Come si fa a diventare uno scrittore internazionale tradotto in tutto il mondo? Bisogna nascere altrove

Come si fa a diventare uno scrittore internazionale tradotto in tutto il mondo? Bisogna nascere nel Paese giusto. Cioè non in Italia.

La letteratura italiana parla solo a se stessa. Guardando i dati di vendita dei libri in Italia verrebbe da aggiungere “a malapena”.

Un tempo, quando i Nobel significavano qualcosa, gli italiani vivevano nel mondo letterario internazionale: Carducci seguiva Kipling, la Deledda veniva premiata dopo George Bernard Shaw, Pirandello poco dopo Thomas Mann, Quasimodo l’anno dopo Pasternak, Montale poco dopo Neruda. Se andiamo ancora più indietro l’italiano era la lingua del canto in tutto il mondo e non andiamo ancora più indietro per non cadere in depressione nel confronto con antiche glorie.

Oggi l’autore di punta che l’Italia vorrebbe esportare è Saviano. Il quale viene stroncato anche dalla stampa internazionale. Autori italiani che vendano significativamente all’estero partendo dall’Italia non ce ne sono.

Non si deve essere particolarmente cinici per capire che un successo letterario ha alle spalle un sistema organizzato. Il libro più bello del mondo può rimanere inedito se non incontra l’apparato editoriale. E non diventa un successo se non si fa fecondare dai perversi meccanismi commerciali. Che la Rowling abbia scritto Harry Potter quasi per caso in treno è una storia meno realistica del ritorno di Voldemort che svolazza con i mangiamorte intorno a Westminster. Dietro ogni successo ci sono editori, esperti di comunicazione, in un intreccio di potenti e potentati che creano le condizioni per cui gli editori lo pubblichino, i media ne parlino, i lettori lo comprino.

E il nostro sistema, molto semplicemente, oggi non funziona. Non funziona da decenni. E non funziona perché è luciferinamente autoreferenziale e perché è stato imbastardito dalle peggiori logiche italiche. Finché l’editoria era milanese nell’anima gli autori venivano selezionati con criteri e logica e si spingevano all’estero quelli che il mondo avrebbe potuto accettare. Oggi l’anima dell’editoria è diventata “romana”: pubblichiamo gli amici, e gli amici degli amici, così guadagniamo un favore da qualcuno. E ci meravigliamo se il resto del mondo poi non ci legge. Ed è così che da Carducci si è arrivati agli ignoti che vincono i concorsi letterari.