Band indipendenti: in Italia lo sono ancora?

indipendente

Si parla oramai da quasi dieci anni in maniera insistente, specialmente nella penisola, di musica indipendente (certo la classificazione indie appartiene a qualche decennio precedente, ma erano altri tempi e le definizioni nel tempo mutano significato), e le nostre orecchie nell’ultimo periodo hanno udito migliaia di note e brani prodotti da musicisti indipendenti, band indipendenti, cantautori indipendenti etc.
Ma oggi, gli stessi artisti che dieci anni fa si definivano indipendenti possono dire di esserlo ancora? Soprattutto: cosa vuol dire indipendente?

Il termine musica indie si può riferire ad un insieme di generi musicali caratterizzato da una certa indipendenza, estraneità dalla musica pop e dalla cultura mainstream, e soprattutto da un approccio personale, diverso, alla musica stessa. Quindi, in soldoni, la musica idnipendente è quella che ragiona fuori dagli schemi e dai canoni delle grandicorporations e gli artisti che la praticano sono una sorta di “fai-da-te” del mondo della musica. Indipendente è chi da sé cura i propri arrangiamenti, chi registra a proprie spese, chi ha una distribuzione di nicchia, in proprio, chi si affida al crowdfunding, chi ha un booking quasi del tutto “personale” o di livello medio-basso.

Tutto ciò non significa certo che la musica prodotta da tali artisti sia meno valida o arrivi esclusivamente ad una nicchia selezionata di persone: spesso e volentieri gli artisti indie riescono a distinguersi nel panorama musicale per musicalità e innovazione, essendo esenti dal seguire determinate regole che il mercato delle major impone. Certo i numeri in fatto di vendite sono decisamente diversi, ma come detto prima indie non vuol dire sconosciuto.

Circa dieci anni fa, in Italia, fu il periodo in cui la musica indipendente iniziò la propria scalata verso il successo e si diffuse a macchia d’olio in tutta la penisola. Come ogni moda che si rispetti, la diffusione di band, musicisti, ma soprattutto ascoltatori e intenditori di questo genere di musica è divenuta virale portando, nel tempo, band di nicchia a raggiungere un tale successo da essere rapidamente notate dalle major. Infatti, in poco tempo i Nobraino, Dente, e anche Marta sui tubi, i Ministri − questi ultimi due mantenendo sempre un certo rapporto con le etichette indipendenti d’origine − e altre band del settore, nate come indipendeti hanno avuto la fortuna/sfortuna di ottenere contratti con case discografiche di alto livello come la Universal, la SONY e la Warner.

Si può dire dunque che le band indie continuano ad esserlo anche dopo aver firmato contratti di prestigio? Potrebbe darsi che quella della musica indipendente sia solo una fase che alcuni gruppi, specialmente in Italia, sono costretti a “sopportare” in attesa di approdare a lidi migliori e più rosei. Sta di fatto che alcuni poi fanno dietro-front, come il gruppo di Gulino che oggi, ridotto in trio, affida l’uscita del nuovo disco a Musicraiser, la piattaforma di crowdfunding più famosa in Italia.