Eyes Wide Shut: un finale alternativo

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Quella litania profonda e inquietante, proveniente da una voce ignota e ipnotica. Le maschere, per nascondere l’identità di chi nella quotidianità conduce un’esistenza grigia e monotona, da sfogare poi nell’eccesso. ‘Fidelio’, la parola d’ordine verso il piacere proibito. Corpi uniti in accoppiamenti distaccati e meccanici. Un percorso verso la scoperta dei propri desideri e dei limiti che li legano.

Se sei riuscito a ricondurre queste parole alla famosa scena del film Eyes Wide Shut, è perché il buon Kubrick ha saputo orchestrare in modo sublime un vero capolavoro cinematografico, accompagnando protagonisti e spettatori in una discesa verso l’inconscio, verso le dinamiche più segrete e incontrollate che tirano le fila delle relazioni umane e delle scelte. Quando uscì nelle sale, nel 1999, non si può dire che non destò un certo scalpore: forse non tanto per la tematica, per i riferimenti al tradimento, alle pulsioni sessuali, alla morte e agli intrecci di coppia, ma per il fatto di essere un film ‘nudo’, pur nella sua complessità. Non ci sono edulcorazioni, non ci sono censure, né giri di parola o idealizzazioni. Quasi tre ore di pura psicanalisi, di intimità interiore e di costante tensione.

Il film, si sa, è un riadattamento del romanzo Doppio Sogno di Arthur Schnitzler (Dream Story in inglese, Traumnovelle nell’originale), pubblicato nel 1926. Un traguardo importante per la letteratura, nello sviluppo del romanzo di finzione europeo. Non a caso, per le tematiche che tratta, si basa sulle teorie esposte da Freud nel suo L’intepretazione dei sogni. Siamo in un momento in cui non è il mondo esterno ad essere l’unico centro di focalizzazione.

Il finale (quando si tratta di un classico non è spoiler, dai) è noto: la coppia (Fridolin/Bill e Albertine/Alice) trova un punto d’unione, di complicità dopo i relativi ‘tradimenti’ (non consumati, solo immaginati). Il futuro sta nel sesso. Un’epifania, una catarsi dopo un percorso di auto-analisi.

Cosa succede, però, se a distanza di quasi un secolo una recentissima scoperta mette in discussione la versione di Doppio Sogno fino ad oggi conosciuta e letta? Da una precedente versione non pubblicata e non finita del 1908, solo ora scoperta da un gruppo di accademici studiosi dell’Università di Cambridge, il finale risulterebbe del tutto opposto e ben più traumatico: dopo aver svelato alla moglie il suo tradimento durante l’orgia (effettivamente in questa versione nuova il tradimento sarebbe stato consumato), Fridolin non viene perdonato, ma allontanato. Nessuna armonia, nessun apice uniforme e definitivo di un percorso di psicanalisi, ma solo una dolorosa sconfitta.

Una scoperta di non indifferente interesse, soprattutto per gli studiosi delle opere di Schnitzler e per i suoi biografi. La precedente versione del 1908 era una bozza per la tragicommedia Das weite Land, pubblicata 17 anni prima di Traumnovelle. Una tragicommedia che lo scrittore era solito leggere alla moglie Olga durante i suoi periodi di malattia. Anche il rapporto con la moglie, a questo punto, può ridiventare uno spunto di riflessione: Schnitzler, noto donnaiolo in gioventù, si ritrova lui stesso dalla parte del tradito, a causa della relazione di Olga con Wilhelm Gross.

Quale finale dare a Doppio Sogno? Il raggiungimento di un’armonia basata sul sesso e sulla comprensione di se stessi o la rottura scatenata da un’eterna gelosia irrisolta?

Redazione

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