ART in PILLS: Speranza e maternità, L’annunciazione di Leonardo da Vinci

Lo ammette dormo poco, da sempre e vado pure a letto tardi. Da quando sono nata mi bastano poche di sonno e poi su in piedi e il giorno comincia. Solo la febbre mi stende, nel senso che con la temperatura alta, entro in una sorta di letargo dal quale mi devono svegliare. Dormo poco e il richiamo all’alzata, quando non mi sveglio da me, è dato dalla radiosveglia. Ed è stato proprio sabato 9 maggio che ascoltando la voce di Natascha Lusenti, in diretta dalle 6 su Radio 2 con Ovunque6, che sono scattate quelle solite associazioni mentali che ogni settimana mi permettono di raccontarvi un quadro.

Il risveglio riflessione della giornalista è quello sotto…

“Questa mattina mi sono svegliata e ho cercato nell’armadio un nastro di tulle bianco che ho tenuto per un lungo periodo. Suppongo di averlo buttato. Lo usavo come un filtro correttivo nei giorni in cui alla realtà mancava qualcosa. Sarà per questo che è bello vederlo addosso alle spose. Sarà per questo che la bambina nata su una nave della Marina italiana, una settimana fa, è stata avvolta in un velo bianco. Ho letto che è stato un parto difficile e che la madre ha perso conoscenza. Nelle stesse ore, in un paese molto più a nord, nasceva una bambina che è stata salutata con il rosa delle luci sui monumenti e del completo indossato dalla regina. La donna che ha dato la vita alla bambina più fortunata era attesa dai concittadini e si è mostrata poche ore dopo. Guardando le fotografie, mi ha colpito la mano del marito che le sorreggeva con delicatezza la schiena. La didascalia spiegava che è un gesto dovuto ad ogni puerpera. Allora ho pensato alle donne che chiedono ad altre donne di accogliere i loro ovuli e di far nascere i loro bambini. E sono rimasta in silenzio a guardarmi la pancia”.

Appena sentita quella voce ha provato una sensazione strana, nel senso che le emozioni erano così forti da togliermi le parole per esprimerle. Poi, pensando ai due occhi che guardano la pancia, mi son venute in mente due cose.

La prima sono alcuni versi de Il gelsomino notturno di Giovanni Pascoli:

“È l’alba: si chiudono i petali

un poco gualciti; si cova,

dentro l’urna molle e segreta,

non so che felicità nuova”.

Nella chiusura del testo poetico, il fiore chiuso e l’urna molle sono la rappresentazione simbolica del ventre materno nel quale può prendere forma una nuova vita e il fatto che la vita è un qualcosa che si rinnova scatenando sensazioni cosi intense, difficili a volte da esprimere.

L’altra cosa a cui ho pensato, sono i tanti quadri che nell’arte raccontano l’annunciazione di Gesù a Maria, ma quello di Leonardo da Vinci del 1472, conservato agli Uffizi e che ho visto una ventina di anni fa, mi scuote l’animo ogni volta che lo rivedo. Questi tre elementi, tra presente e passato, dimostrano come la nascita di una nuova vita sia sì un segno di amore, ma allo stesso tempo una nuova vita rappresenta un evento che ha qualcosa di miracoloso, e anche il segno tangibile di una speranza che quando meno ce lo aspettiamo può diventare realtà, come è accaduto per Maria.

Il quadro raffigura il momento in cui l’angelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che è stata prescelta da Dio per mettere al mondo Gesù. Questo dipinto di Leonardo da Vinci venne scoperto solo nel 1867 quando, dalla Chiesa di San Bartolomeo in Oliveto ( e non è certo che fosse la sede originaria del dipinto), venne portata nella negli Uffizi.

Ad un prima vista d’occhio ci si rende conto che l’annunciazione è ambientata nel rigoglioso giardino della casa della Vergine e non, come vuole la tradizione, dentro alla camera da letto o sotto una loggia, dove era abitudine, in epoca medievale, inserire, il letto di Maria. L’angelo di solito era all’esterno in un ambiente simile ad un orto circondato da altri che simboleggiavano il ventre della Vergine. Leonardo porta la scena fuori in un giardino aperto delimitato da un piccolo muretto oltre il quale si vede un paesaggio di alberi di diverse specie, più vicini all’occhio dell’osservatore. Dietro di essi in lontananza si scorgono un fiume, un villaggio, delle imbarcazioni e le montagne circondate da una foschia dal colore azzurro che sbiadisce i colori del paesaggi. La presenza così incisiva di elementi della natura, (fiumi, monti, alberi, tappeto d’erba, cespugli e fiori) è la dimostrazione che il miracolo riguardante la Vergine è un mistero di fede e vita che coinvolge ogni componente del mondo terreste. L’accuratezza e la minuziosità certosina con la quale Leonardo definisce ogni filo di erba e ogni fiore, sono il tipico esempio dell’appassionato studio della botanica dell’artista, che in questo modo omaggia la ricchezza di specie vegetali create dal divino.

Noterete essere presenti nella tela una variazione delle tonalità cromatiche, più accese e intense vicino, e quasi rarefatte in lontananza. Questi effetti tipici di quella che è la prospettiva aerea, servirono a Leonardo per dimostrare come l’intensità dei colori cambi in base al variare della luce e per creare la profondità prospettica e il tipico effetto dello sfumato leonardesco. Con molta probabilità l’opera risale al periodo giovanile di Leonardo e la prospettiva utilizzata è caratterizzata da stacchi cromatici molto contrastanti, sottolineati ancora di più dal fatto che gli alberi come i pini i cipressi dietro le due figure in primo piano, sembrano avere la funzione di separare in modo netto la scena in primo piano dal fondo. È come se l’artista volesse catturare l’attenzione dello spettatore e guidarlo alla scena clou in primo piano

Il quadro è divisibile in due parti a sinistra troviamo l’Angelo annunciante, in fronte a lui, a destra troviamo la figura della Vergine. L’Angelo è dipinto con una posizione classica, inginocchiato come se fosse appena atterrato al suolo, fatto che si può intuire con certezza osservando le pieghe della veste rossa che poggia sull’erba. La figura arrivata dal cielo indossa una veste composta da tre panni di colore bianco, verde, e rosso. Non so cosa abbia dettato questa scelta in Leonardo, ma a me questi tre colori hanno richiamato le cromie simboliche spesso utilizzate nei dipinti delle tre virtù teologali della fede, speranza e carità.

Un’altra delle particolarità di questa figura sono le ali. Di solito gli angeli hanno ali di pavone, simbolo dell’immortalità, ma qui Leonardo mette alla figura giunta dal cielo delle ali di uccello, dipinte con estrema precisione naturalistica, segno evidente di uno studio dal vero compiuto dall’artista toscano. L’angelo ha la mano destra posta verso la Vergine come in segno benedicente (è il momento dell’annunciazione) mentre nella sinistra regge un giglio, segno tipico della castità e della purezza, qualità incarnate a pieno da Maria.

A destra c’è Maria, separata dall’angelo da un altare in marmo sopra il quale si nota un leggio che sostiene il libro delle Sacre Scritture (Antico Testamento) letto da Maria. L’altare è decorato con motivi classici, tra di essi ci sono girali, volute, foglie d’acanto. Ad un certo punto, nella base leggio compare un festone con fiori e frutta e sopra di esso una conchiglia dal significato simbolico che rappresenterebbe la bellezza eterna di Maria, ma anche la fecondità e il senso di amore e protezione materna verso il nascituro.

La futura madre di Gesù è seduta e tiene la mano destra appoggiata al libro per tenerlo aperto, mentre la mano sinistra è alzata in segno di accettazione del dono divino e del proprio futuro. Se la guardate bene essa è in piena corrispondenza con la mano destra dell’Angelo annunciante, come se Leonardo volesse sottolineare che per comunicare un evento di tale importanza emotiva, spirituale e di fede, bastano piccoli gesti, più che le parole dette a voce. La figura indossa una veste rossa e un ampio mantello blu che ricade sulle spalle e poi sulle gambe facendone emergere la forma plastica delle gambe, grazie al panneggio ricco di pieghe.

I grandi storici dell’arte del passato raccontano che Leonardo, per poter dipingere al meglio le pieghe delle vesti dei soggetti presenti nei suoi quadri, si aiutasse realizzando dei modelli in argilla delle figure da dipingere e poi li ricoprisse di panni bagnati nel gesso, per modellarli con le pieghe volute e per riprodurli poi sulla tela.

Osservando i volti dell’Angelo (qui il colore è steso in modo piatto e compatto, forse non è stato fatto da Leonardo, ma magari da un suo aiutante) e quello della Vergine (presente invece il tipico sfumato leonardesco) si nota l’accuratezza dell’artista nel definire con linee ben precise e marcate ogni singolo particolare del volto (dalla forma degli occhi, a quella della bocca,fino ad ogni singola ciocca di capelli). Interessante anche il dettaglio dell’aureola – corona sul capo della Vergine che evidenzia la sua santità e la grande fede che la caratterizzerà in ogni momento della sua vita.

Accantonando i piccoli difetti prospettici che potrebbero emergere dalla tela, dovuti al fatto che Leonardo realizzò questo dipinto in età giovanile poco dopo aver ottenuto la nomina di Maestro Pittore, questa Annunciazione è come caratterizzata da un’atmosfera di sospensione emotiva nella quale i sentimenti di Maria all’annuncio della sua gravidanza sono bloccati in una immagine eterna di grande dolcezza, coraggio e amore materno.