Quella volta che Pirandello accettò il Premio Nobel in un assordante silenzio

L’8 novembre del 1934 Luigi Pirandello veniva insignito del premio Nobel per la letteratura con le seguenti motivazioni: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”. Fu forse l’unico, almeno fino al 1934, a non pronunciare un discorso ufficiale dopo la consegna del premio; i motivi non sono chiari, ma Andrea Camilleri azzarda un’ipotesi: “Preferì tacere perché parlando avrebbe dovuto fare riferimento al fascismo, a Mussolini. Tacque per prenderne le distanze”.

Siamo a conoscenza di un espediente singolare dello scrittore e drammaturgo di Girgenti; durante le consuete interviste dopo l’annuncio del Nobel, nella sua casa di Roma, Pirandello dovette prestarsi a questa prassi e curvo sulla macchina da scrivere era totalmente intento a dattilografare testuali parole, per più righe: «Pagliacciate! Pagliacciate!», ovviamente un modo ironico di confrontarsi con le noiose interviste di rito.

Lo scrittore siciliano ottenne il suo massimo successo grazie al romanzo il Fu Mattia Pascal, con il quale attraversa definitivamente il periodo naturalista per approdare al romanzo psicologico e concentrarsi sulla crisi d’identità dell’io. Mattia Pascal, protagonista del romanzo, perseguitato dalla propria infelicità, coglie senza pensarci troppo, con un espediente umoristico, l’occasione di cambiare identità e diventare Adriano Meis; dopo una serie di vicissitudini, alla fine dell’opera Adriano tornerò ad essere Mattia e la sofferenza sarà l’unica vera eredità dello scambio di personalità. L’opera mette in mostra lo sgretolamento dell’io e mette in discussione tutte le certezze dell’esistenza.

Altre opere celebri sono i romanzi: I vecchi e i giovani (1913) e Uno, nessuno e centomila, edito con Bemporad nel 1924; Pirandello fu anche uno dei drammaturghi di maggior rilievo nel corso del Novecento, molte sue opere vennero messe in scena anche in America. Tra i capolavori teatrali ricordiamo: Sei personaggi in cerca d’autore (1921), L’uomo dal fiore in Bocca (1923) e Il berretto a sonagli (1925), commedia in due atti.

Prima di Pirandello già lo scrittore irlandese George Bernard Shaw fu tentato dall’idea del rifiuto del premio letterario: «Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel», ma la moglie lo costrinse ad accettare il riconoscimento letterario.

Nel corso dei decenni Pirandello non rimase solo; Jean Paul Sartre azzardò molto di più, nel 1964 fece addirittura il gran rifiuto del premio per la letteratura. Sartre era solito però non accettare i riconoscimenti ufficiali, tanto che inviò una lettera all’accademia di Svezia, che arrivo però in ritardo, in cui li pregava di non inserirlo nemmeno tra i candidati.

Alessio Zazzetta

Alessio Zazzetta

Alessio Zazzetta è nato nel 1989. Laureato in Lettere moderne all’università di Roma Tre; attualmente è laureando in Italianistica nel medesimo ateneo. Nel 2014 ha conseguito la certificazione Ditals di II livello presso l’università per stranieri di Siena. Nel 2014 ha vissuto 9 mesi in Francia, grazie al progetto Erasmus+, dove ha portato a termine gli ultimi esami della laurea magistrale. Nel 2015 grazie ad una borsa di studio regionale ha lavorato in Francia per sei mesi come insegnante di lingua italiana e assistente di letteratura italiana, presso l’Università Champagne-Ardenne di Reims. Dal 2012 collabora con il sito di cultura scrivendovolo.com.