L’Italia conserva il primato di siti Unesco nel mondo

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La Mantova appena eletta capitale italiana della cultura per l’anno venturo 2016 (prima volta che questo titolo viene attribuito a un unico centro urbano) è la stessa città rinascimentale che, insieme alla poco distante Sabbioneta (appena una trentina di chilometri), già nel 2008 è stata inserita nell’ambìta lista Unesco dei siti cosiddetti Patrimonio dell’Umanità.

Ha trionfato la bellezza del Rinascimento, di cui Mantova fu uno degli epicentri ed esempio tra i più fulgidi: a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento la città poté vantare una straordinaria collezione di uomini, da quel favoloso ingegno multiforme che fu Leon Battista Alberti, che nella città virgiliana disegnò tra le altre cose la facciata della basilica di Sant’Andrea, nei pressi della celebre Rotonda di San Lorenzo, al genio pittorico di Andrea Mantegna, autore dei celeberrimi affreschi della Camera degli sposi a Palazzo Ducale, sino a comprendere quella “regina del gusto” che fu Isabella d’Este, la colta e splendida principessa ferrarese che a sedici anni non ancora compiuti fu data in sposa a Francesco Gonzaga, al contrario decisamente più attratto dal cavallo e dalla spada che dai libri o dal pennello. Tripudio di artisti e mecenati, la piccola Sabbioneta non fu da meno, e qui ci limitiamo a ricordare il Palazzo Grande voluto da Vespasiano Gonzaga, in pieno Cinquecento.

Non ci si stupirà quindi se tra le motivazioni che l’Unesco addusse al momento dell’inserimento di Mantova e Sabbioneta nella propria lista figurava la seguente: “Gli artisti che hanno concorso alla realizzazione delle due città hanno prodotto capolavori che hanno portato a compimento gli ideali del primo Rinascimento, contribuendo in maniere determinante alla diffusione internazionale di un movimento destinato ad influenzare e plasmare l’intera Europa”.

Istintivamente il trionfo di Mantova ci ricorda il primato che da tempo l’Italia detiene in relazione al numero di siti presenti nella prestigiosa lista Unesco: ben 51 (ma attenti alla Cina che, appena dietro a quota 48, minaccia il nostro primato – i simboli si sa, come la forma, sono spesso sostanza). Il cinquantunesimo sito è stato aggiunto all’elenco appena qualche mese fa: si tratta, come stabilì in quell’occasione il Comitato Unesco riunito a Bonn, della Palermo arabo-normanna, nella quale fastosamente convive una molteplicità di culture che s’integrano in un tutt’uno assolutamente unico e straordinario. Così questo affascinante itinerario ci porta ad ammirare il Palazzo dei Normanni, la Cappella Palatina, la chiesa arabeggiante, ma cattolicissima, di San Giovanni degli Eremiti, le chiese della Martorana e di San Cataldo, il Ponte normanno detto “dell’Ammiraglio”, il Duomo di Cefalù, quello di Palermo e la splendida Cattedrale di Monreale con i suoi abbaglianti mosaici. E tutto questo mentre attendiamo che prima o poi vengano inseriti nella lista anche altri siti che da tempo oramai hanno presentato domanda: ci sembra incredibile, per non fare che un esempio, che un centro storico come quello di Lucca non sia stato ancora valorizzato in questa direzione.

In attesa di conoscere le proprie sorti al riguardo, tra gli altri, sono anche il Teatro romano di Benevento, la Cascata delle Marmore a Terni, l’Isola dell’Asinara, il centro storico di Pavia insieme alla Certosa, la Cappella di Giotto a Padova e il Sulcis-Iglesiente.

Marco Testa

Nato nel 1983 e cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, ha compiuto studi storici e musicali. Autore di saggi e numerosi articoli, partecipa, in qualità di relatore, a festival e fiere. Redattore di “Cultora” e del “Corriere Musicale”, svolge attività di ricerca e collabora con la sezione didattica dell’Archivio di Stato di Torino. Adora (quasi) tutto ciò che è Musica, il mare, la letteratura di viaggio, la letteratura e il cinema horror, gli antichi borghi, il buon cibo e molto altro. Vive a Torino dal 2008.