Il Mecenate, oggi. Intervista ad Alessandro Dall’Oglio

Se qualcuno volesse indicare con un nome l’incarnazione del termine eclettico, lo troverebbe in Alessandro Dall’Oglio. Anche avvicinarlo alla figura di Caio Cilnio Mecenate non sarebbe difficile. Vi sembra eccessivo? Eppure a ben vedere le iniziative e nemmeno la vita di Alessandro Dall’Oglio si discostano dall’illustre personaggio. Il suo ultimo impegno è stato quello di finanziare il “Festival DieciLune” del circolo letterario Bel-Ami. Un’edizione, la quinta, che ha raccolto diversi consensi e che si è chiusa solo qualche giorno fa.

In questa intervista non solo scopriremo chi è ma anche se oggi, nel 2015, è ancora possibile fare il mecenate e sostenere le iniziative culturali.

Chi è Alessandro Dall’Oglio?

Bella domanda! Descrivermi è davvero difficile! Diciamo che sono un uomo che dopo una vita passata su di un percorso che sembrava già tracciato, ha deciso di dare una svolta alla propria vita. Avevo 33 anni ed ho sentito forte in me questo desiderio di cambiamento. Da un lavoro che mi vedeva impegnato per diversi gruppi finanziari, ho deciso di dedicarmi alle mie passioni. Ho preso una pausa dal lavoro, che tuttavia non ho abbandonato dedicandomi ancora in ambito aziendale alle risorse umane, e ho cominciato a dedicarmi alla scrittura, alla mia passione per ogni forma d’arte ed ho capito che è proprio nel campo della cultura che potevo mettere in campo una più completa espressione di me stesso. Tutto quello che ho appreso in anni di vita e lavoro poteva essere messo a disposizione di qualcosa di più importante. Le mie capacità di creare connessioni e “fare rete” si prestavano alla cultura e agli artisti che avevano bisogno di essere conosciuti. Iniziava così non solo la mia attività di scrittore ma anche quella di mecenate.

Ci hai raccontato della tua passione per la scrittura, come nasce il tuo rapporto con la poesia?

Avevo vent’anni o forse meno quando ho iniziato a scrivere poesie che regalavo alle persone a me più care. Si trattava di una forma poco evoluta e ben diversa da quella che poi è divenuta l’oggetto delle mie cinque raccolte tematiche (l’ultima, Desideri Cinestetici, è da poco in libreria, ndr). Le prime poesie erano infatti forme embrionali dalle quali, nel massimo periodo d’ispirazione, sarebbero nati gli scritti ricchi di contrasti e rimandi di oggi. E né, tantomeno, avrei mai pensato di poter ricevere grazie a loro un premio letterario nel 2014. Eppure è quello che è successo ed è stato solo uno degli eventi che mi hanno fatto propendere verso le scelte professionali del futuro. Essere allo stesso tempo autore ed occuparmi di cultura mi ha permesso di entrare ancora più nell’ottica del mecenatismo e di comprendere le reali esigenze di chi fa questo da sempre o per mestiere.

Come arrivi al passaggio che ti porta, materialmente, ad aiutare la cultura?

Nell’ambiente fatto di artisti e addetti alla cultura, nel corso degli anni, ho cominciato a sentirmi a casa. La mia rete di conoscenze si allargava sempre di più e nasceva in me, conscio anche degli ideali che mi hanno trasmesso i miei genitori, il desiderio di poter mettere in campo le mie capacità. Sono convinto che se si ha la possibilità di aiutare qualcuno, bisogna farlo. Ho iniziato quindi la mia opera di mecenatismo con il sostenere eventi e progetti culturali. E se qualcuno dovesse chiedermi chi è stato il mio punto di riferimento, risponderei senza esitazione: Caio Clinio Mecenate! La mia non è presunzione ma pura ammirazione. Con lui poi non solo condivido le origini etrusco-aretine da parte materna e la passione per la poesia (anche se non voglio paragonarmi a lui), ma anche lo stile di vita; amo difatti aprire la mia casa agli artisti, con i quali conversare e poter scambiare pensieri e conoscenze al fine di generare momenti di condivisione culturale.

Sei stato il finanziatore del Festival DieciLune, organizzato dal circolo letterario Bel-Ami. Come nasce questa collaborazione?

Durante l’ultima edizione di Più Libri Più Liberi ho conosciuto Cristiano Sabbatini, presidente di Bel-Ami Edizioni, il quale mi ha messo a conoscenza del Festival DieciLune. Sono rimasto rapito dall’energia propulsiva del team, formato anche da Silvia Lombardo e altri collaboratori, così ho subito intuito che il festival poteva rappresentare un’occasione unica, un evento che combina editoria ed altre forme d’arte e così ho deciso di mettere al servizio dell’iniziativa le mie risorse. Il risultato è stato un evento unico al quale hanno partecipato anche gli artisti da me sostenuti, nonché scrittori, addetti ai lavori, con performance, mostre, presentazioni, tavole rotonde e workshop che hanno animato per tre giorni il quartiere romano della Garbatella (in cui sono cresciuto), un luogo in grande rispolvero, in cui ogni giorno si realizzano progetti interessanti in grado di coinvolgere i suoi abitanti sempre più internazionali. Ecco, coinvolgere è stata l’azione chiave di questa edizione e spero di avere in futuro altre occasioni per poter realizzare altri progetti così entusiasmanti.

Che cosa vuol dire fare mecenatismo oggi?

Anche qui una domanda niente male! Vuol dire avere coraggio e rischiare per rispondere ad un’esigenza più grande, quella della nostra anima. È a lei che dobbiamo dedicare la nostra vita, il messaggio eterno dell’arte, ed è grazie a lei se ogni giorno ci adoperiamo per rendere questo mondo migliore.
Mi è stata trasmessa da mio padre la passione per le arti visive, ma la mia curiosità e il mio senso innato per l’approfondimento ha fatto in modo che si estendesse a tutte le altre forme d’arte, a favore delle quali ho poi deciso di mettermi al servizio. Ecco, servizio è la parola fondamentale. Credo che fare mecenatismo oggi voglia dire mettersi in gioco e andare a colmare quel vuoto che le istituzioni hanno generato. Non crede?

Redazione

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