Andrea Giardina e la storia mondiale dell’Italia

di Simone Morichini, in Blog, del 3 Apr 2018, 09:00

Giardina

“Nel 1871, fermata la sede del regno in Roma, si ebbe in Italia il sentimento che un intero sistema di fini, a lungo perseguiti, si era in pieno attuata, e che un periodo storico si chiudeva”. Nel suo Storia d’Italia dal 1871 al 1915 Benedetto Croce si mostrava perfettamente consapevole che si chiudeva un ciclo nella storia del nostro Paese e se ne apriva un altro, con tutta la complessità che recava con sé. Ma testimoniava anche la coscienza che l’Italia aveva non solo della sua storia nazionale ma anche in quella universale. Quasi a riprendere le parole del grande storico e filosofo abruzzese, è l’opera collettanea curata da Andrea GiardinaStoria mondiale dell’Italia(Laterza, 2017) dove, attraverso le oltre ottocento pagine del volume, decine e decine di storici raccontano eventi e luoghi che hanno contribuito a creare la storia del nostro Paese. Già nelle pagine introduttive, Giardina spiega immediatamente il carattere della mastodontica impresa editoriale: “L’opera propone un racconto ma ad animarlo sono i tanti racconti che ci parlano della mobilità degli uomini e delle cose, nello spazio e nel tempo […] la storia mondiale dell’Italia si rivolge infatti verso mondi diversi, che dall’antichità a oggi si sono allargati e contratti, hanno visto scomparire alcuni interlocutori e altri entrare in scena”. Storia mondiale dell’Italia, stando alle intenzioni di Giardina e dei curatori dell’opera, significa pertanto oltre 5000 anni di storia del nostro Paese, del rapporto con le altre nazioni e delle relazioni tra l’Italia e il resto del mondo. È necessario quindi ripensare al nostro passato per capire come siamo diventati e quali scenari ci attendono nel futuro visto che le storia dell’Italia è stata un continuo movimento di genti, di spiritualità e di idee; uno spazio fisico che è diventato, nel tempo, un punto di intersezione tra il Mediterraneo orientale e occidentale, la sede dell’Impero Romano e la culla della Cristianità. Giardina suggerisce così tutto ciò che ha caratterizzato la storia del Bel Paese, la nostra peculiare posizione geografica che ha costituito in tal modo la “specificità italiana”. Due sono i punti su cui questa corposa opera si concentra: il carattere degli italiani e l’essere la sede di due grandi storie universali, l’Impero Romano e la Cristianità. Da una parte, quindi, “il carattere degli italiani è uno dei principali protagonisti di questo libro, anche perché forse nessun altro popolo ha ricevuto un numero altrettanto grande di aggettivi […] ma esso si ritrova non meno evidente come proiezione idealtipica di grandi personaggi che hanno illustrato in positivo o in negativo la storia mondiale dell’Italia” mentre, dall’altra, “una caratteristica della storia mondiale dell’Italia, considerata dentro la prospettiva dei millenni, è la presenza di due entità universali, l’impero romano e la Chiesa cattolica […] ma l’Italia, per quanto incompiuta, fu una realtà senza la quale sarebbe impossibile immaginare, anche qualora mettessimo in piedi un laboratorio contro fattuale, la storia del mondo romano [mentre] l’universalismo cattolico rappresenta, invece, pur nelle sue alterne fortune e nel mutare delle sue estroversioni, una presenza ininterrotta, dall’antichità ai nostri giorni”. Dalle Alpi alla Sicilia, la Storia mondiale dell’Italia è quindi la ricostruzione di uno spazio fisico che è stato sia il centro del potere e della civiltà mondiale e sia “angolo del mondo”, come ricorda Giardina a proposito di un famoso giudizio di Montesquieu. Le pagine finali di Storia mondiale dell’Italia si chiudono simbolicamente con il capitolo dedicato a Lampedusa, vista come il luogo di frontiera italiano per eccellenza vista la drammatica vicenda dell’immigrazione clandestina. L’isoletta siciliana finisce così con il chiudere la rassegna delle voci italiane “capaci di trasportarci dai ghiacciai di un tempo incerto collocato a cinquemila anni di distanza da noi fino al Mediterraneo infuocato” di oggi, al centro di veri e propri movimenti di popoli.

Simone Morichini

Sono nato a Roma il 20 dicembre 1976 e mi sono laureato in Scienze politiche presso l’Università “La Sapienza” dove ho successivamente conseguito il Dottorato di ricerca in “Storia delle elite e classi dirigenti”. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Lazio e Molise, lavoro in campo editoriale occupandomi di marketing, distribuzione e promozione libraria. Ho successivamente condensato la mia intera esperienza professionale in una pubblicazione ad hoc dal titolo “Per una manciata di libri. Aspetti commerciali nell’editoria”, uscito nel 2011. Ho collaborato con varie riviste tra cui “Elite e Storia”, “Olimpiaazzurra”, “Iniziativa” e la pagina culturale del webmagazine “DailyGreen”. Mi piace viaggiare e adoro la letteratura scandinava (Arto Paasilinna e Jan Brokken in particolare). Appassionato di lingue straniere (inglese e tedesco su tutte), sono uno sportivo onnivoro e amo la disciplina invernale del Biathlon.