Meraviglie d’Italia: Gradara, vincitore del concorso “Borgo dei Borghi” 2018

Caso vuole che mi sia trovato a visitare la rocca di Gradara proprio nei giorni in cui il borgo è stato proclamato, guarda un po’, “Borgo dei borghi” per l’edizione 2018. Forse non l’avrei mai saputo se non avessi trovato una copia de Il Resto del Carlino nella hall di un albergo nella vicina Pesaro, dov’ero giunto in pellegrinaggio per il 150° rossiniano.

Si tratta di quella stessa Gradara che ci riporta alla mente la triste sorte di Paolo e Francesca, la cui vicenda amorosa (forse la più celebre – almeno una volta – di tutta la nostra storia) sarebbe in seguito assurta a simbolo dell’amore eterno ed eternata come tutti sanno dai versi di Dante (Inferno, canto V).

Popolata da poche migliaia di persone, Gradara è quindi il trionfo del Medioevo, un Medioevo in buona parte ricostruito, riuscitissimo esempio di un recupero che è stato in grado di mantenere (se non proprio ripristinare) lo spirito originario. E ogni anno 500 mila turisti vanno a visitare questa delizia marchigiana sita nel territorio della Provincia di Pesaro e Urbino, confidando in un ulteriore incremento di visitatori e di biglietti staccati per il castello.

Inerpicandovi verso la rocca sarete accompagnati da numerose botteghe alla foggia dell’età di mezzo, alcune delle quali piuttosto recenti, che testimoniano il rilancio turistico del borgo un po’ alla maniera del borgo medievale torinese (straordinaria riproduzione dell’architetto d’Andrade e della sua cerchia in occasione dell’Expo del 1884). Nella piccola chiesetta troverete forse anche voi alcuni giovani sui vent’anni intenti a intonare qualche mottetto, rispettosi del contesto e anzi conferendo all’edificio una mistica ancora maggiore che piacerà non di meno anche all’ateo.

Dopodiché potrete finalmente accedere al castello, ricostruito all’inizio del Novecento con quel gusto ancora ottocentesco per il Medioevo di cui si ritrova mirabile esempio nella Baviera di re Ludwig, tra cui spicca naturalmente Neuschwanstein, che Walt Disney prenderà a modello per il suo fantastico mondo di cartone. Un romanticume goticheggiante vi accoglierà all’interno del castello di Gradara; nei sotterranei, un cappio vi ammonirà che qui non si scherzava affatto. Il gusto ottocentesco d’ispirazione medievale si mantiene anche nelle decorazioni delle varie sale, ad esempio nei soffitti lignei ma anche nei rari affreschi, alcuni di altre epoche, come quello, quattrocentesco, che si trova su una parete esterna, opera del bolognese Amico Aspertini e della sua bottega (Imperatore; il sacrificio di Marco Curzio Dentato).

A quel punto dalla cima potrete profittare d’un gradevole panorama sulla valle, su questo scorcio marchigiano già gallico (un po’ più a sud Senigallia ci ricorda la presenza dei Galli Senoni) dopo essere stato etrusco: altrimenti come si spiegherebbe il fatto che anche qui, come in Toscana, Umbria e nel nord del Lazio, il pane non sappia di sale, per parafrasare Dante?

Gradara si trova incastonata tra le vicine Pesaro e Rimini, tra le Marche e la Romagna, non distante da Urbino, da Fossombrone, da San Leo. Luoghi che (tutti) meritano una visita. Perciò prendetevi qualche giorno, se potete, e mettetevi in cammino tra queste meraviglie che non lasceranno deluso il viaggiatore sensibile, sia esso conoscitore o meno del nostro patrimonio.

Marco Testa

Cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, ha compiuto studi storici e archivistici parallelamente a quelli musicali. Già collaboratore della cattedra di Bibliografia musicale del Conservatorio di Torino e docente presso l’Accademia Corale “Stefano Tempia”, collabora con festival e istituti di ricerca. Autore di saggi e articoli, lavora presso l’Archivio di Stato di Torino ed è critico musicale di “Musica – rivista di cultura musicale e discografica” e de “Il Corriere Musicale”.