AMP di Google per un giornalismo mobile superveloce

di Edoardo Ridolfi, in Media, del 10 Ott 2015, 12:30

Stanchi delle notizie che non si caricano mai, dei video e delle immagini che vi si aprono mentre volete leggere un articolo di cronaca? Ci pensa Google. Il colosso statunitense, dopo aver rivelato nei giorni scorsi tramite il capo di Search, Amit Singhal, che le ricerche su mobile hanno superato quelle effettuate su desktop computer, ha lanciato uno strumento open source che mira a rivoluzione il mondo dell’editoria. Si chiama AMP, acronimo di Accelerated Mobile Pages (pagine mobili accelerate) e nasce con lo scopo di creare pagine web leggere in grado di essere velocemente fruibili indipendentemente dal tipo di smartphone o tablet di cui si dispone: «Quello che vogliamo proporre − spiega David Besbris, direttore degli ingegneri di Google, nella conferenza stampa di presentazione tenutasi a New York − è un prodotto concepito esclusivamente per i contenuti mobile e smartphone, vogliamo portare uno spirito di innovazione e semplificazione a livello tecnico del contenuto. Ci rendiamo conto come ogni volta che un articolo impiega troppo tempo per raggiungere un lettore, a causa di codici o elementi grafici fin troppo pesanti, quel lettore è perso.»

Italia presente – Il primo passo di Google sarà la diffusione del codice open source con conseguente rilascio di una demo e l’avvio di una collaborazione con oltre 30 testate giornalistiche tra cui La Stampa. Mario Calabresi, direttore del giornale torinese commenta così la scelta di unirsi al progetto di Google: «Tra sedici mesi, il 9 febbraio 2017, La Stampa compirà 150 anni e abbiamo voglia di tenere aperti i battenti per altri 150 anni. Specialmente i giovani vogliono leggere una sola notizia o condividere una sola foto e lo fanno attraverso lo smartphone». Tra le altre testate che hanno aderito al progetto per contribuire a un futuro sostenibile dell’informazione digitale ci sono BBC, The Guardian, Financial Times, Washington Post, Die Zeit, Les Echos, El Pais e New York Times, mentre tra le piattaforme digitali hanno annunciato la propria partecipazione Twitter, Pinterest, Linkedin, WordPress, Parse.ly e Chartbeat.

Riscrivere il web – Secondo Big G, il cuore del problema sarebbe situato nei prodotti che utilizzano JavaScript, un linguaggio interattivo e dinamico ma molto pesante dal punto di vista delle prestazioni. AMP punta a ristrutturare l’architettura del web, cercando di eliminare gli ornamenti grafici e creando una pagina web semplice, lineare e che porti subito alla notizia.
In fase di sviluppo anche lo snodo banner-pubblicità, che vedrà Google imporre nuovi standard alle aziende medio-piccole che attualmente ricavano profitti attraverso gli spazi pubblicitari, inoltre questi ultimi e il traffico realizzati da AMP saranno distribuiti tra i diversi editori.
Tuttavia AMP html non si imporrà subito nell’editoria, questo perché il processo di conversione dei diversi JavaScript sarà complicato e richiederà tempo per adattare i contenuti, si pensa che il progetto inizierà a prendere una forma definitiva nel secondo semestre del 2016.

Edoardo Ridolfi

Edoardo Ridolfi, nato a Gualdo Tadino (Pg) nel 1993. Diplomato al Liceo Scientifico; ha conseguito la laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia. Attualmente sta svolgendo l’iter per prendere il tesserino da giornalista pubblicista. Collabora come giornalista e fotografo con testate cartacee e online diverse.