La letteratura fantascientifica al servizio del futuro

Le Torri Gemelle erano cadute già nel 1993 (e per quanto incredibile sì, la storia ha a che fare con Super Mario); il Capitano Kirk – ideato nel 1966 – usava un PADD rigorosamente touch e stampava regolarmente in 3D; lo scrittore John Brunner aveva predetto l’elezione alla presidenza statunitense di “Obomi” e Orwell pare sapesse che questa storia dei social media ci sarebbe sfuggita di mano.

Passi pure che le quartine lasciateci da Nostradamus siano lineari e comprensibili quanto le bozze non rilette di Ermete Trismegisto; e vada che le profezie del Ragno nero e di san Malachia siano poco note ai più… Ma, almeno una volta, sull’Enterprise ci siamo saliti tutti. Come non vedere nelle “treknologie” le basi di quelle che oggi sono le più moderne invenzioni di casa Apple? Come non provare un vago – neppure troppo, in realtà – senso d’inquietudine dinnanzi alle pagine orwelliane di 1984 e al suo mondo di anti-cultura e realtà storiche distorte da una propaganda estrema? E sono questi soltanto alcuni dei tanti casi in cui la fantasia di produttori cinematografici e scrittori ha preceduto la realtà: nel film cult Super Mario Bros è profetico il crollo delle Twins Towers; e ancora ne Tutti a Zanzibar (opera di Brunner, vincitrice perfino del prestigioso premio Hugo) è raccontata quella società caotica e a tratti immorale che viene oggi drammaticamente delineandosi sotto i nostri occhi. Ancora in Orwell – poi – è possibile trovare un esempio contestualizzabile nell’immediato: il “parlascrivi” di Winston Smith (protagonista di 1984) – nella fantasia finalizzato espressamente all’eliminazione di ogni forma di scrittura politicamente non controllabile – sembrerebbe l’estrema conseguenza di un’idea (nella teoria certamente meno ignobile) discussa in Finlandia proprio in questi giorni.

Come reagire di fronte all’evidenza che la fantascienza di ieri sia la realtà di oggi? È possibile sfruttare in prospettiva futura la capacità visionaria dei nostri autori per correre ai ripari? Perché non approfittare delle potenzialità di riflessioni e dibattiti tematici – da attivare nelle scuole, nei social network, nei centri di aggregazione fisici e virtuali, ispirati magari a cinema e letteratura – e renderli profittevoli nell’evitare lo sgretolamento delle nostre società? La realtà odierna insegna che spesso siamo incapaci di salire sulle spalle dei giganti per guardare più in là, bensì preferiamo prendere il peggio dal passato – sia esso storia o fantasia – e… Peggiorarlo ulteriormente. Pare impossibile estendere al di fuori del campo medico la massima secondo cui è meglio prevenire che curare, o capire finalmente che con la Cultura si potrebbe aiutare il mondo. Forse non si eviterebbero gli attentati terroristici, ma quanto meno ci ritroveremmo in una società preparata a cogliere i segni del suo decadimento e meglio capace di intervenire.

Veronica Secci

Veronica Secci

Veronica Secci, nata a Cagliari nel 1993. Frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Cagliari. Ha vinto la finale regionale del MArteLive Festival per la sezione Letteratura e partecipato alla Biennale di Roma nella stessa sezione. Coltiva la passione per la scrittura creativa e il giornalismo di inchiesta.