Dalla Cina a presa diretta: impressioni

Jiangdu, quartiere della città di Yangzhou, provincia del Jiangsu.

È la terza volta che metto piede in questa importante provincia (tra le più prospere dell’intera Cina), sita nella parte più orientale del paese, che non raggiunge le dimensioni dell’Italia del nord ma è popolata da ben 80 milioni di persone. La terza visita in meno di sei anni, un lasso di tempo modesto a fronte dei rapidi cambiamenti visibili e di cui è impossibile non accorgersi. Che il vecchio Dragone si sia risvegliato non è certo una novità, detto nel 2018; ma per farsene un’idea fuor dai luoghi comuni non esiste ovviamente niente di meglio che venire da queste parti e toccare con mano, notare e magari annotare.

Passeggio per queste vie ormai familiari, che circa 3 anni e mezzo or sono ho lasciato nell’incuria e che adesso ritrovo in condizioni (parzialmente) migliori: le strade appaiono infatti nuove e ben organizzate, alcune piste ciclabili hanno fatto la loro comparsa, molti edifici sono stati restaurati e numerosi altri sono sorti nel frattempo. Mi riferisco sempre, attenzione, alle vie principali, ai corsi e ai viali, non ancora alle viuzze nascoste negli interstizi cittadini. In generale una maggiore razionalità ha investito, mi sembra di poter affermare, l’urbanistica di Jiangdu, quartiere dicevo, ma ex città e come tale ancora percepita. E gli spazi verdi sono decisamente aumentati.

Molti dei trabiccoli che ancora pochi anni fa vedevo pericolosamente sfrecciare per le strade (e per i marciapiedi) sembrano scomparsi. Ce ne sono ancora, naturalmente, ma si percepisce una loro diminuzione, o forse piuttosto la loro presenza è soffocata dal raddoppiare delle auto. Si vede ancora qualche risciò, scampato alla modernizzazione e alla motorizzazione incontrollata. Ne prendo uno. Quasi mi fa pena l’uomo che dovrà scarrozzarmi per 10 minuti buoni con la sola forza delle sue gambe: è la metà di me, a essere ottimisti, ma non batte ciglio e mi prega di mettermi in sella. Il tutto per 6 yuan, 80 centesimi. E siccome è un prezzo che mette quasi tenerezza (considerando soprattutto la fatica impiegata!) gliene lascio volentieri qualcuno in più.

Ormai quasi a destinazione a casa di alcuni cari amici, decido prima di bere qualcosa in un vicino “Milanwheat”, una catena in stile Starbucks che prende il nome dalla nostra Milano ma che al suo interno appare come un miscuglio di Italia, Inghilterra e Stati Uniti. Non c’è da stupirsene: l’ignoranza occidentale nei confronti del mondo orientale è la stessa di quest’ultimo per l’Occidente. Così ad esempio le differenze tra due paesi come l’Italia e la Germania non sono normalmente percepite in alcun modo. Ora, ciò è perfettamente comprensibile, ma il dilagante provincialismo nostrano punta il dito contro noi stessi, “eurocentrici”, mentre aperti e globali sarebbero tutti gli altri. Stupidaggini.

Sorseggio una bibita fresca alla frutta e finalmente giungo a casa degli amici che mi attendono e che mi riservano sempre una calorosa accoglienza. Vengo fatto accomodare sul divano mentre il padrone di casa segue in tv una sorta di fiction incentrata sulla figura di Mao Zedong, che posso seguire perché sottotitolata in inglese. Si tratta di uno sceneggiato edificante del grande Timoniere al tempo della Guerra di Corea contro gli americani, e non sono stato l’unico, forse maliziosamente (diceva Andreotti che a pensar male talvolta ci si azzecca), a vedervi il riferimento all’attualità, non tra le più semplici nei rapporti tra il Vecchio Dragone e lo zio Sam.

Mentre scrivo questo pezzo sul mio Tablet penso che sia una vera fortuna poter raggiungere il sito web di “Cultora” senza problemi. Non ho certo bisogno di spiegare che qui in Cina molti siti web occidentali (Facebook, Google – quindi anche Gmail – e da circa un anno anche Whatsapp) sono bloccati. È l’occasione buona per usare Virgilio come motore di ricerca, ciò che probabilmente non facevo dalla fine degli anni Novanta. In realtà i modi per bypassare i divieti esistono, ma avrei forse dovuto occuparmene in Europa, prima di partire insomma. Insisterò.

La prossima settimana partirò per qualche giorno alla volta dello Yunnan, verso sud ovest, incastonato tra il Laos e la Birmania (Myanmar). Vedrò un’altra Cina, per raggiungere la quale mi ci vorranno circa 3 ore di volo. Superfluo dirlo: non vedo l’ora. Alla prossima.

Marco Testa

Cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, ha compiuto studi storici e archivistici parallelamente a quelli musicali. Già collaboratore della cattedra di Bibliografia musicale del Conservatorio di Torino e docente presso l’Accademia Corale “Stefano Tempia”, collabora con festival e istituti di ricerca. Autore di saggi e articoli, lavora presso l’Archivio di Stato di Torino ed è critico musicale di “Musica – rivista di cultura musicale e discografica” e de “Il Corriere Musicale”.