Un manifesto per il futuro del libro

futuro del libro

Cinque settimane. Cinque manifesti per il futuro dell’editoria attraverso cui The Bookseller prima, e Cultora dopo hanno chiamato in causa autori, editori, editor, lettori, editori indipendenti. Ora il libro, come traguardo di un percorso in continua evoluzione che non si interromperà qui. L’autore del manifesto per il futuro del libro è Tom Abba, un predicatore di quanto il digitale può offrire all’editoria.

Non è sufficiente.

Ripetete dopo di me.
Non. È. Sufficiente.

Cosa stiamo costruendo? Che cosa stiamo facendo?

Il meglio che abbiamo sono i “libri sotto vetro”. Imprigionati e ridicolizzati, non è ciò che ci è stato promesso. Il libro non è morto. La stampa sta calciando e il romanzo sta respirando. Gli scrittori sono poveri e voi state sprecando opportunità. Opportunità di cambiamento, di una reale rottura.
Ripetete dopo di me.
Non. È. Sufficiente.

Digitale è diverso, digitale è nuovo.

Vi romperà, o vi ignorerà (come ha già fatto). Se non lo impiegherete, nulla accadrà. Può rinnovare il vostro business, ma solo se glielo permettete.
Ripetete dopo di me.
Può. Essere. Positivo.

I fatti. Il digitale è nuovo e vecchio.

Rimedia e corregge. È capace di cose che la stampa non può, e non è in grado di fare cose che la stampa fa.
Usate la testa. Il digitale non può fare ciò che può la carta. Questo è ciò su cui si deve puntare. Il futuro del libro non è “chiudere un gruppo di impiegati in una stanza e chiedere loro di perdere soldi per sei mesi”. Dovrebbe essere audace, intelligente, innovativo, sperimentale e fiducioso, e dovrebbe essere nuovo. Dovrebbe essere qui e ora. Il futuro richiede coraggio, perché dovrà essere colloquiale. Se si mantiene segreto, se si fugge dalla discussione si romperanno l’afflusso di sangue e il dialogo che il digitale rappresenta. Il futuro del libro si ripeterà. Non è ordinaria amministrazione. L’ordinaria ammnistrazione non è una strategia, è negazione. Negazione di opportunità, negazione di poter fare qualcosa di nuovo. Ogni quanto si pone questa possibilità di creare il mondo, di costruire qualcosa di completamente diverso? Si può inventare il futuro, si può creare ciò che non abbiamo mai visto.
Ripetete dopo di me.
Questo. Può. Essere. Incredibile.

Il futuro del libro è un matrimonio tra forma e contenuto.

Vuol dire ripensare l’intero sforzo su una massiccia e piccola scala. È l’unica possibilità. Nuova scrittura, nuova forma, nuove esperienze, nuovi contenuti e nuovi libri. Tecnologia e malinconia, gloria e romanticismo, romanzi raccontati tra le pagine e in uno schermo, libri che vanno al di là della pagina, storie svincolate dal libro. Sarà spaventoso e saranno necessari il vostro ingegno e il vostro coraggio.
Ripetete dopo di me.
Sarà. Incredibile.

Ora procedete, e bloccate il reparto marketing per sei mesi. Odieranno quello che sta per succedere.

Il manifesto di Tom Abba è un sermone che ripete una nènia come fosse un mantra, in un crescendo che sfocia nella fiducia di un cambiamento. Quale debba essere questo cambiamento è un affare che spetta agli addetti ai lavori. Ma in qualunque direzione ci si diriga, ciò su cui i manifesti per il futuro del libro sembrano accomunarsi, il digitale − che si tratti di un semplice e-book o di strategie di comunicazione intelligenti − sarà, e deve essere fin da ora, parte di questo cambiamento.

Il deludente “libro sotto vetro”, l’e-book odierno, secondo Abba non costituirebbe un progresso sufficiente del libro moderno. Forse, ciò che intende è che in sostanza il formato elettronico, come è stato concepito finora, non aggiunge nulla al tradizionale cartaceo, né lo sostituisce: praticità, risparmio economico, biblioteca leggera e (quasi) infinita sono condizioni di cui si può fare a meno, permettendo al lettore di leggere Calvino indifferentemente sul supporto che preferisce. Perché questo è l’e-reader: una preferenza, un’opzione; non una necessità.

La storia insegna che una qualsiasi invasione che si rispetti è causata da un disagio e provoca un cambiamento. L’e-book ha invaso il settore del libro per un capriccio − applicare la tecnologia dove ancora non era arrivata − mantenendo il mercato sostanzialmente uguale, almeno per il lettore, e generando confusione. Così è iniziata la “guerra” dei feticisti della carta contro il digitale, dall’incomprensione.
Una rivoluzione del mercato del libro, che non deve tradursi nell’estinzione del cartaceo, deve partire dal fatto che il digitale «è capace di cose che la stampa non può, e non è in grado di fare cose che la stampa fa». Sono nella giusta direzione tutte quelle piattaforme che sviluppano una storia in modo dinamico e interattivo, come Arcadia, il romanzo integrato da una app che consente l’evoluzione di una trama che altrimenti non sarebbe possibile. La rivoluzione del libro digitale potrebbe consistere nel rendere necessario il supporto elettronico per un’esperienza di lettura originale e mai provata.

Ma in qualunque direzione si operi, un punto fermo dei manifesti per il futuro del libro è rappresentato da un’apertura dei lettori verso nuovi progetti e degli editori, con tutto il seguito, verso un approccio meno conservativo e autoreferenziale.

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.