Ma in televisione no

Oggi tutti parlano di Sanremo (che io, orgogliosamente, non ho visto) e della battuta che Siani ha fatto. Condivido l’indignazione, ma viene da pensare che il vero problema è lo sdoganamento televisivo di battute che a teatro passano inosservate, perché a teatro ci si va in pochi. Chiunque abbia visto la trasposizione televisiva dei recital di Siani, di Battista, ma anche di Crozza e di tanti altri “comici” sa che da quei palchi vengono lanciate frasi di una ferocia inaudita contro grassi e troppo magri, contro le donne e i gay, i troppo bassi e chi ha vocine flebili. Però a teatro si ride, spesso ride anche la persona del pubblico che è stata oggetto di quella battuta, come succede in una forma di “sindrome di Stoccolma” in cui la vittima del bullo di turno, visto che il bullo è su un palco, asseconda la sua ferocia. Meglio passare da persona di spirito che da permalosi ed essere ancora più oggetto di scherno.

A teatro succede e nessuno si scandalizza, quando succede in TV di fronte a milioni di persone, allora scatta la consapevolezza e sorpresi ci si interroga su come sia possibile fare battute su un bambino sovrappeso.

Succede, ogni giorno. A teatro e non solo, nelle scuole, nelle strade, in un autolavaggio, dove la battuta diventa sevizia con un compressore.

Succede e Siani non è l’unico “colpevole” di averlo fatto, è stato solo stupido, stupidissimo a pensare di poter fare la stessa battuta che ha sempre fatto ridere centinaia di persone nelle sale, nelle piazze. Perché non la poteva fare a Sanremo?

E’ come Giovanni Veronesi alla radio, quando ha definito “cicciona” la Clio, l’errore di base è stato dirlo, pensarlo, la stupidità è stato farlo durante un programma radiofonico.

Perchè l’Italia è ancora – tristrissimamente – un paese di ignoranza, della ignoranza sociale che discrimina e ride dei “diversi” dai modelli imposti, non importa che tu legga, che tu sia intelligente, che tu sia un astronauta in orbita intorno alla terra. Sei una donna, non sai guidare neanche una macchina, sei pure brutta, sei andata nello spazio perché sulla terra non ti voleva nessuno, magari, dopo tanti mesi nello spazio qualche astronauta maschio si accontenta anche di te.

L’Italia è, tristemente, un paese dove ancora la pulizia si fa nascondendo la polvere sotto il tappeto del “tanto è solo una battuta”. E se la battuta la ascoltano in pochi, se rimane nelle aule di una scuola, nelle sale di un teatro o dentro quattro mura, allora si può dire.

Ma in televisione no. Certe cose non si possono dire, davanti a tutti.

Marco Proietti Mancini

Marco Proietti Mancini

Sono del 1961, quindi ho fatto tutta la vita in discesa (nel senso che non ha fatto altro che peggiorare). Scrivo da sempre, pubblico da poco e mi domando continuamente “ma chi me l’ha fatto fare?” Mi trovate qui, mi trovate su Facebook, mi trovate in libreria con “Da parte di Padre”, “Roma per sempre”, “Gli anni belli” e l’ultima creatura “Oltre gli occhi”. Ma tranquilli, se non mi trovate voi vi verrò a cercare io e scriverò di voi nel prossimo romanzo. Poi non vi lamentate se vi riconoscete nella parte del brutto e cattivo. “Tiri Mancini” è il mio personale terrazzino sul mondo, che di balcone famoso in Italia ne abbiamo già avuto uno e il padrone del balcone non è che abbia fatto una bella fine. Quindi – per chi passa e si ferma – preparatevi a gustare un panorama diverso da quello che vi mostrano gli altri, almeno io ci proverò, a farvelo vedere dal lato Mancini. Che fine farò io? Dipenderà da voi.