Volare nel futuro: gli aerei che vedremo nel 2035

Aerei

Con tutta probabilità, il conte Emilio Ponticelli, provetto pilota agli inizi del ‘900 magistralmente interpretato da Alberto Sordi nella pellicola Quei temerari sulle macchine volanti, rimarrebbe estasiato dallo sviluppo tecnologico nell’aeronautica civile degli ultimi decenni. E resterebbe ancor più ammirato dalle prospettive che gli ingegneri e tecnici stanno delineando per i velivoli del futuro con soluzioni sempre più rivoluzionarie e all’avanguardia. Tuttavia, malgrado alcune fascinazioni avveniristiche che prevedono aeroplani con forme strane o fantascientifiche, non dobbiamo aspettarci plateali cambiamenti dalle attuali strutture perché, stando ad alcune ricerche condotte dal MIT insieme a quattro società aeronautiche e finanziate dalla Nasa, gli apparecchi che vedremo nel 2035 saranno ancora molto simili, nei lineamenti, a quelli di oggi. Certamente non mancano idee e progetti che spaziano dagli aerei ecologici alimentati dall’energia solare a quelli supersonici capaci di viaggiare in tempi velocissimi, dotati del massimo dei comfort e con la riduzione di emissioni nocive grazie l’utilizzo di materiali sempre più ecocompatibili. Ma se esteriormente non registreremo enormi differenze dagli apparecchi di oggi, i principali mutamenti riguarderanno gli interni degli aerei e il comfort dei passeggeri. Per dirla con una battuta, potremmo dire che saranno simili fuori e rivoluzionari dentro. “Anche se si guarderà da vicino un aereo del 2035 – spiega Richard Wahls, responsabile del Fundamental Aeronautics Program’s Subsonic Fixed Wing Project della Nasa – sarà difficile trovare la differenza con quelli attuali ma i miglioramenti strutturali, elettronici ed ecologici saranno rivoluzionari”. Gli aeroplani che vedremo sfrecciare nei nostri cieli tra vent’anni saranno molto più silenziosi, puliti ed efficienti, con una maggiore capacità di carico a parità di potenza e con la possibilità di atterrare nella maggior parte degli aeroporti del mondo. Inoltre, saranno costruiti in SMA (shape memory alloys, leghe a memoria di forma ossia una lega metallica speciale che mantiene la “memoria” nella forma e la riacquisisce quando viene sottoposta ad alte temperature), a nanotubi di carbonio e con materiali in grado di ripararsi automaticamente. Infine, saranno meno impattanti per l’ambiente emettendo il 75% di ossidi di azoto in meno rispetto agli standard attuali e una riduzione del 70% dell’uso di carburante con una forte diminuzione delle emissioni di gas. Tutto ciò sarà possibile utilizzando speciali leghe che renderanno gli aerei più leggeri e che avranno bisogno di meno carburante per volare. “È per questo che la trasformazione tecnologica degli aerei è assolutamente necessaria” – ha sottolineato Ed Greiter del MIT – “altrimenti rischiamo un drammatico inquinamento dell’aria”. Gli stessi ambienti interni dei velivoli saranno più piacevoli per i passeggeri se solo pensiamo ai monitor per la proiezione di film in 3D, spaziose sale lounge e poltroncine pensate per permettere una confortevole esperienza di viaggio. Ma la novità più eclatante riguarda i finestrini: gli ingegneri degli aeroplani del futuro sembrano intenzionati a mandarli in pensione. L’azienda di aeromobili Airbus aveva già proposto di eliminare i finestrini ideando una struttura di biopolimeri ispirata al corpo degli uccelli completamente trasparente che controllerebbe la luce, l’umidità e la temperatura e che diventerebbe trasparente o opaca semplicemente spingendo un pulsante. Recentemente, anche il Center for Process Innovation (CPI) ha presentato il suo progetto di aereo senza finestrini. Al di là dell’indubbia suggestione di apparecchi senza i caratteristici sportellini di plexiglass, vi sarebbero degli ottimi motivi per eliminarli in quanto, per ogni riduzione di peso dell’1%, gli aerei risparmiano un 0,75% in carburante. Com’è noto, gli odierni aerei di linea bruciano centinaia di milioni di litri di carburante ogni mese costituendo una grossa voce di spesa per tutte le compagnie aeree. Quindi diminuire il peso di un aeromobile anche solo del 5% potrebbe avere un grande impatto sui profitti delle compagnie e sulle tariffe dei biglietti. Nel progetto del CPI, s’immagina di sostituire i finestrini con schermi superflessibili (controllabili dai passeggeri) a tecnologia OLED (diodo organico a emissione di luce) su cui delle videocamere installate all’esterno dell’aereo trasmetterebbero il panorama circostante. Ma le novità riguardanti gli aerei del futuro non riguardano solo la forma strutturale o i comfort presenti a bordo in quanto l’evoluzione tecnologica sta riguardando in particolar modo la possibilità di utilizzo di Internet e del digitale. È evidente che, tra smartphone e chioschi smart, i passeggeri stanno diventando sempre più autonomi e pretendono un’esperienza personalizzata. Se n’è discusso molto lo scorso 25-26 maggio al 17esimo summit di Barcellona della Sita, cooperativa delle compagnie aeree specializzata nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche per i vettori e gli aeroporti, in occasione del suo annuale Air Transport It Summit. La ricerca Passenger It Trends Survey, realizzata ascoltando 9mila persone da 19 Paesi, racconta che i viaggiatori “convertiti” alla tecnologia self-service non riescono più a tornare indietro ed è anche per questo che il comparto dell’aviazione civile è uno dei più dinamici per l’information technology. Il check-in, per esempio, è ormai effettuato tramite smartphone quasi per intero (92%) mentre più della metà dei passeggeri mondiali (56%) consegna il bagaglio da sé, attraverso i sempre più numerosi chioschi per il bag-drop in grado di sbrigare una quantità di operazioni connesse al volo e attraverso il quale si può anche saldare via Nfc (Apple Pay e compagnia) l’eventuale extra per la valigia troppo pesante o il trolley aggiuntivo. E tutto ciò è già realtà all’aeroporto Schiphol di Amsterdam o negli scali parigini. La stessa esperienza di viaggio sta diventando sempre più soddisfacente e, in parte, divertente. Come ha spiegato il CEO uscente di Sita, Francesco Violante, “la consapevolezza che i passeggeri durante il viaggio preferiscono utilizzare i propri dispositivi e le tecnologie self-service dovrebbe incoraggiare compagnie aeree, aeroporti e agenzie governative a scoprire come queste tendenze possano migliorare l’esperienza dei passeggeri nei momenti per loro più negativi”. Per queste ragioni, Sita ha presentato una soluzione particolarmente originale: si chiama EntertainMe ed è una sorta di totem dal quale poter scaricare e pagare nel giro di pochi secondi, via Apple Pay o carta di credito o di debito contactless, film, magazine e quotidiani sul proprio iPhone o iPad prima di salire a bordo. C’è anche da aggiungere che le continue minacce terroristiche hanno spinto a investire di più sulla sicurezza. In questo senso, Sita sta lavorando su due strade. La prima è quella degli e-Gate automatizzati biometrici per il controllo alla frontiera, riducendo i tempi d’attesa (circa 20 secondi) e ottimizzando i flussi di viaggiatori. La seconda è il sistema Smart Path dove i dettagli biometrici del passeggero vengono scansionati al primo punto di contatto e che, dopo un confronto con il passaporto, fanno scomparire ogni necessità di ulteriore controllo in quanto basterà la verifica dei propri lineamenti per salire a bordo. Quello della biometria appare, infatti, un percorso obbligato in quanto Sita ha intenzione di lavorare intorno al concetto di “single token”, un attento controllo iniziale validato successivamente dalla verifica facciale. Si sono studiate, in particolare, proposte come quella della start-up ShoCard legate ai meccanismi della blockchain, con un approccio definito “security by design”, per verificare i dati di viaggio sul telefono o su altri dispositivi nonché il loro livello di compromissione. Ma quali sono gli studi più futuristici già concretizzati a livello di prototipo? E ci sono già dei progetti realizzati in grado di prendere il volo in tempi brevi? Vediamone alcuni. La compagnia olandese KLM e l’Università tecnica di Delft hanno ideato AHEAD, un originale velivolo con capienza di trecento posti a scopi commerciali dove le ali sono parte integrante della fusoliera nella parte posteriore e che hanno il compito di ridurre la resistenza aerodinamica ottimizzando i consumi di carburante. Altra caratteristica peculiare di AHEAD è la possibilità di utilizzare un motore ibrido a due combustioni, uno a idrogeno criogenico e l’altro a kerosene o biofuel. Spinto da batterie di ultima generazione al litio e dotato di ben diciotto motori elettrici è invece LEAPTech, prototipo elaborato dalla Nasa in grado di volare a velocità supersonica e capace di ridurre il fastidioso rumore interno ai normali apparecchi nonché di utilizzare motori ecologici a bassissimo impatto ambientale. Nel 2009 il Politecnico di Losanna ha presentato il suo Solar Impulse, velivolo ultraleggero interamente alimentato dall’energia solare. Questo suggestivo apparecchio presenta un’apertura alare di ben settantadue metri e un peso di circa duemilatrecento chili. L’energia necessaria al volo viene fornita da ben 17.248 celle fotovoltaiche che spingono quattro motori da 17,5 cavalli. Dopo aver sviluppato il progetto Skreemr, l’industriale canadese Charles Bombardier e il suo team di Imaginactive hanno sviluppato un altro suggestivo progetto: Antipode. “Volevo creare un concept di aereo – ha commentato Bombardier – in grado di raggiungere gli antipodi il più velocemente possibile”. È un jet commerciale di lusso che raggiunge la velocità di Mach 24, in grado di trasportare un massimo di dieci persone e di percorrere 20.000 chilometri in un’ora. Dal canto suo, l’azienda statunitense Spike Aerospace ha illustrato il suo progetto per un aereo supersonico exclusive capace di collegare Londra e New York in poco più di tre ore viaggiando alla velocità di Mach 1,6-1,8. Questo velivolo prevede già l’assenza dei finestrini a bordo e le fiancate saranno rivestite di schermi HD che si adattano alla curvatura delle pareti dove poter vedere film o immagini riprese da telecamere esterne. Ci sono già i tempi di messa in servizio per questo velivolo in quanto il primo volo ufficiale è previsto per dicembre 2018. Infine, grazie alla sinergia tra British Aerospace e Aerospatiale, il leggendario Concorde potrebbe tornare a nuova vita. Dismesso nel 2003 per gli alti costi di gestione, il progetto prevede il restauro di uno di questi caratteristici aerei per scopi turistici mentre un secondo velivolo sarà trasformato in un charter di lusso. Il sogno di questo revival del Concorde è quello di farlo decollare nuovamente nel 2019 in occasione del cinquantesimo anniversario del primo volo. E in conclusione, dopo aver illustrato le prospettive dei possibili velivoli del futuro, le loro caratteristiche e aver descritto i prototipi già realizzati, non possiamo non chiederci uno dei quesiti che sono sempre sottintesi in tutti questi avveniristici progetti. Siamo così certi che gli aerei del futuro avranno ancora bisogno del pilota?

Simone Morichini

Sono nato a Roma il 20 dicembre 1976 e mi sono laureato in Scienze politiche presso l’Università “La Sapienza” dove ho successivamente conseguito il Dottorato di ricerca in “Storia delle elite e classi dirigenti”. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Lazio e Molise, lavoro in campo editoriale occupandomi di marketing, distribuzione e promozione libraria. Ho successivamente condensato la mia intera esperienza professionale in una pubblicazione ad hoc dal titolo “Per una manciata di libri. Aspetti commerciali nell’editoria”, uscito nel 2011. Ho collaborato con varie riviste tra cui “Elite e Storia”, “Olimpiaazzurra”, “Iniziativa” e la pagina culturale del webmagazine “DailyGreen”. Mi piace viaggiare e adoro la letteratura scandinava (Arto Paasilinna e Jan Brokken in particolare). Appassionato di lingue straniere (inglese e tedesco su tutte), sono uno sportivo onnivoro e amo la disciplina invernale del Biathlon.