PAROLA AI GIOVANI #2: Massimiliano Russo parla di cinema indipendente e spettatori “pigri”

Massimiliano Russo, catanese classe 1989, rappresenta bene la nuova generazione di artisti italiani: un multi-talento che passa dalla scrittura alla regia. Già autore dei Racconti dell’albero rosso, ha girato documentari e videoclip, fondato una sua associazione per la promozione e la produzione cinematografica, la Change of (He)Art, e presto debutterà sul grande schermo con il suo primo lungometraggio, Transfert. Cultora l’ha intervistato, per farsi raccontare il “suo” cinema, quello visto con gli occhi di un artista appassionato alle prese con grandi progetti.

Domanda d’obbligo per un giovane cineasta: cosa pensi del cinema italiano di oggi?

Negli ultimi anni non c’è stato un cinema di cui parlare. Anche se ultimamente sono usciti alcuni film interessanti, indipendenti e non, come L’arbitro e Il Mistero di Dante.

Le classifiche invece sono intasate di commedie. Sono il nostro marchio di fabbrica o le case di produzione si sono impigrite e cercano il guadagno facile?

Le case di produzione si sono impigrite. Ma si sono impigriti ancora di più gli spettatori e questo è inammissibile. I tagli alla cultura e all’istruzione si ripercuotono sulla formazione dei giovani, sui gusti e sulle scelte di svago. Si potrebbe fare soldi in tanti altri modi probabilmente più semplici.

Quali sono le maggiori difficoltà nel fare cinema?

Quelle economiche. La competenza e la qualità degli apparati tecnici contano molto, inoltre un basso budget costringe a fare le cose in fretta, ci sono gli affitti da pagare e altri problemi. Non si lavora in totale serenità e ci si addossa mansioni che in verità non ci competono, perché il personale è ridotto all’osso. Bisogna autofinanziarsi.

Sempre più artisti americani fanno uso del crowdfounding. È la “rivoluzione indipendentista” del cinema?

Non so se sia una rivoluzione ma qualcosa si sta muovendo. Speriamo sia qualcosa di buono, anche se non amo la produzione dal basso, gli spettatori “pigri” hanno scarsa familiarità con le piattaforme online e non investirebbero in qualcosa che non possono avere nell’immediato. La Change of (He)Art nasce per non sottostare ad alcun diktat. Vogliamo proporre prodotti rispettabili, innovativi e ben fatti, ma per questo aspettiamo di incontrare il pubblico.

Parlaci di Transfert di cui sei, oltre che produttore e regista, anche sceneggiatore.

È un thriller psicologico atipico. Il protagonista, Stefano, è un giovane psicoterapeuta, molto acuto ed empatico ma anche inesperto. I suoi primi pazienti saranno casi particolarmente difficili da gestire e la sua professione si farà insidiosa. Il film usa la psicoanalisi come mezzo per raccontare la storia, serve la trama e gli intrighi, non viceversa. Per me la scrittura è molto importante, è l’aspetto su cui punto maggiormente. Una buona scrittura e una buona storia sono già gran parte del lavoro.

Quando crei una storia hai già in mente la sua forma artistica o parti sempre da una scrittura letteraria e magari poi la modifichi in linguaggio cinematografico?

Ho sempre ben presente la forma artistica. Sceneggiatura e romanzo sono due mezzi totalmente diversi, necessitano di scritture differenti. È raro che qualcosa passi da una categoria all’altra.

E dopo Transfert?

Ho un paio di sceneggiature pronte. Partirò con il casting e la lavorazione di un nuovo film. E presto verranno pubblicati un romanzo e una raccolta di racconti.

Valeria Giuffrida

Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.