Bob Dylan sconfessa il suo Premio Nobel: “Le canzoni non sono letteratura”

Descritto come supponente e snob, attaccato dai puristi della letteratura e braccato da numerose polemiche per aver vinto e “accettato“, dopo mesi di silenzio, l’ultimo Premio Nobel per Letteratura, a dispetto di monumenti come Philip Roth e Don DeLillo, Bob Dylan, il menestrello del rock, spiazza nuovamente tutti, tanto i suoi più accaniti detrattori quanto i suoi fan più ingenui, con il suo discorso inviato all’Accademia di Svezia lunedì scorso.

Nel file audio pubblicato dall’Accademia, Dylan racconta il suo pantheon personale, alla ricerca del nesso tra le sue canzoni e la letteratura, su cui si è subito interrogato appena saputo del premio, e dichiara: «Le canzoni non sono letteratura».

«Non appena ho vinto il premio – scrive – mi sono subito domandato quale legame ci fosse fra le mie canzoni e la letteratura». Poi ha citato i suoi artisti preferiti, tra cui Buddy Holly che «mi ha cambiato la vita» e i suoi libri preferiti: Moby Dick, l’Odissea e Niente di nuovo sul fronte occidentale. Infine si è lanciato in un interessante digressione scrivendo: «Le canzoni sono vive in una terra di vivi. Le canzoni non sono letteratura. Nascono per essere cantate, non lette. I testi di Shakespeare sono fatti per essere portati in palcoscenico, così come le canzoni sono fatte per essere cantate, non stampate su una pagina. E io spero che molti di voi ascoltino i miei testi nel modo per cui sono stati creati: cioè in concerto, sui dischi o sui nuovi media. Vorrei citare ancora Omero che disse: Canta in me, o Musa, e attraverso me racconta una storia».

Telenovela conclusa? Quel che è certo è che Dylan ora può accettare “serenamente” i quasi 900mila euro del premio.

Redazione

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