“Sulla cima del mondo”, Donfrancesco racconta il suo romanzo fiumano

In occasione del centenario dall’inizio dell’impresa fiumana, per Historica Edizioni è stato pubblicato il secondo romanzo di Orlando Donfrancesco. Nel titolo “Sulla cima del mondo – Il romanzo dei ribelli di Fiume” c’è tutto il senso dell’opera dedicata alla Città di Vita, agli arditi e all’arditismo.

Un romanzo sull’impresa di Fiume, perché?

Perché l’impresa di Fiume è già un romanzo di per sé. Se si studiano a fondo personaggi ed eventi di quei sedici mesi incredibili, si scoprono vite e situazioni che sembrano uscite dalla penna di uno scrittore dotato di molta fantasia, e invece sono vere. Da lì il mio sogno – che confesso di rincorrere da molti anni, più o meno da quando ho iniziato a scribacchiare adolescente – di far tornare tutto questo alla vita. E anche alla correttezza storica, dal momento che l’impresa di Fiume è stata mistificata e mal interpretata per un secolo.

Che intende?

Già subito dopo la fine dell’impresa, il fascismo se ne appropriò indebitamente e sulla stessa linea ha continuato tutta la storiografia successiva, non accorgendosi – spesso in malafede – che ciò che accadde a Fiume fu più un’anticipazione del ’68 che del fascismo.

Il romanzo di Donfrancesco

Amore libero, droga ed esperimenti sociali, dunque?

Assolutamente sì. Traendo ispirazione e informazioni dagli scritti di chi l’avventura l’aveva vissuta – Comisso, Carli, Kochnitzky, per citarne alcuni – sono riuscito a ricreare l’atmosfera di festa perenne, libertà e sovversione delle convenzioni sociali che ha imperato a Fiume per oltre un anno.

Le situazioni che descrive sono quindi realmente accadute?

Alcune sì, altre molto verosimili o completate sulla base di informazioni frammentarie. Comunque tutto il romanzo si snoda all’interno di una rigorosa ricostruzione storica, non c’è un evento, una festa, una marcia o un discorso di d’Annunzio non aderente alla realtà, anche per quanto riguarda la data e l’ora.

Un lavoro non da poco!

Sì, ho impiegato due anni di appassionante preparazione prima di prendere la penna in mano. Ho letto dozzine di libri sull’Impresa, compiuto ricerche in archivi e biblioteche, fino a crearmi uno scenario storicamente esatto dove far muovere liberamente i miei personaggi.

Sono di fantasia o realmente esistiti?

I protagonisti sono di fantasia, ma sono circondati da personaggi realmente esistiti cui ho ridato vita, come Keller o Comisso, fino ad arrivare ai legionari dimenticati caduti nel Natale di Sangue, come Gottardo, Baleani, Francucci… La storia è narrata in prima persona dal tenente Saverio Gualtieri, reduce di guerra che fugge dalla vita borghese romana e come molti giovani dell’epoca va a cercare un mondo futuro di libertà proprio a Fiume. Attraverso i suoi occhi e il suo linguaggio futurista, scopriremo una realtà non molto diversa da quella della gioventù di epoche più recenti, compresa l’attuale: voglia di libertà, feste e divertimento, uso disinvolto di droghe, omosessualità senza pregiudizi, tatuaggi, sesso libero, naturismo, disprezzo della vita borghese fino a vere e proprie idee anti-globalizzazione. Con in più il fervore verso gli ideali che alla gioventù di oggi manca.

Il tutto documentato storicamente.

Certo. E documentarmi fino all’ultimo particolare di quella gioventù è stata la parte più appassionante, che mi ha ripagato con il regalo più bello: scrivendo il romanzo mi sono trovato a vivere davvero a Fiume nel 1920 come se avessi preso la macchina del tempo. È stato incredibile.

Ci ha fatto venire voglia di immergerci al più presto in questa avventura! Come vuole salutare i nostri lettori?

Come d’Annunzio salutò i fiumani nel suo ultimo discorso… Viva l’amore! Alalà!

Redazione

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