Libri come premio? E i ragazzi iniziano a leggere

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Quando si è bambini, davanti ai pacchetti di Natale la prima cosa che si fa è valutarne la forma e la consistenza. Già trovarsi davanti ad una bella scatola ben voluminosa fa ben sperare (giochi in arrivo!). Se al tatto si avverte del morbido, o si tratta di un peluche o di un noioso vestito. Poi, ci sono dei pacchetti che in modo inconfondibile contengono un libro, senza possibilità di dubbio. In quel caso, i bambini reagiscono in due modi assai differenti: con un “oh” di disappunto e delusione o con un “oh!” di gioia.

E non si può certo dire che i bimbi della seconda categoria siano in molti oramai. Anche in ambito scolastico è abitudine ricompensare i migliori o i vincitori di un qualche concorso con il dono di libri, spesso purtroppo di scarso interesse per i ragazzi, e questa offerta lascia nello studente l’amaro in bocca di chi si aspettava qualcosa di più. Da quando l’oggetto “libro” ha perso il suo fascino? Perché agli occhi dei ragazzi appare come un qualcosa di inutilizzabile e inutile? Di sicuro non al tempo dello scrittore e docente Emilio De Marchi, che nel 1891 scriveva: «Il premio nella forma di libro entra gratis nelle famiglie più povere e rimane oggetto di culto per diverse generazioni. L’educatore non può rinunciare senza rimorso a questo vecchio modo di diffusione della cultura e delle buone idee in un Paese che non compra libri e non legge».

Se al tempo non si leggeva forse era anche per una questione economica e di analfabetismo. Il libro, effettivamente, quando entrava come dono o premio nelle case più povere appariva quasi un oggetto di inestimabile valore e importanza. Era il simbolo e in qualche modo la porta d’accesso ad un mondo elitario e acculturato che per molti era lontano, anche per i costi elevati. Non si può proprio dire che al giorno d’oggi i libri non abbiamo comunque un prezzo piuttosto caro, eppure non sembrano essere più dei regali graditi, soprattutto dai ragazzi. A fare gola sono i soldi, i crediti scolastici e gli oggetti tecnologici. Ancora, giustamente, si premiano i migliori all’uscita dalle scuole superiori e all’università con un obolo di riconoscimento. Se un tempo questi premi pecuniari erano anche piuttosto rilevanti, a causa delle risorse economiche per l’istruzione assai limitate in questi ultimi anni si sono ridotti a delle semplici cifre simboliche.

Oltre ad un cambio di gusti e di interessi, è anche plausibile però che gli studenti non leggano perché effettivamente di libri in casa non ne hanno e perché, tra tutte le spese che già sono chiamati a sostenere, i fondi che hanno a disposizione per la cultura sono esigui. E se come premi, anche a livello universitario (dove già i libri di testo raggiungono dei costi altissimi), i soldi o gli altri investimenti venissero convertiti in libri e buoni-libri? Se 200/300 euro di riconoscimento di merito per uno studente possono apparire pochi, sicuramente non lo sono se si offre ai premiati la stessa cifra in libri o buoni d’acquisto in librerie. A quel punto, c’è solo da guadagnarci per tutti: 20 libri in dono per pochi meritevoli sono un po’ troppi? Che vengano messi da parte per i ragazzi con meno possibilità economiche e anche a loro venga riconosciuta l’opportunità di poter ammortizzare la spesa della cultura in questo modo. Se poi si vuole mantenere anche la dotazione di strumentazione tecnologica, come gli I-Pad, che almeno si aggiungano anche degli ebook. Si sa che ai ragazzi la libertà di scegliere aumenta il desiderio: consigliatissimi i buoni-libri da spendere esclusivamente in librerie, in modo che la scelta dei libri rimanga a loro.