Facebook appoggerà Trump o Clinton nelle elezioni americane?

Tempo di elezioni presidenziali. Tempo di campagne elettorali. La corsa ai candidati per le presidenziali di novembre è giunta quasi al termine. Per il Partito repubblicano il candidato è Donald Trump, mentre per il Partito democratico, con buone probabilità, sarà Hillary Clinton a concorrere per le presidenziali, anche se il nome del candidato ufficiale dei democratici sarà scelto a luglio.

Tralasciando la questione politica, volgiamo lo sguardo verso uno dei più importanti canali di comunicazione dell’età moderna, Facebook, il social network più grande del mondo, con 1,65 miliardi di iscritti. Numerose testate giornalistiche nell’ultimo mese hanno aperto una vera e propria gara di divinazione per cercare di carpire quale sia effettivamente l’orientamento politico del social network più diffuso al mondo, capace di influenzare le preferenze politiche di milioni di utenti. A Zuckerberg, infatti, basterebbe solo aprire lo scrigno del database sui nostri gusti e simpatie, per insegnare al politico cosa dire per persuadere tutti e riscuotere consenso.

Le strategie aziendali degli ultimi anni hanno reso Facebook la piattaforma web per eccellenza, dove si comunica con gli amici o colleghi, dove si leggono le notizie quotidiane e, da qualche mese, dove si guardano in diretta numerosi eventi e convegni politici. Il piano dell’azienda è insistere il più possibile su questa tendenza, mettendo a disposizione degli utenti tutto ciò di cui hanno bisogno all’interno del social network, annullando le loro esigenze di cercare altrove.

Difficilmente il colosso dei social potrebbe convincere un elettore convinto di Donald Trump a votare per Bernie Sanders o per Hillary Clinton, però potrebbe incoraggiare e convincere gli elettori indecisi a votare per qualcuno. Con i dati raccolti dal social network sulle abitudini e sulle preferenze dei propri utenti, sarebbe relativamente facile per Facebook capire l’orientamento politico e il grado di coinvolgimento nella campagna elettorale di ciascuno.

Da un articolo del settimanale Pagina99 si apprende, inoltre, che “alcuni ex collaboratori che si occupavano della selezione di notizie da inserire in Trending denunciano la manipolazione delle informazioni imposta alla redazione. Per i due anni di vita del servizio, è stato perpetrato il raggiro di ridurre le news collegate ai politici conservatori, o di iniettarne alcuni a favore dei democratici.

Ci troviamo dunque dinanzi a una vera strategia politica? In realtà Facebook, secondo l’analisi di Paolo Bottazzini su Pagina99, come altri giganti della Silicon Valley, dal punto di vista politico segue solo ed esclusivamente i propri interessi, che sono ben illustrati nella destinazione dei 9,8 miliardi di dollari collocati in azioni di lobbying durante il 2015, per la riforma delle leggi sui brevetti, agevolazioni fiscali per gli investimenti in ricerca e sviluppo e revisione delle regole di immigrazione per favorire l’importazione di talenti. E giacché Trump, secondo quanto dichiarato dallo stesso Zuckerberg, “è un selvaggio che minaccia l’immigrazione di talenti”, la preferenza di Facebook potrà sembrare evidente, ma in realtà continua a essere piuttosto opaca.

Redazione

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