La Zanzara punge ancora: telefonata che mette nei guai Marino. È giornalismo questo?

Numerose sono le voci che hanno circondato in questi ultimi giorni il Sindaco di Roma Ignazio Marino circa la sua presenza all’incontro mondiale delle famiglie presieduto da Papa Francesco a Filadelfia. Il Pontefice di ritorno dallo storico viaggio in Nord America, rispondendo ad una domanda di un giornalista, ha affermato che né lui né il suo staff hanno invitato il Sindaco della capitale, suscitando l’imbarazzo del Campidoglio. Da Roma si sono affrettati a far chiarezza, affermando che Marino si trovava a Filadelfia su invito del primo cittadino americano. Ma ormai la bomba era scoppiata. Anche perché il Sindaco di Roma aveva dichiarato in una precedente intervista al Messaggero di essere stato invitato proprio dallo staff del Pontefice.

A mettere benzina sul fuoco, ieri sera ci ha pensato la Zanzara, il programma radiofonico condotto da Cruciani e Parenzo su Radio24, che ieri ha mandato in onda una telefonata di un finto Matteo Renzi a Monsignor Paglia, Presidente del Pontifico consiglio per la Famiglia. L’effetto è stato quello di una bomba a mano.

Il falso Matteo Renzi con perfetto accento toscano chiama il sacerdote romano che, credendo di parlare con il Presidente del Consiglio, si lascia andare a dichiarazioni che altrimenti non avrebbe mai rilasciato difronte a dei giornalisti.

“Si Marino si è un po’ imbucato. Il Papa era furibondo.”

L’apice del climax si raggiunge quando l’imitatore di Renzi chiede a Paglia delucidazioni sull’effettiva fiducia del Vaticano nei confronti di Marino in vista dell’imminente Giubileo. “È questo il problema” risponde il Monsignore.

Non è la prima volta che la Zanzara manda in onda telefonate fatte da attori a personaggi in possesso di informazioni interessanti. Informazioni che altrimenti non verrebbero a galla. Celebri sono le telefonate del 2014 del finto Nichi Vendola a Fabrizio Barca e della finta Margerita Hack a Valerio Onida.

È evidente come in questo tipo di giornalismo vi sia un certo grado di conflitto tra il diritto alla libertà di informare e di essere informati e il diritto al rispetto della privacy.

Il codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, all’art. 2 comma 1 recita: “Il giornalista che raccoglie notizie […] rende note la propria identità, la propria professione e le finalità della raccolta salvo che ciò comporti rischi per la sua incolumità o renda altrimenti impossibile l’esercizio della funzione informativa; evita artifici e pressioni indebite.”

È evidente come in questo caso non vi sia alcun rischio per l’incolumità del giornalista, ma è altrettanto evidente che Mons. Paglia non avrebbe mai rilasciato quelle dichiarazioni ad un giornalista che si fosse dichiarato tale. Sull’effettiva applicabilità di questa seconda deroga si apre il dibattito.

Lo stesso Ordine dei Giornalisti spesso non muove un dito difronte a casi del genere. Basti pensare alle numerose inchieste delle Iene condotte sotto falsa identità. Il Garante della Privacy invece si indigna e condanna i colpevoli a sanzioni irrisorie. Ma l’informazione è ormai diffusa.

Si potrebbe poi prendere in considerazione una seconda norma del codice deontologico, quella contenuta all’articolo 6 che in sostanza afferma che nel rispetto della privacy il giornalista riporta tutte le informazioni di rilevante interesse pubblico.

Bisogna dunque domandarsi, nel caso in questione, se le dichiarazioni del Mons. Paglia siano o meno di rilevante interesse pubblico, se sia utile o meno alla cittadinanza romana sapere che il proprio Sindaco ha messo in difficoltà il Santo Padre, ha creato un’impasse imbarazzante e che non gode della fiducia del Vaticano in vista del Giubileo.

In sostanza per prendere una posizione di fronte a questi casi in cui il giornalismo si fa vischioso e scivoloso, ci si dovrebbe domandare se le informazioni diffuse siano o no notizie. Se si è in grado di rispondere con lucidità a questo interrogativo, sarà facile poi applicare le norme a disposizione.

Francesco Frisone

Francesco Frisone

Francesco Frisone, nato nel 1994 a Roma. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pavia, è allievo IUSS e alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha frequentato la London School of Journalism nell’estate 2014 e ha lavorato per l’Ufficio del Sindaco Depaoli a Pavia nel 2015. Si interessa di media, politica e campagne elettorali.