Storie di libri proibiti: la censura da Giordano Bruno a 50 sfumature di grigio

«Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell’ascoltarla». Molti di voi forse conosceranno queste parole, così cariche di significato e di rilevanza storica. Sono le parole di Giordano Bruno, pronunciate davanti ai giudici dell’Inquisizione, prima di essere condotto sul patibolo in piazza Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio 1600. L’episodio rimanda al più celebre caso di censura della storia, in cui la condanna non interessò esclusivamente le opere, ma fu estesa all’autore stesso, arso vivo per aver difeso imperturbabile le sue idee fino al tragico epilogo.

La censura, effettuata in varie forme, nasce con la scrittura e si sviluppa con l’invenzione della stampa. Assassinidi libri. Breve storia della censura sui libri di Fabio Giovannini (edito da Giubilei Regnani) è un interessante volume che affronta proprio questo argomento.

Il primo Indice di libri proibiti (Index Librorum Prohibitorum) data alla metà del XVI secolo, pochi decenni prima del processo attuato contro il filosofo e frate domenicano, e fu redatto dal Sant’Uffizio e promulgato con un decreto affisso a Roma il 30 dicembre del 1558: «Che nessuno osi ancora scrivere, pubblicare, stampare o far stampare, vendere, comprare, dare in prestito, in dono o con qualsiasi altro pretesto, ricevere, tenere con sé, conservare o far conservare qualsiasi dei libri scritti ed elencati in questo Indice del Sant’Uffizio». Tra i libri proibiti dall’Inquisizione romana, oltre ad alcuni testi sacri “non riconosciuti” dalla Chiesa – tra cui spiccano numerose traduzioni della Bibbia – primeggiano il De Monarchia di Dante Alighieri, Il principe di Niccolò Machiavelli e il Decamerone di Giovanni Boccaccio.

Numerosi sono i casi di censura perpetrati nel corso dei secoli, ed evidenziano quanto i libri possano essere, in molti casi, armi potenti ed efficaci. A volte, addirittura un nemico da abbattere, da occultare, da bruciare.

All’epoca dei nazisti risale uno degli episodi più tristi e noti della storia moderna: i cosiddetti Bücherverbrennungen, ossia i “roghi di libri”, nei quali furono date alle fiamme opere di scrittori e oppositori politici, considerate sconvenienti e immorali. Nella Germania di Hitler il più celebre è quello avvenuto nella Bebelplatz di Berlino il 10 maggio 1933, quando furono bruciati oltre 25.000 volumi, tra i quali figurano i libri di Bertolt Brecht, Karl Marx, Albert Einstein, Franz Kafka, Ernest Hemingway e Jack London.

Se pensavate che la censura fosse materia d’altri tempi, allora dovrete ricredervi, poiché ancora oggi il veto su alcuni libri esiste e per i motivi più disparati, anche in quei paesi laddove non ce lo si aspetterebbe. Pochi giorni fa è stata pubblicata, infatti, la lista dei dieci libri proibiti negli Stati Uniti nel 2015. Nella lista compare nuovamente la Bibbia, ma tra i libri più recenti l’elenco cita anche Cinquanta sfumature di grigio, il primo della trilogia di E. L. James, considerato troppo esplicito, assieme a Cercando Alaska di John Green, anch’esso “sessualmente esplicito e dal linguaggio offensivo”, e al Curioso caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon, perché troppo “ateo”.

Per gli Stati Uniti la censura letteraria non è una novità. Capolavori come 1984 di George Orwell, Il giovane Holden di Jerome David Salinger e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, all’epoca in cui furono pubblicati, attorno agli anni ’50 del secolo scorso, subirono il medesimo trattamento. Il caso di Fahrenheit 451 è di certo un paradosso che ha dell’incredibile: un libro che parla di censura a sua volta venne censurato, e precisamente in un istituto scolastico americano, dove furono distribuite copie del romanzo “ritoccato” con una serie di parole rimosse e sostituite con spazi bianchi.

Parafrasando un noto proverbio, “la penna incute più timore della spada”. E a quanto pare, la storia tende a dimostralo ampiamente.

Luigi Caiafa

Luigi Caiafa nasce in Puglia nel 1985. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Archeologia e Storia dell’arte antica presso la Sapienza, Università di Roma, inizia un percorso di formazione in ambito editoriale. Da gennaio 2016 collabora con la casa editrice Historica e la rivista online Cultora.