Art in Pills: Caillebotte e la pittura del quotidiano

di Viviana Filippini, in Arte, Blog, del 8 Apr 2018, 11:02

Gustave Caillebotte e la sua pittura dal Realismo quotidiano

Oggi vi parlo de I piallatori di parquet, di Gustave Caillebotte (1848-1894), un olio su tela realizzato nel 1875 e che oggi potete vedere al Musée d’Orsay a Parigi.

Gustave Cailebotte, artista francese, era figlio di un importante imprenditore tessile parigino. Dopo gli studi giuridici(si diplomò nel 1870), il giovane Cailebotte fece con il padre un viaggio in Italia e qui cominciò a manifestare la sua passione per la pittura, che sviluppo quando tornò a Parigi.

Tra le tante opere del pittore quella che mi ha più affascinato è I piallatori di parquet (Raboteurs de parquets) realizzato nel 1875 e presentato dal giovane artista al Salon. Qui la giuria non esitò a scartare senza remore l’opera, a causa del suo forte e forse, per qui tempi, troppo esplicito realismo.

I protagonisti sono lavoratori, ma a differenza de Le spigolatrici di Millet (dove tsi vedono rappresentati dei contadini) e degli Spaccapietre di Courbet (con lavoratori delle campagne), qui Caillebotte mostra il proletariato urbano, che fatica nelle città per portarsi a casa il pane quotidiano. Questi operai cittadini sono stati eletti da Caillebotte il soggetto ideale della sua opera, è una scena di lavoro quotidiano e non presenta nessuna rivendicazione politica e sociale (ricordiamoci che l’artista è un agiato borghese).

Quello che colpisce dell’opera è la minuziosa riproduzione documentaristica dell’attività lavorativa di questi tre giovani piallatori. Il quadro presenta uno scorcio prospettico dall’alto, le cui vie di fuga sono facilmente identificabili con l’andamento delle assi che compongono il pavimento di un appartamento, si presume di benestanti, viste le decorazioni della parete di fondo.

Al centro si notano questi giovani lavoratori intenti a piallare il parquet. I loro volti sono abbozzati, perché quello che l’artista vuole porre in evidenza è la loro gestualità. Osservando le anatomie dei corpi si nota che sono possenti e scultoree, tanto da ricordare le compattezza muscolare delle figure della pittura classica a rinascimentale.

Questo denota, da un lato, uno studio accademico dell’anatomia umana e, dall’altro, la voglia dell’artista di studiare la quotidianità in ogni suo semplice aspetto. I soggetti sono figure plastiche, ma quotidiane, perché sono rappresentate al lavoro e questo è evidente non solo dal fatto che C. li ritragga mentre raschiano il parquet, del quel si notano trucioli attorno, ma per il fatto che i tre operai sono circondati dai loro strumenti del mestiere (martelli, scalpelli).

Il dipinto è equilibrato sia livello compositivo, con le figure che occupano in modo completo lo spazio nel quale stanno lavorando, che a quello cromatico con un perfetto bilanciamento di tonalità luminose, determinate dai toni chiari dei busti nudi, del pavimento e della parte sul fondo, e scure, create dai pantaloni neri dei lavoratori e dalla semiombra che si nota a destra, in quella porzione di stanza che sfugge alla luce bianca entrante dalla finestra.

Dopo il rifiuto da parte del Salon, nel 1876 Cailebotte, su invito di Pierre Auguste Renoire, partecipa alla seconda mostra degli impressionisti, dove espone otto dipinti, e due versioni de I piallatori di parquet. Alla stessa mostra era presente anche Degas con le sue prime Stiratrici, un altro importante dipinto che come questo cerca di documentare la vita dei lavoratori della società parigina dell’Ottocento.