Arginare Netflix? Mettici dentro un Amadeus…

di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, New media, Recensioni, Serie tv, Televisione, del 14 Mar 2018, 16:49

Immaginate se prima di vedere la vostra serie preferita su Netflix ci fosse Amadeus con i suoi “Soliti Ignoti”, che tra questi ci fossero anche alcuni attori della stessa serie e che questi offrissero pure qualche anticipazione di ciò che state per vedere. Immaginate anche, nel caso non lo foste, che non apparteniate al pubblico medio della tv generalista – ovvero: contenitori di tutto e niente al mattino, tg ora di pranzo, contenitori di tutto e niente nel pomeriggio, tg ore 20 circa, prima serata a seguire, dormire in poltrona durante la seconda serata – e che quindi le vostre abitudini siano di gran lunga cambiate. Quanto tempo ci vorrebbe perché una offerta del genere fallisca miseramente davanti a un mercato profondamente cambiato? Basterà un giorno?

Fortunatamente questo scenario – su Netflix come su Sky – non è proponibile. Però questo è quanto avviene tutti giorni, in molti programmi della tv generalista, dove autori e dispensatori di palinsesti sempre meno probabili, continuano a somministrare un concetto di televisione defunto da almeno un decennio – a voler essere costruttivi – e che si tiene in vita artificialmente grazie alla grande “convenzione” che tiene in vita il sistema che risponde al nome di Auditel.

Niente contro il bravo Amadeus – che peraltro tiene davanti alla tv oltre 5 milioni di telespettatori ogni sera – ma quel concetto di piccolo schermo che coincide col focolare domestico è davvero anacronistico, e al limite pure un po’ discutibile perché non è detto che la faccia dell’attore fuori dal suo ruolo e, peggio ancora, qualche anticipazione sul contenuto successivo siano sempre una buona idea! Provate a fornire anticipazioni durante le varie pubblicità anche del film che state per vedere al cinema! E sentirete le urla per tutta la sala!

Tutto questo si tiene, come abbiamo detto, grazie al sistema e il sistema paradossalmente non gode nemmeno di pessima salute. Anzi, dopo i rischi di tracollo, anche Mediaset sta riprendendo lentamente quota. Ma è solo questione di tempo, come qualcuno sostiene? Cosa accadrà dopo che Sky avrà acquisito del tutto Netflix e diventerà ancora più attrattivo presso il pubblico di quanto non lo sia già oggi? Auditel o meno, quanto si potrà continuare a propinare al pubblico italiano questa idea secondo la quale le persone guarderebbero ancora la tv esattamente come facevano 20 o 30 anni fa? Anche senza tener conto della pay-tv, vogliamo considerare la diffusione decisamente in crescita delle cosiddette “smart-tv”?

La tv generalista italiana sembra ormai il pupazzetto della pubblicità di quella nota marca di pile. Può darsi che durino ancora per molto e che, messo anche davanti a un muro, continuerà a marciare. Ma alla fine, c’è poco da fare, anche quelle pile si esauriranno. E allora, anziché aspettare che ciò avvenga, non sarebbe più lungimirante prendere il pupazzo e cambiargli direzione? Se non altro arriverebbe da qualche altra parte anziché continuare a sbattere la testa, prima di fermarsi del tutto.

Gennaro Pesante

Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.