Le telefonate in tv, la paura della Rai… e la D’Urso

di Gennaro Pesante, in Blog, del 28 Mag 2018, 18:22

Le telefonate “improvvisate” – cioè fuori scaletta – in diretta tv da parte di leaders politici appartengono a una di quelle sottocategorie non classificate all’interno del genere “talk show”. Telefonate che spesso fanno la fortuna, o risollevano le sorti, di questo o di quel programma. Chi non ricorda quella di Berlusconi a Santoro, anno 2001: “Lei è un dipendente del servizio pubblico! Si contenga!” e lui “Io sono un dipendente del servizio pubblico, non sono un suo dipendente!” Epica. E quindi nessuna controindicazione sulle telefonate in diretta tv perché, indubbiamente, a volte da sole valgono tutto il programma.

Come spesso accade, però, anche a causa di una certa povertà all’interno delle scalette di molti programmi, poi va a finire che il genere finisca per inflazionarsi. Vedi quanto accaduto la sera del 27 maggio scorso, a margine del terremoto politico seguito alla rinuncia all’incarico da parte di Giuseppe Conte. Nella stessa serata: Luigi Di Maio e Maurizio Martina hanno telefonato nel programma di Fabio Fazio su Raiuno, mentre Giorgia Meloni e Alessandro Di Battista hanno chiamato Massimo Giletti su La7. Il tema era ovviamente lo stesso per tutti. Però, nel caso di Fazio, la telefonata è stata una rottura rispetto alla scaletta, dato che in “Che tempo che fa” si parlava di tutt’altro, mentre su La7 era in corso un programma dove il tema era centrato sui fatti della giornata. Inevitabile la polemica: da un lato i detrattori del M5S scandalizzati dalla telefonata di Di Maio che su Raiuno attaccava il Presidente della Repubblica, e dall’altro chi – come Freccero – ha attaccato la Rai perché Fazio non sarebbe dovuto andare in onda a favore di un approfondimento dedicato a quanto stava accadendo in quelle ore.

Diciamo che normalmente, per quanto riguarda la Rai, vale il detto “come fa sbaglia”. Se Fazio non fosse andato in onda, forse, qualcuno si sarebbe preoccupato degli ascolti, e degli sponsor. Però, come abbiamo visto, Giletti ha poi battuto Fazio in termini di share, il che la dice lunga sulla domanda di contenuti che arriva dal pubblico. Qual è il problema della Rai? Uno su tutti: non ha – non ha mai avuto – autonomia editoriale. La filiera decisionale è troppo complessa e la subalternità ai partiti è (ancora) ingombrante. E così c’è sempre diffusissima in giro – tra viale Mazzini e via Teulada – una paura matta di sbagliare. E, si sa, quando si ha molta paura di sbagliare, si sbaglia. E quindi ieri sera è toccato al Tg2, che in modo provvidenziale ha allungato il suo tg, informare il pubblico generalista della crisi politica. Ovviamente la stessa cosa faceva molto bene e in diretta Rainews, ma quando si parla di canali tematici ai politici – che ne capiscono oggettivamente poco – viene l’orticaria.

In tutto questo, l’indomani – ovvero mentre stiamo scrivendo, 28 maggio ore 18 circa – Barbara D’Urso, su “Pomeriggio Cinque”, sta intervistando Luigi Di Maio, e a seguire intervisterà Matteo Salvini. Altro che nastrini, paiette e matrimoni. La D’Urso c’è, e colpisce anche questa volta.

Gennaro Pesante

Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.