“Spazio aereo riservato a droni senza pilota”. La proposta di Amazon lancia il futuro

prime air

Centinaia di migliaia di droni in volo senza bisogno di pilota umano popoleranno i cieli delle città entro i prossimi dieci anni. Questa la visione del futuro prossimo di Amazon, che sta lavorando, ormai da alcuni anni, a un sistema di consegne ultra rapide usando droni automatici. Dopo le immagini diffuse un anno fa a scopo promozionale dei test del progetto Prime Air, il sistema di consegna via drone a cui Amazon sta lavorando, in questi mesi sono arrivate le prime carte ufficiali e i dettagli del progetto avviato dall’azienda.

Il peso dei velivoli dovrebbe essere inferiore ai 55 kg e capaci di trasportare oggetti pesanti fino a 2,3 kg, un valore che include quasi il 90% di tutti gli oggetti venduti sul portale. Secondo la regolamentazione proposta, suddivisa in due brevi documenti, i droni dovrebbero muoversi in quella che oggi è una fascia di cielo ristretta, a un’altezza compresa tra i 60 e 120 metri da terra, mentre la fascia tra i 120 e 150 metri rimarrebbe come zona cuscinetto tra i droni automatici e i voli civili e militari, utilizzabile solo in caso di emergenze. Amazon propone una serie di regolamentazioni sulle tecnologie di cui ogni apparecchio dovrebbe essere dotato, per garantire la totale sicurezza del volo anche in spazi complessi come quelli urbani. In particolare i droni dovrebbero essere dotati di:

1) sistemi di tracciamento GPS che permettono di riconoscerne la posizione in tempo reale
2) una connessione internet per permettere il costante aggiornamento dei dati GPS e della posizione degli altri velivoli
3) piani di volo online che permettono di programmare e comunicare il percorso
4) strumenti che permettano ai droni di comunicare e collaborare per evitare incidenti
5) apparecchiature in grado di percepire ed evitare eventuali ostacoli di altra natura, come volatili o palloni.

Lo sviluppo dei droni è visto da molte aziende ed esperti di aeronautica come il futuro del trasporto aereo, con un giro d’affari potenziale di milioni di dollari. I contrasti tra Amazon e la FAA, l’ente che regolamenta l’aviazione statunitense, ha suscitato molto scalpore. Le esitazioni della FAA sembrano infatti frutto di scelte politiche interne all’ente, e le lentezze burocratiche sono state evidenziate dal comportamento dell’ente. Infatti, circa sei mesi fa era circolata la notizia che i test all’aperto per lo sviluppo dei droni venivano effettuati in Canada e in Galles, scelta obbligata per mantenere il ritmo di ricerca e sviluppo voluto da Amazon. I permessi di sperimentazione rilasciati dalla FAA sono specifici per modello, ma spesso arrivano quando il modello stesso è già superato. Questa lentezza, se confrontata con l’approccio canadese ed europeo in materia, ha portato alcuni esperti a definire la situazione allarmante per il futuro degli Stati Uniti in termini di tecnologia di volo, un paradosso per un paese che è sempre stato leader nel settore e che ora sembra opporsi all’evoluzione tecnologica.

Altri lamentano un possibile abuso della tecnologia da parte di altri enti, inclusi quelli governativi, mettendo in pericolo la privacy dei cittadini. Uno degli “scenari da incubo”, come è stato definito da alcuni, propone una rete di velivoli gestiti dalle forze dell’ordine, dotati di sensori in grado di sorvegliare i cittadini e in grado di controllare assiduamente tutte le aree pubbliche per ragioni di sicurezza. Allo stesso modo, velivoli utilizzati come strumenti di indagine di mercato riprendono chiunque esca dalla propria casa. Le leggi attuali consentirebbero tali manovre, e sarebbe difficile gestire le domande che ne deriverebbero. Troppi film e romanzi di fantascienza hanno previsto situazioni simili perché tutti i dubbi siano fugati con semplici rassicurazioni. Anche con la stesura di leggi in materia, molti si chiederebbero cosa succederebbe se queste leggi venissero infrante, un dubbio lecito se si considera lo scenario da incubo appena prospettato.

Difficile immaginare che il progresso venga fermato, ma forse dovremo aspettare più di dieci anni perché centinaia di migliaia di droni popolino i nostri cieli. Si spera che, per allora, ci siano anche leggi migliori al riguardo.

Redazione

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