Google e Facebook: le regole per plasmare il futuro

Volete predire il futuro? Non servono più le profezie di Nostradamus, basta affidarsi a Hal Varian. Varian è un noto economista statunitense specializzato in microeconomia ed economia dell’informazione. Penna del New York Times e del Wall Street Journal, ha formulato negli scorsi giorni, un’interessante regola, che prende il nome dal suo creatore. Secondo lo statunitense, per predire il futuro, sarebbe sufficiente guardare ciò che le persone di ceto elevato hanno già. Tra cinque anni le avranno i ceti delle classe medie e tra dieci i ceti più bassi. Il principio di questo suo teorema sta nella diffusione della tecnologia nella storia, a partire dalle automobili, passando per i telefoni cellulari e concludendo con i televisori a schermo piatto.
Quindi cosa avranno i “poveri” tra un decennio? Varian scommette sugli assistenti personali digitali. Addio a cameriere, autisti e colf; sostituiti da robot intelligenti in grado di monitorare e controllare tutto in tempo reale. Ok, il problema è sempre il solito: ma la privacy?
Gli assistenti digitali – spiega Varian – saranno così utili che tutti li vorranno, monitorando email, ricerche e riunioni. Prendiamo per esempio Google Now (l’assistente virtuale di Windows Phone), il suo potenziale è enorme e questo porterà a far diventare la privacy qualcosa di pittoresco e di vecchio stile.
Ma che differenza c’è tra un assistente in carne ed ossa e uno virtuale? Tanto va comunque pagato, no? Errato, perché Google fornirebbe questo servizio gratuitamente.
Purtroppo nessuno fa davvero niente per niente e infatti i dati forniti all’assistente virtuale andrebbero a finire nelle mani di Google, che li utilizzerebbe per creare un mondo non proprio trasparente. Il futuro sarebbe plasmato sui dati concessi, una sorta di dominio indiretto da noi stesso voluto, un po’ come già accade con i cookie. I dati diventerebbero molto di più che semplici chilobyte, si trasformerebbero in monete virtuali.
Facebook ovviamente non rimane a guardare l’avanzare di Google e già da tempo ha avviato un progetto parallelo. Il progetto in questione è Internet.org diffuso in America Latina, Sud-est asiatico ed Africa. L’azienda di Zuckerberg oltre a fornire la connessione necessaria, offre Facebook e altri siti gratuitamente, ma gli utenti sono costretti a pagare con i loro dati per tutto il resto. Essendo queste persone poverissime, il risultato è scontato: o metteranno a disposizione i propri dati oppure consulteranno solamente i contenuti di Facebook, avendo un’opinione plagiata e ad appannaggio di chi la fornisce.
Google e Facebook stanno letteralmente cambiando le regole del gioco, non prevedono il futuro, ma anzi stanno facendo di più: lo creano a propria immagine e convenienza.

Edoardo Ridolfi

Edoardo Ridolfi, nato a Gualdo Tadino (Pg) nel 1993. Diplomato al Liceo Scientifico; ha conseguito la laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia. Attualmente sta svolgendo l’iter per prendere il tesserino da giornalista pubblicista. Collabora come giornalista e fotografo con testate cartacee e online diverse.