Di coerenza e di marchette

A ogni tempo e a ogni mondo le sue tariffe

La coerenza non appartiene al mondo letterario; o almeno, se un mondo si dovesse giudicare dai comportamenti della maggioranza di chi ne fa parte, allora si potrebbe dire che il mondo letterario è un mondo di incoerenti. Certo, immagino che lo stesso sia per un sacco di altri ambienti, ma che vi posso fare? Io questo ambiente conosco, di questo posso scrivere.
Oh, sia chiaro, io non sono uno di quelli convinti che la coerenza sia una virtù assoluta. Può essere anche il più enorme dei difetti, che ti porta a replicare all’infinito lo stesso errore – per amor di coerenza – o ti impedisce di cambiare opinione anche se quella che hai – e che per coerenza esprimi – è un’opinione che faresti meglio a tenere per te.
Per evitare equivoci, la coerenza di un Camillo Langone, per dirne uno (il peggiore? Ma sì, dai!), è un’aggravante e non potrò mai considerare una virtù il fatto che il suddetto Langone confermi – coerentemente – articolo dopo articolo che pubblica, la sua becera inumanità.

Detto questo e giustificate in anticipo le mie possibili incoerenze future, creandomi l’alibi del “cambiare opinione e posizione è segno di elasticità mentale”, affermo che di tutte le incoerenze quelle più acrobatiche sono quelle che ho rilevato negli autori.

Scrittori che fino a poche interviste prima affermavano “Io scrivere certa roba? Mai!” oppure proclamavano “Pubblicare in quel modo? Neanche morto, piuttosto regalo la mia roba in rete!” che nel breve tempo che intercorre tra queste dichiarazioni e la firma di succosi contratti – per quanto succo possa esserci in un contratto editoriale – senza neanche avvisare del ripensamento passano a pubblicare quel che ritenevano un abominio, oppure a presentarsi sorridenti e lieti sottobraccio a quell’editore che avevano sbertucciato fino a poco prima.
Ma anche editori che avevano tuonato contro l’Editoria a Pagamento, salvo poi mettere in piedi un altro marchio che di contributi degli autori campa e con gli stessi contributi finanzia l’attività della casa editoriale “dura e pura”. Perché se gli autori sono incoerenti non è che editori, agenti e agenzie, distributori e critici siano queste perle di coerenza e integrità. Si conoscono casi di critici che con la firma ufficiale decantano meraviglie di opere e poi sotto nomi falsi scrivono quel che veramente pensano di quel libro. In questo caso si assiste a esibizioni acrobatiche con gradi di difficoltà che neanche Greg Louganis, il ballerino dell’aria, riusciva a eseguire nei suoi tuffi.

Esiste una soluzione? No. Ma forse neanche è detto che debba esserci una soluzione. Se l’ipocrisia regna in ambiti e spazi dove si muovono interessi sociali ed economici giganteschi, non penso che debba essere considerato un enorme problema il fatto che sia tanto diffusa anche in un ambiente tutto sommato non rilevante e che non influenza più di tanto la società e l’economia. Anzi, direi che visti i numeri, il mondo letterario ed editoriale si concede importanza da solo, si rivolge al proprio ombelico, perché per il mondo esterno è qualcosa – a parte pochissime eccezioni carismatiche – che non esiste.

Non esiste una soluzione e non ha senso invocare coerenza e integrità da chi ha dimostrato di non possederle. Però può esistere una raccomandazione per chi – forse pochi, ma buoni – dimostra nella quotidiana fatica del lavoro e nella costante applicazione tutte le sue buone intenzioni.
Non importa se siate scrittori, editori, critici o cosa siate, la raccomandazione è: non fate proclami, non esibite dichiarazioni di “onestà intellettuale” e integrità, lavorate con metodo a costruire il vostro mercato, il vostro spazio e il vostro pubblico. Applicate modelli sani, economici, non fate il passo più lungo della possibilità della vostra gamba. Mettete in conto la gavetta, mettete in conto la possibilità – e già – di fallire, magari anche solo per sfortuna.

Siate consapevoli e disincantati, siate onesti, prima di tutto con voi stessi. Non cercate scorciatoie.

Siate persone e non personaggi. Fate mercato, il mercato non è una cosa brutta, purché non si vendano prodotti taroccati, spacciati per biologici mentre sono pieni di roba chimica.

Ricordatevi che la verità di quel che siete, dopo un giorno, un mese o anni, viene sempre a galla e allora avrete anche venduto millemila copie, avrete avuto un gran successo come critici, come editori, come personaggi pubblici. Avrete avuto successo. Ma avrete fatto – ahimè, brutto dirlo, ma quello è – delle gran marchette.