Art in pills e Storiuncole “Perché ci ostiniamo”

di Viviana Filippini, in Blog, Libri, Recensioni, del 11 Set 2018, 15:20

Perché ci ostiniamo, Fredrik Sjöberg e la riscoperta della bellezza in quello che ci circonda

Francobolli, libri, macchinine, farfalle, mosche e chissà quanto altro potremmo trovare nelle case dei collezionisti. Sì, perché il collezionare oggetti a volte può diventare una vera e propria ossessione. Anzi, un bisogno che fa stare bene chi accumula gli oggetti del proprio interesse e per questo non sempre è compreso dagli altri. Un cercare e recuperare per mettere da parte che per qualcuno è indice di ostinazione, per altri una tenacia messa in atto per salvaguardare quello che più piace.

Questo è anche il sottile tema di fondo che anima Perché ci ostiniamo di Fredrik Sjöberg, edito da Iperborea. Il nome dello scrittore è noto ai lettori perché l’entomologo ha conquistato il pubblico on libri come L’arte di collezionare mosche, Il re dell’uvetta e L’arte delle fuga. Con questo ultimo libro lo scrittore svedese ci porta dentro ad un viaggio nella sua vita e in quella di quelle persone che Sjöberg ha incontrato durante il suo lavoro di scrittura.

Il punto di avvio è la ricerca di un tiglio centenario, e da lì l’autore comincia le sue funamboliche narrazioni di storie più o meno collegate al punto di partenza. Dal tiglio si passa ad un autoscatto di Stringberg e poi si apre un avventuroso mondo che trascina il fruitore alla scoperta e alla presa di coscienza di quanti dettagli sconosciuti si nascondano dietro la superficie delle cose. Inoltre, fin dalle prime pagine, Sjöberg ci spiega il perché certe persone si ostinino a collezionare.

Per lo svedese accumulare cose non è un malattia, anzi diventa il vero e proprio mezzo per salvarsi dalla pazzia, perché “collezionare per il proprio piacere è un modo per evitarla”. L’entomologo parte dal fatto che tutto cominciò con una delle invenzioni più importanti messe in atto dall’uomo e non è la ruota, ma la borsa, in quanto essa era, ed è, per chi si aggirava nei boschi, un contenitore nel quale mettere e custodire le radici e le erbe. La borsa come metafora dello strumento perfetto di chi accudisce e custodisce quello che più sta a cuore.

In Perché ci ostiniamo Sjöberg parla davvero di tutto, per esempio ci racconta della Binghöle, una grotta di stalattiti e stalagmiti nella Svizzera francofona che lo ha conquistato per il suo fascino, e non si limita a questo. Chi scrive ci racconta l’origine del nome derivante da Ignaz Bing (1840-1918), un produttore di giocattoli di latta (la ditta che aveva con il fratello contava 16.000 dipendenti) appassionato, o meglio dire ostinato, di archeologia e speleologia che trovò la grotta durante una delle sue spedizioni.

Non manca nemmeno il riferimento all’orsetto più famoso d’America– Teddy Bear- chiamato così onore di Theodore Roosevelt, soprannominato Teddy, a conseguenza di un simpatico episodio avvenuto durante una battuta di caccia nel 1902. E che dire poi della storia di Anna Lindhagen, tra i soci fondatori dell’Associazione Svedese per la protezione della natura, nata ad inizio del 1900 in Svezia. O ancora tutto il processo di risanamento ambientale messo in atto nei paesi nordici per salvare la natura dall’inquinamento industriale.

Pagina dopo pagina Sjöberg in Perché ci ostiniamo, grazie ad uno stile narrativo in grado di scovare associazioni tra gli argomenti tra loro più differenti, ci porta in una viaggio letterario che ha l’intento di dimostrare non solo quanto ostinarsi su alcune cose possa essere per alcuni individui un vero toccasana. L’ostinarsi è anche quell’agire che ha portato tutti i protagonisti di Perché ostiniamo a compiere azioni che hanno avuto, e che hanno, lo scopo di suscitare la riscoperta, il recupero e l’esaltazione della bellezza che si nasconde nel mondo che ci circonda.

Perché ci ostiniamo, Fredrik Sjöberg, Iperborea, pp.192, 2018. Traduzione Andrea Berardini e Fulvio Ferrari,