Saverio e le sue donne: un Latin Lover senza tempo

Esistono limiti all’amore? Nello sguardo di una donna l’uomo diventa mito, nonostante la sua assoluta ordinarietà. Inguaribile amante delle donne, Saverio Crispo è il Latin Lover di Cristina Comencini. Un po’ Volonté, un po’ Mastroianni, e molto Gassman, Saverio è l’irresistibile seduttore che vive l’amore come un gioco e divora la vita senza scrupoli. Un dongiovanni di tradizione che ci fa rivivere i tempi d’oro del cinema italiano in una commedia all’italiana, che diventa elogio della settima arte e dei suoi volti. Una commedia corale che esplora l’universo femminile che si compone e scompone intorno al ricordo di un uomo. Scritta dal duo Cristina Comencini e Giulia Calenda, Latin Lover è un omaggio a Virna Lisi, scomparsa lo scorso 18 dicembre, e una sfilata di grandi attori, tra cui spicca Marisa Paredes, la musa di Almodóvar.

Nel decennale della morte di Saverio Crispo, divo del cinema italiano, interpretato da Francesco Scianna, si riuniscono in un assolato paesino del Salento le donne che l’attore aveva sparse per il mondo: le due ex mogli (Virna Lisi e Marisa Paredes), le cinque figlie di cui una italiana (Angela Finocchiaro), una spagnola, Segunda, (Candela Peña) che in realtà è la terza figlia dopo Stephanie, (Valeria Bruni Tedeschi), la francese avuta con una costumista, Solveig, la svedese (Pihla Viitala) e infine l’americana Shelley (Nadeah Miranda) che chiude il revival in musical sulle note di Quando, Quando, Quando di Tony Renis. La celebrazione di Saverio si trasforma in una riunione di famiglia in cui rivalità, gelosie, segreti e tradimenti rischiano di mandare in aria tutti i buoni propositi di rievocare solo i bei ricordi del divo. Amato da tutte, ma da nessuna veramente conosciuto, Saverio è il mito che ogni donna ha conosciuto in epoche diverse della sua trionfale carriera. Tra rivelazioni allo specchio e confessioni da sofà, la Comencini tesse le fila di rapporti mai nati, affetti mai fioriti, contaminati dall’odio e dall’invidia. Inizialmente piene di orgoglio e pregiudizi, le donne di Saverio poi, si riscoprono più vicine di quanto credono. Esaltare la sincera e affettuosa intesa tra donne così diverse è la preoccupazione della regista. La drammaticità di Valeria Bruni Tedeschi, la nevrosi di Angela Finocchiaro, la spontaneità latina di Candela Pena e la naiveté nordica di Pihla Viitala consentono alla regista di dar voce alla burrasca di emozioni e sentimenti dell’animo femminile che si riversano con pathos sul grande schermo. Comencini apre le porte di un mondo femminile in cui trovano posto rari uomini, che nella loro concretezza e banalità fanno da contraltare ironico al sentimentalismo delle donne.

I tre italiani Neri Marcorè, Claudio Gioè e Toni Bertorelli, insieme a Jordi Mollà e Lluís Homar, presi in prestito al cinema almodovariano come Paredes, sono tra i pochi superstiti di un mondo maschile caricaturale, ritratto come ridicolo, prevedibile e superficiale. Gli uomini sembrano infatti annullarsi all’ombra del mitico Saverio, dal volto antico e lo sguardo ironico, che attraversa le fasi della sua vita come le epoche della sua carriera. La commedia anni Sessanta, l’impegno dei Settanta, gli spaghetti western, l’esperienza parigina e Hollywood: la regista, primogenita del grande Luigi Comencini ripercorre con Saverio le stagioni del cinema che aveva conosciuto tramite il padre. Alla miglior tradizione italiana Latin Lover guarda con un misto di orgoglio del grande passato e un senso di inferiorità per un mediocre presente. Erede di una grande storia, il cinema italiano non riesce però a superare l’impasse e non può che sentirsi schiacciato dal peso della fama di un tempo. Oggi il ricordo dei tempi d’oro passa attraverso la carrellata di finti brani dei classici di Saverio, un goffo amarcord in cui non risuona più neanche la nostalgia.

Comencini eccede in citazioni ed emozioni senza aggiungere molto al dialogo sul nostro cinema. Curato nella rappresentazione del dettaglio ed elegante nei movimenti, Latin Lover però, rimane un complesso lavoro sulle donne, sui loro rapporti con gli uomini e con il successo. Comencini celebra la grandezza delle donne, in ogni inquadratura, in ogni movimento di camera, in ogni riga di sceneggiatura che vuole essere l’ultimo gesto affettuoso di un’amicizia, tra la regista e Virna Lisi, iniziata nel 1996 con Va’ dove ti porta il cuore. Ultima parola di una interminabile conversazione tra signore che porta in scena dolori, passioni e segreti di una vita. Sei anni dopo Due partite, le donne di Cristina Comencini continuano a ridere di se stesse, a piangere senza vergogna, a superare i problemi senza paura, ad affrontare la vita semplicemente come donne. Nel fiume di chiacchiere bagnate da vino, lacrime e risate, ognuna riafferma se stessa al centro del gruppo. Ogni attrice sembra quasi dimenticare il set per mettere in scena il copione della propria vita. Se vuoi fare l’attore non devi sapere esattamente chi sei, recita Saverio. Le donne di Comencini sanno perfettamente chi sono. Nonostante i colpi di scena e le crisi di nervi.

Redazione

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