Edipo re “Superstar”, la geniale rivisitazione al teatro Vascello

edipo re

I cultori dell’antichità e gli appassionati di mitologia classica vadano a vedere l’Edipo re di Marco Isidori con la mente aperta, perché quello che attende lo spettatore è una rivisitazione alquanto originale della storia dello sventurato re tebano, a partire dalla scenografia: una sorta di installazione artistica del palazzo reale immerso nella mortifera peste che ha colpito la città. Non v’è musica in questo spettacolo, cinque attori incarnano il coro, accompagnando le vicende di Edipo (Marco Isidori) e Giocasta (Lauretta Dal Cin), e trasformandosi di volta in volta nei rispettivi personaggi secondari, quali Creonte, l’indovino Tiresia, il messaggero, e i pastori che identificheranno Edipo come figlio e uccisore del padre Laio. L’atto unico di questa rappresentazione fluisce incalzante, inglobando sempre lo spettatore nel vortice dello spettacolo: persino i cambi di scena avvengono di fronte agli occhi del pubblico, che rimane incantato di fronte ai geniali espedienti proposti sul palco.

Edipo Re

In scena Edipo veste una giacca di mollette, sintomatica forse del suo potere contaminato, che sta infestando tutto il regno, ed indaga le cause della pestilenza dialogando animatamente con Tiresia, che è interpretato da una donna, Maria Luisa Abate. Creonte (Paolo Oricco) si pavoneggia ricoperto d’oro, mentre Giocasta è intrappolata come una crisalide, vittima – ignara fino all’ultimo – del tragico destino che non è riuscita a scampare. La celeberrima tragedia sofoclea del figlio che, inconsapevole, uccide suo padre e sposa sua madre, passando per l’interpretazione hölderiana, acquista nuova vita grazie al tocco dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa: il risultato è uno spettacolo che mantiene la matrice originale, scardinando le tendenze tipiche di un teatro esclusivamente magniloquente e presentando al pubblico delle scenette molto divertenti. Ma il dramma alla fine resta dramma ed Edipo, una volta scoperta l’atroce realtà, camminerà nel buio del suo auto-accecamento guidato solo dalle sue figlie, rappresentate in scena da due marionette di carta. Ma questa è tutta un’altra storia, o meglio, un altro mito.

Alessia Pizzi

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