Il futuro della telefonia si chiama Project Ara

Dopo averci abituato solo a piccoli cambiamenti e migliorie trascurabili, il 2015 sembra essere l’anno della svolta per gli smartphone. Parola di Google. A partire dal 2012, uno dei team di sviluppo più promettenti di Big G ha lavorato duramente per creare quello che, molto probabilmente, si rivelerà essere il futuro dei cellulari: il Project Ara. Questo avveniristico progetto porterà, infatti, gli smartphone ad un livello superiore, poiché saranno gli stessi consumatori a, letteralmente, assemblare il proprio cellulare, in base alle proprie esigenze. Da qui il nome di telefono modulare: ciascun pezzo, che sia la fotocamera, o la RAM o la batteria, è chiamato, nel gergo informatico, modulo.

Al di fuori degli sviluppatori e degli amanti di Android, pochi hanno sentito parlare di Ara finora, e per una buona ragione: Google è stata sempre molto discreta riguardo questo progetto, al fine di evitare sensazionalismi rischiosi, come nel caso dei (in parte) fallimentari Google Glasses, ed è proprio per questa motivazione che i moduli del Project Ara verranno resi disponibili, in fase sperimentale, solo a Porto Rico. Perché proprio Porto Rico?

“Porto Rico ha una linea telefonica fissa scarsamente sviluppata, ed il 77% della popolazione fa uso di dispositivi mobili per comunicare, quindi ci è sembrato il luogo adatto per la sperimentazione di Project Ara.” Queste sono state le dichiarazioni di un portavoce di Big G a proposito di questa scelta alquanto enigmatica. Il tutto avverrà entro la fine del 2015, e vedrà la cooperazione con i due operatori di telefonia mobile portoricani OpenMobile e Claro, in modo da dare un ulteriore impulso all’economia del paese.

Per il momento, dunque, bisognerà accontentarsi delle numerose conferenze dedicate al progetto, come la Linaro Conference 2015, che si sta tenendo proprio in questi giorni a Hong Kong. L’azienda no-profit Linaro si sta interessando molto al Project Ara, fissando come obiettivi, prima dell’esperimento a Porto Rico, l’introduzione della modularità per il sistema operativo Android, in modo da rendere compatibile l’OS con i vari moduli di Ara, nonché la classificazione dei moduli Ara in base alle fasce ed alle potenzialità, al fine poi di fissare i prezzi per ogni pezzo.

I primi due dispositivi Ara, o meglio, i primi due “scheletri” sui quali si potranno montare i moduli si chiameranno rispettivamente Spiral 2 e Spiral 3, e la ditta giapponese Toshiba afferma che i prezzi dei moduli si aggireranno tra i 50 dollari per i pezzi di fascia bassa e i 500 dollari per quelli di fascia alta. Ulteriori informazioni riguardo i prezzi saranno rese note durante il Mobile World Congress (MWC) che si terrà a Barcellona tra il 2 e il 5 marzo.

Le due vere rivoluzioni apportate dal Project Ara saranno due: la possibilità anche per i piccoli sviluppatori, e non solo per le grandi ditte, di creare e mettere in vendita i loro moduli sulla futura sezione Ara del Google Play Store, e la capacità di fare cose inimmaginabili con il proprio smartphone modulare. Infatti, il direttore del Project Ara, Paul Eremenko, ha affermato: “Il nostro obiettivo è quello di permettere, innanzitutto al consumatore, di scegliere lo smartphone e poi di lasciarlo libero di decidere i moduli che per lui sono essenziali nella vita di tutti i giorni, evitando quindi di acquistare dispositivi preimpostati dalle ditte produttrici.”

Quindi, il Project Ara, già solo dalle premesse, ha tutta l’aria di essere davvero un balzo epocale verso un nuovo modo di concepire gli smartphone, divenuti oramai parte integrante ed essenziale della nostra vita. La gran parte degli “smanettoni” amanti di Android e GNU/Linux sono già in fermento e la domanda che dobbiamo porci è solo una: siamo pronti per il futuro?

Redazione

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