Nozze Rcs-Mondadori: Amazon salverà il pluralismo?

È notizia di questi giorni la “manifestazione di interesse non vincolante” rivolta dalla Mondadori alla Rcs Libri, la quale – esprimendosi attraverso l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane – si è detta disposta a valutare l’offerta – e quindi un’eventuale cessione – comprendente il 99,99% del capitale sociale e l’insieme di attività librarie legate alla Rcs MediaGroup.

Qualche premessa: a oggi fanno capo alla Rcs una serie notevole di marchi, tra i quali vale la pena ricordare Rizzoli, Bompiani e Adelphi; mentre già Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer sottostanno al marchio principale detenuto dalla famiglia Berlusconi. Nel caso in cui la fusione tra i due andasse a realizzarsi, la Mondadori Spa andrebbe a diventare un vero e proprio colosso dell’editoria, possessore di una fetta del 40% dell’intero mercato librario italiano – e rimanendo comunque entro la soglia accettabile normalizzata dall’Antitrust.

Volendo evitare discussioni piuttosto complesse concernenti le motivazioni e gli aspetti economici che stanno alla base dell’offerta – e soprattutto della decisione di Jovane di prenderla in considerazione – quali saranno le conseguenze che andranno inevitabilmente a riflettersi sul mercato librario e, in definitiva, sulla cultura? Riflessione lecita, in quanto – seppure oramai considerato alla stregua di un qualsiasi altro prodotto di consumo – il libro rimane invece un veicolo di conoscenze, alla base di quella che è l’intelaiatura di un popolo e della sua cultura.

Non c’è settore più delicato e sensibile per la libertà di pensiero e di creazione”: così si è espresso ieri su Twitter Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali, affermando poi che “è legittimo chiedersi con preoccupazione come funzionerebbero le cose in un Paese con un’unica azienda che controlla la metà del mercato, con l’altra metà frammentata in piccole e piccolissime case editrici”.

Un discorso quindi che prescinde da ogni forma di considerazione economica, per quanto neppure questo sia un fattore trascurabile, giacché un’azione del genere annienterebbe quella fetta di piccoli e medi professionisti già abbondantemente falcidiati. È Lorenza Bonaccorsi – responsabile PD per la cultura – a dare uno stringato ma efficace quadro della situazione che pare andrà a definirsi: “un settore spaccato a metà, con un colosso da una parte e tante piccole case editrici dall’altra”.

Si torni però al discorso più strettamente culturale: quale sarà l’espressione più concreta dell’unione fra le due S.p.a.?

Un monopolio di tali dimensioni verrebbe a imporsi su pressoché ogni settore del mercato, intasando anche quelli finora definiti “di nicchia” con prodotti la cui qualità parrebbe prevedibile – considerando il peso che ha finora dimostrato di avere il fattore “commerciabilità”, fin troppo distinto da quello “qualità”. Potrebbe perfino profilarsi una rivalutazione del canale Amazon, che diverrebbe una valida alternativa agli scaffali delle librerie di catena, riempiti di libri che – non si dimentichi – proverrebbero tutti da uno stesso “filtro” editoriale (con tutte le ovvie conseguenze del caso). Com’è possibile che si sia creata una situazione tanto disattenta culturalmente? Si possono forse rilevare delle motivazioni genericamente definibili come “ideologiche”: a capo delle grandi organizzazioni editoriali è infatti facile trovare attualmente dei “manager” – quali il già citato Jovane – i cui interessi sono evidentemente più legati a riflessioni di tipo economico.

Rimane quindi una questione: quale sarà il destino di quei manoscritti validi e poco commerciali, che verranno ignorati dalle grandi case e magari ostacolati nella pubblicazione dalle difficoltà economiche di quelle più piccole? Nei cassetti pare, o nelle e-mail cestinate. Stiamo veramente diventando un popolo che per amore del denaro rischia di lasciare morire una storia ricca di talenti e artisti?

Veronica Secci

Veronica Secci

Veronica Secci, nata a Cagliari nel 1993. Frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Cagliari. Ha vinto la finale regionale del MArteLive Festival per la sezione Letteratura e partecipato alla Biennale di Roma nella stessa sezione. Coltiva la passione per la scrittura creativa e il giornalismo di inchiesta.