Kung Fu Panda 3: il capolavoro Dreamworks con un italiano alla regia

kung fu panda

Da oggi nelle sale italiane, l’attesissimo terzo episodio di Kung Fu Panda: finalmente Po torna a far sognare e ridere i suoi fan più affezionati, che è bene ricordare non sono solo bambini. Kung Fu Panda, grazie alla semplicità comunicativa propria di un film di animazione, dal suo esordio nel 2008 ha suscitato un crescendo di emozioni e tematiche fino a questo ultimo capitolo che si preannuncia la degna conclusione – conclusione? – della serie.

Abbiamo conosciuto Po che era solo un panda che inseguiva una passione cercando il suo posto nel mondo. Una volta realizzato e con degli amici affezionati, lo ritroviamo nel secondo capitolo alle prese con un passato dimenticato che gli infonde un profondo senso di inadeguatezza. Ed è ora, in Kung Fu Panda 3, che Po finalmente sentirà di appartenere a una comunità ricongiungendosi con il padre e gli altri panda, e lui, che è sempre stato unico nel suo genere, dovrà “imparare a capire che cosa questo significhi e chi sia“, afferma Angelina Jolie in un articolo uscito su Sette. Temi importanti, un’ironia e una tenerezza, che solo una comunità di rotondi panda può suscitare, e tanta action ritmeranno Kung Fu Panda 3, dove il Guerriero Dragone e i Cinque Cicloni dovranno affrontare un esercito di zombie, o meglio di Jombie, creati dal cattivo di turno (Kai).

In aggiunta a tutto questo un’importante novità nella regia: per la prima volta un italiano dirige un film di animazione statunitense. Insieme a Jennifer Yuh Nelson, è Alessandro Carloni il co-regista di Kung Fu Panda 3. Il regista bolognese lascia l’Italia a 18 anni e nel 2002 entra nell’organico della Dreamworks. Non è la sua prima esperienza nella produzione di Kung Fu Panda, per cui ha curato la sceneggiatura del primo film, ma questa volta fa un salto di qualità portando un po’ della sua “indole europea” negli ingranaggi di Hollywood, come dichiara lui stesso a Vanity Fair: “Adoro ogni genere di film, ma rimango spesso stupito dalla semplicità. Quando ho visto Lo squalo di Spielberg i miei amici impazzivano per le scene di sangue, io invece godevo quando il cacciatore di squali parlava della corazzata Indianapolis e mostrava le sue cicatrici. Impazzisco quando tutto si ferma e i personaggi parlano tra loro creando un’alchimia. Succede anche in Kung Fu Panda”.

Condividi:

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.