, ma in seguito divennero sempre più sperimentali, esplorando grandi temi attraverso la musica. Più queste esplorazioni diventavano profonde, maggiore era il fascino che la musica esercitava sui fan. L’opera diventava una porta sull’interiorità della band.

Dietro le creazioni di Powell e Thorgerson si rintraccia il surrealismo di Man Ray, René Magritte e Salvador Dalí, i film di Luis Buñuel e Fritz Lang e gli esperimenti fotografici di Bill Brandt. I due si divertivano anche a sperimentare l’utilizzo di strumenti diversi. Ad esempio, lavorando sulla copertina del terzo album da solista di Peter Gabriel Melt, Thorgerson ignorò volutamente l’avvertimento della Polaroid di non toccare le stampe mentre si sviluppavano e, con dei fiammiferi e delle monete, modificò le forme e i colori della foto in un’immagine grottesca.

Il loro lavoro più celebre arrivò nel 1973 con The Dark Side of the Moon, un’altra pietra miliare nella loro lunga collaborazione con i Pink Floyd. La band aveva chiesto qualcosa di “semplice, distaccato e preciso“. Hipgnosis propose un fascio di luce bianca rifratto in un arcobaleno da un prisma. È difficile immaginare una copertina migliore, che riuscì a cogliere le affascinanti sfumature tematiche dell’album.

Molti dei migliori lavori di Hipgnosis sono avvenuti in collaborazione con i Pink Floyd. Tra le copertine più venerate e ampiamente esaminate c’è Ummagumma (1969). La musica dei Floyd si sviluppa su più livelli e dunque il gruppo voleva dimostrare questo stile visivamente. Le quattro diverse istantanee del gruppo montate sulla copertina furono scattate nella casa della ragazza di Thorgerson vicino a Cambridge; in ciascuna delle foto compariva uno dei quattro membri della band, suggerendo che nessuno nel gruppo era più importante.