La città di Milano è la grande protagonista di Tempo di Libri

La terza giornata di Tempo di Libri, la fiera dell’editoria in corso a Fieramilanocity fino a lunedì 12, è dedicata alla città che la ospita. Milano lo scorso anno è stata dichiarata “Città creativa Unesco per la Letteratura”. Quale migliore occasione per celebrarla se non a Tempo di Libri. Gli eventi e le conferenze organizzati affronteranno questo tema in tutte le sue sfumature. Si parlerà della città meneghina amata da Stendhal e Hemingway, di quella città storica, della visione artistica che la permea e di quella ultra moderna e in continua evoluzione.

Seguendo i temi di Tempo di Libri siamo andati tra gli stand degli editori. Siamo stati imparziali, lo confesso, e ci siamo fermati a parlare con i grandi gruppi editoriali, con gli editori indipendenti, passando dagli autori in self pubblishing, fino alle piccole cooperative. Abbiamo interpellato tutte le campane del mare magnum editoriale e abbiamo chiesto cosa sia per loro essere editori e se si sentono, in questa veste, un po’ ribelli. Le risposte sono state varie. “Essere editori è un atto di ribellione” ci dice chiacchierando un’editrice indipendente, perché pubblicare è faticoso fisicamente. Un piccolo editore indipendente cerca di fare tutto in autonomia, garantendo la massima qualità con i mezzi che ha a disposizione. In fiera ci sono libri di ottima fattura. Alcuni editori si sono costruiti con fatica e preparazione una nicchia di mercato e riescono a proporre il loro prodotto senza accavallarsi. Essere editori è un atto di ribellione perché riuscire a imporsi con la propria linea editoriale non è affatto semplice. Questo emerge chiaramente dalle chiacchierate tra gli stands. La cura che questi piccoli e medi imprenditori mettono nei loro libri è straordinaria. Sono abili artigiani che si ritagliano una fetta di mercato e un pubblico per cui il loro prodotto è ben riconoscibile tra tutti gli altri. I grandi editori hanno altri mezzi, altre risorse rispetto alle loro, ma mi chiedo anche quanto impegno ci voglia a rimanere dei “Big” dell’editoria. Io la chiamo la prospettiva del gigante. Certo essere il più grosso di tutti mette paura agli altri, perché chi ha così tanto potere può riuscire a mangiare tutto. In realtà per mantenere sana e in salute una grande struttura ci vogliono sforzi altrettanto ingenti. Inoltre i grandi editori non possono essere in grado di coprire nicchie di mercato specializzate a cui si dedicano con passione e qualità i più piccoli. A ognuno il suo mercato, la cosa importante è che si continui ancora ad avere fabbriche di sogni e poesia come le case editrici. Pier Paolo Pasolini nel 1968 intervistato da Enzo Biagi per la trasmissione televisiva “Terza B, facciamo l’appello” diceva: “Io produco una merce, la poesia, che è inconsumabile: morirò io, morirà il mio editore, moriremo tutti noi, morirà tutta la nostra società, morirà il capitalismo, ma la poesia resterà inconsumata”.

La copertina di oggi è stata curata da Giulia Capitani per la parte grafica ed è il nostro omaggio a Milano, alla creatività e alla letteratura.