Art in Pills: L’espressionismo di Marianne von Werefkin

In questi giorni sono stata al museo Santa Giulia di Brescia a visitare la mostra in corso dedicata al Dada 1916. La nascita dell’Antiarte. L’allestimento è un vero e proprio viaggio attraverso opere pittoriche, scultoree, riviste, manifesti e video che narrano l’origine del Dadaismo, nato 100 anni fa, nel 1916 a Zurigo.

Tra le opere di artisti italiani e stranieri presenti ricorrono i nomi di Andrè Breton, Marcel Duchamp, Han Richter, George Grosz, Francis Picabia. Tra di loro anche alcune donne, tra le quali Marianne von Werefkin, una pittrice espressionista di origine russo tedesca.

La tela della Werefkin presente alla mostra è le Le Chiffonier (Il cenciaiolo) del 1917, un olio si tela di impostazione espressionista.

Nel quadro si vede un immenso paesaggio fatto di distese di acqua, colline e monti. Esso è costruito per piani e più che il globo terreste, il mondo rappresentato sembra assomigliare maggiormente ad uno scenario apocalittico.

Nel cielo si mescolano nubi scure e improvvisi bagliori di luce (giallo, rosso, arancio), come se volessero portare un po’ di serenità in una terra afflitta del male e dalla povertà.

Ci sono montagne enormi, appuntite di colore blu con sfumature nere e viola. Esse sono però montagne strane e irreali, non tanto per la cromia, ma per il fatto che il modo in cui sono state dipinte dalla Werefkin dà l’impressione che esse stiano come compiendo una sorta di moto flessuoso, simile a quello delle cime di alberi colpite dal vento.

Davanti, più basse, ci son delle verdi collinette che sembrano venire a galla dall’acqua piatta. Il lago, almeno sembra essere tale, è simile ad uno specchio del tutto immoto, dove si riflettono tutti i colori del paesaggio circostante (blu, rosso, viola, bianco, verde). In mezzo ad esso si innesta una barca bianca, sola e abbandonata a se stessa.

In primo piano i colori sono più caldi, virati sul marrone e sul terra di Siena bruciata e qui si trovano due figure. La prima, in bella vista davanti a noi, è il cenciaiolo che abbandona la montagna di stracci dietro di lui (alla nostra destra) dove, invece, una altro esile e magro cenciaiolo è rimasto a cercare qualche pezza da recuperare.

Il cenciaiolo in primo piano, mi ha dato l’impressione di assomigliare ad un essere alieno, che ha poco di umano. La figura è smilza, già alta di suo e resa ancora più alta dal cilindro che indossa. Le braccia e le gambe sono molto lunghe (troppo forse), e la figura sembra essere deforme e si accompagna con un bastone stretto nella mano destra.

L’utilizzo dell’esile asta di appoggio è fondamentale, perché è come se la troppa altezza dell’uomo, unita alla magrezza estrema e al fardello che ha sulle spalle, rendessero precario il suo equilibrio. La figura del venditore ambulante è ritratta nell’atto di allontanarsi dal posto dove si reca per recuperare gli stracci usati da vendere e guadagnare qualche spicciolo necessario alla sopravvivenza.

Nel complesso la tela è un insieme di colori forti e intensi, irreali, perché la Werefkin, con la sua arte pittorica espressionista esprime quello che si nasconde nel proprio animo e come i sentimenti del suo io la portano ad interpretare in modo del tutto personale (e questo quadro lo dimostra) il tema paesaggistico.

La Werefkin utilizza il paesaggio come il mezzo ideale per proiettare e condividere con il pubblico le emozioni del proprio animo di donna pittrice che vive e lavora durante la Prima guerra mondiale.

Marianne von Werefkin nacque a Tula in Russia nel 1860. Era figlia di un Comandante del Reggimento di Ekaterinburg. Attorno al 1880 cominciò a studiare pittura nella bottega del pittore Ilya Repin, uno dei principali del realismo russo ottocentesco, ma nel 1888 un incidente di caccia e una ferita alla mano la costringeranno a smettere di dipingere. Nel 1892 la von Werefkin conosce Alexej von Jawlensky, con il quale si trasferisce a Monaco di Baviera. Qui, i due vissero a Schwabing, il quartiere degli artisti di Monaco di Baviera. La loro casa divenne il salotto artistico dove di incontracano pittori, scrittori, rivoluzionari, dandy, musicisti e filosofi. Da questo momento abbandona la pittura per circa dieci anni. Nel 1907, la Werefkin riprende a dipingere e adotta uno stile espressionista, influenzata da Edvard Munch. Nel 1909, insieme a Jawlensky, aderisce alla Nuova Associazione degli Artisti di Monaco e, nel 1911, al nuovo gruppo Der Blaue Reiter fondato da Wassily Kandinsky, Franz Marc e Gabriele Münter. Con l’avvento drammatico della Prima guerra mondiale, la pittrice si trasferì ad Ascona, in Svizzera, dove, nel 1924 fondò il gruppo dell’Orsa Maggiore.

Dadaismo o Dada è un movimento artistico nato in Svizzera, a Zurigo, nel 1916. Questo accadde perché a causa della Prima Guerra Mondiale, con folto un gruppo di intellettuali europei che si rifugiò in Svizzera in fuga dagli orrori della guerra. Tra di loro Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hans Richter. La nascita ufficiale del gruppo ricorre il 5 febbraio 1916, quando fu inaugurato il Cabaret Voltaire fondato dal regista teatrale Hugo Ball. Alcuni di loro sono tedeschi, come il pittore e scultore Hans Arp, altri rumeni, come il poeta e scrittore Tristan Tzara o l’architetto Marcel Janco.