La Bucarest culturale e i fatti di Parigi

Mentre il nuovo numero del settimanale Charlie Hebdo, “la rivista dei superstiti”, sta uscendo in cinque milioni di copie (e in cinque lingue), andando a tappezzare il mondo intero con le sue pagine ancora grondanti di sangue ma traboccanti di libertà, diamo uno sguardo a come la stampa culturale romena ha reagito innanzi ai fatti di Parigi.

Idisegnatori romeni per Charlie

All’indomani della strage, quando le principali testate impostavano le prime pagine con caricature e disegni in memoria dei coraggiosi di Charlie Hebdo, anche in Romania alcuni disegnatori hanno reso omaggio ai vignettisti francesi.
Emil Mierlă, caricaturista di Gazeta Sporturilor (che si firma di norma non con il nome, ma con il disegno di un merlo), ha ricreato l’intera prima pagina del giornale disegnando dodici merli che si involano verso il cielo, in una triste fraterna identificazione con i disegnatori deceduti. Una citazione di Charb li sovrasta: “Un foglio di carta non taglia la gola anessuno!
L’assai più noto Dan Perjovschi, non solo disegnatore, ma artista visivo di fama internazionale, ha realizzato il disegno che fa da copertina all’articolo. Da sempre collaboratore del settimanale Revista 22, nato dopo il 1989, Perjovschi è autore di disegni dal tratto essenziale, trattenuto e poetico, ma incisivo a un tempo, i cui personaggi sono spesso spettatori muti e basiti della realtà e dei suoi contrasti. Per visionare la serie di disegni che l’artista ha dedicato ai fatti di Charlie Hebdo, si può dare uno sguardo alla sua pagina Facebook.

Artisti e scrittori dicono la loro

Ricordando la Romania dei primi anni Novanta, periodo denso di conflitti sociali, Perjovschi ritiene che gli eventi di Parigi abbiano fatto venire a galla un odio dormiente che è necessario tenere a freno. In una società occidentale, continua, sono i buffoni quelli che dicono la verità, che è qualcosa di irrinunciabile e, anche se per qualche tempo le matite dei vignettisti dovessero disegnare con maggiore prudenza, piano piano la satira tornerà a vivere (Digi24).

Diversi scrittori, alcuni noti in Italia, si sono espressi sulla tragedia di Charlie Hebdo, proponendo punti di vista interessanti. Mircea Cărtărescu, analizza, ad esempio, i risvolti etici degli eventi. A suo parere, a prescindere dalla sua efferatezza, l’attentato è un po’ una cartina di tornasole di come noi tutti ci posizioniamo a livello morale e ideologico. Ci troviamo, secondo l’autore, innanzi a dilemmi del tipo “Se ti trovassi in una casa in fiamme e dovessi mettere in salvo una cosa soltanto, cosa salveresti, un neonato o un quadro di Leonardo?”, oppure “Se premendo un bottone ricevessi una somma di denaro favolosa, ma nello stesso momento qualcuno dovesse morisse in Cina, lo faresti lo stesso? Reagendo a tali parabole contemporanee possiamo scoprire chi siamo davvero e chi sono le persone intorno a noi” (Bookaholic.ro).
Sulla stessa linea dialettica, il filosofo Andrei Pleșu, dalle colonne del quotidiano Adevărul, argomenta: “la libertà di espressione non deve essere affermata soltanto in una situazione di crisi, di confronto acuto. Sicuramente, dovendo scegliere tra reato e libertà di espressione, scelgo la seconda. Ma non posso ricavare un’immagine ragionevole e pregna di sfumature di questa libertà, se la analizzo solo in un contesto di provocazione estrema. Il problema non è cosa faccio con la libertà di espressione quando sono con la pistola alla tempia. Il problema è cosa faccio con questa libertà nell’esercizio quotidiano della mia professione. Quali responsabilità implica tale diritto? Che responsabilità mi competono, quando mi viene dato di comportarmi da uomo libero?”.

Altri scrittori, esprimendosi con fermezza su quanto accaduto, fanno delle considerazioni sullo stile satirico della rivista, come Cezar Paul-Bădescu: “Quanto accaduto è un atto di terrorismo, inaccettabile in una società civile come quella in cui viviamo, o in cui vorremmo vivere. Se prima di mercoledì mi avessero chiesto cosa pensavo di Charlie Hebdo, avrei risposto che mi sembrava una rivista traboccante di cattivo gusto e autentica idiozia, nonché priva di umorismo… Ma la scemenza non si contrasta con i proiettili, dunque non bisogna stabilire alcun legame tra il contenuto della rivista e quegli orrori. Viviamo in un mondo in cui il kitsch e l’idiozia hanno ragione di esistere al pari dell’intelligenza e del capolavoro”.
Sempre a proposito di contenuti, Dan Alexe, scrittore romeno di stanza a Bruxelles, esperto di mondo islamico e francofono, propone nel suo blog un’analisi approfondita pagina per pagina dell’ultimo numero e di altre caricature della rivista, per illustrarne la sottile ironia, condannando così anche le critiche di chi non la comprende.

Tra gli scrittori romeni di adozione francese, Matei Vișniec, drammaturgo, prosatore e poeta, ha invece commentato su Facebook la manifestazione svoltasi a Parigi per le vittime delle stragi, con un’emozionante testimonianza, da cui citiamo: “I ponti sulla Senna erano gremiti di gente. Forse, vista dall’alto, la città somigliava a un vulcano risvegliato dal sonno, era in realtà un moto vulcanico nel verso opposto: la lava raffreddata da tempo, pietrificata da decenni, aveva preso vita e montava di nuovo verso il centro da cui era erotta, verso i valori fondamentali della libertà. I parigini sono usciti in massa, con i bambini, la famiglia, gli amici. Io ho 59 anni, e ho mancato la rivoluzione in Romania, ma oggi a Parigi ho sentito qualcosa che penso abbiano sentito soltanto i romeni a Bucarest nel dicembre 1989: un’enorme emozione collettiva, il sentimento che la Francia non si lascerà mutilare dall’islamo-fascismo, dalla stupidità, la cattiveria, l’intolleranza, l’oscurantismo, l’ignoranza, l’incultura…”.

Varujan Vosganian, romanziere e poeta romeno di origine armena, autore de Il libro dei sussurri (Keller editore 2011) commenta sul suo blog che, purtroppo, il tempo della violenza sembra non tramontare mai, e si esprime contro chi vorrebbe insinuare che gli attentati siano stati provocati dal comportamento eccessivo dei giornalisti deceduti. Assimilando la rivista ai libri, sulla libertà di espressione dice “I libri non hanno una bocca da tappare. Come si fa a far tacere un libro? I libri parlano con il loro corpo, che è fatto di copertine, pagine, del fruscio che fanno quando vengono sfogliati. Per questo, tutto il loro corpo dovrebbe essere distrutto. E se il lettore entra nel corpo del libro, diventando con esso un tutt’uno o, viceversa, il libro entra nel corpo del lettore, allora anche costui dovrebbe essere distrutto insieme al libro”. Cita, infine, le sue stesse parole, con cui mi pare bello chiudere: “Nel Libro dei sussurri si narra del giorno in cui arsero i libri. E come il giorno della strage degli innocenti non riuscì a eliminare tutti i neonati, così quel giorno non riuscì a distruggere tutti i libri. Nella guerra tra libri e autorità, benché siano solo i primi a morire, le autorità non trionfano mai. Perché gli uomini hanno scritto molto più di quanto abbiano la forza di dimenticare…”.