Il “Dark Social”: è davvero sicuro?

I “social network hanno cambiato la nostra vita”. Questa frase è ormai molto nota, essa viene ripetuta sia come un monito per i più piccoli sia come una presa di coscienza sul significato odierno della parola: relazionarsi. In un mondo sempre più connesso, nel quale sempre più giovani tentano di utilizzare i social media come mezzo per far fortuna e nel quale, purtroppo, spesso il confine tra virtuale e reale si confonde. C’è ancora spazio per la privacy?

Stando a quanto rivela uno “studio commissionato da RadiumOne, società specializzata in Big Data, e condotto su 9.000 utenti: la stragrande maggioranza degli intervistati dichiara di utilizzare commenti email e messaggi per condividere link, contenuti multimediali e informazioni sensibili” (fonte Panorama).

Questo ci introduce a quello che nell’ambiente viene definito “dark social”. La scelta del suo “nome in codice” denota che nonostante la voglia di essere connessi, sempre reperibili e raggiungibili, in fondo cerchiamo inconsciamente, forse, di tutelare le nostre informazioni più riservate condividendole solo con le persone che riteniamo degne di tali segreti.

La tendenza al non diffondere pubblicamente i nostri interessi diventa ancora più forte e visibile nei paesi del Vecchio Continente dove, sempre secondo quanto riportato dallo studio, il 75% degli intervistati ha dichiarato di preferire i canali che rientrano nella categoria “dark social”, mentre solo il 16% scegli i social media (come Facebook, Twitter e Instagram) per condividere i contenuti.

Un altro dato che può sembrarci quasi naturale e che però merita attenzione è: “con l’avanzare dell’età cresce l’esigenza di privacy e, di conseguenza, cresce anche l’utilizzo dei dark social, la percentuale di quelli che usa questa tipologia si attesta intorno al 46% per un età media di circa 55 anni”. Solo per dare un quadro di maggiore completezza tra i 16 e 34 anni, invece, la percentuale si ferma al 19%.

Dopo aver mostrato quantitativamente i risultati dello studio effettuato dalla società americana è opportuno fare alcune considerazioni. La prima che viene in mente è la pubblicità. Sappiamo che quasi tutti i social network, Facebook e Twitter in primis, vivono grazie all’advertising che le società mettono sulle loro pagine. Ma questa non è una promozione casuale e fatta a campione bensì è basata proprio sull’analisi di quello che noi pubblichiamo (“consapevolmente”) sui stessi media, facendo ciò mostriamo i nostri gusti sulla musica, sul cibo, sui vestiti e molto altro. Ma ancora di più, da quando hanno introdotto le pagineFacebook è diventato troppo semplice, e anche immediato, comprendere quale brand ha più mi piace e quindi quello che attualmente è più di moda.

Per questo è possibile aspettarsi un’invasione dei colossi social anche in quei servizi che oggi rientrano nel “dark social” come mail e messaggistica, e ai quali affidiamo le nostre confidenze. Ma forse lo stanno già facendo: Google possiede il client email più diffuso del mondo Gmail e meno di un anno fa, Zuckerberg ha acquistato l’app più usata al mondo: WhatsApp.

Redazione

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