Fictitious Feasts: un fotografo francese ricrea i pasti più celebri della letteratura

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Come rilevato in un nostro precedente articolo, non sono rari i casi in cui grandi scrittori si cimentano nella descrizione di pasti, nell’elaborazione di ambientazioni ed episodi legati al cibo, o di personaggi amanti della buona cucina. Da Joyce a Proust, in molti casi gli scrittori riescono a descrivere in maniera sublime e minuziosa pietanze gustose e banchetti sontuosi, e ci consentono di assaporare le stesse sensazioni dei protagonisti del racconto.

Ad ogni modo, quando, assieme alla letteratura, scendono in campo anche le arti visive, il risultato non può che essere sorprendente.

Il fotografo francese Charles Roux, a tal proposito, ha realizzato un progetto fotografico dal sapore “invitante”: ha ricreato nel dettaglio e fotografato alcuni tra i più celebri pasti nella storia della letteratura, evocando, attraverso un perfetto utilizzo della luce, anche l’immaginario e l’atmosfera stessa dei rispettivi romanzi. Il risultato si chiama Fictitious Feasts, che include meravigliose fotografie, per le quali si consiglia di visitare il sito web del fotografo.

Dall’Ulisse di Joyce al Moby Dick di Melville, da Jane Eyre di Brontë a I miserabili di Hugo, sono moltissime le rappresentazioni elaborate dall’artista francese per il suo progetto fotografico. Tra le foto realizzate si va dalla celebre madeleine di Proust agli avanzi di cibo in decomposizione che Gregor Samsa mangia con gusto ne La metamorfosi.

“Jane Eyre” by Charlotte Brontë [Foto: Charles Roux]

“The Metamorphosis” by Franz Kafka [Foto: Charles Roux]

“Oliver Twist” by Charles Dickens [Foto: Charles Roux]

Dai “tre pasti al giorno di farinata leggera, con una cipolla due volte a settimana, e mezzo panino la domenica” del povero Oliver Twist; il quasi mitico boeuf en daube (stufato di manzo) descritto da Virginia Woolf in Gita al faro:

«Voleva che la cena fosse particolarmente gradevole e difatti sarebbe stato servito il capolavoro di Mildred: il Boeuf en Daube. Tutto dipendeva dal servire le portate al momento esatto in cui erano pronte. La carne, l’alloro, il vino – tutto doveva essere cotto al punto giusto. […] e un delicato aroma di olive, olio e sugo si levò dalla enorme terracotta quando Marthe, con una certa ostentazione, tolse il coperchio. La cuoca aveva lavorato tre giorni a quel piatto. Ora devo fare molta attenzione, pensò la signora Ramsay, affondando nella massa di carne soffice, e scegliere un pezzo particolarmente tenero per William Bankes. Scrutò nel fondo della zuppiera, con le sue lucide pareti e la mescolanza di saporite carni scure e bianche, e le foglie d’alloro e il vino, e pensò, così festeggeremo l’evento. “È un trionfo” disse Bankes, posando per un momento il coltello».

Redazione

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