All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne

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Stavo dal parrucchiere a tagliarmi le odiate doppie punte, quando a un certo punto sento il titolare, Aldo, intento a boccolare – neologismo da me coniato, da intendersi: “fare i boccoli”, da non confondere con il simile broccolare – una procace quarantenne platinata, che disquisisce su un’assurda tassa: la tassa sull’ombra.

Aldo conversa animatamente con la boccolona circa la stramba e minacciosa imposta e tra me e me sorrido pensando: la tassa sull’ombra?! Avrà capito male.

Deve aver capito male, più che altro.

In macchina, nel tragitto del ritorno, un tarlo fastidioso mi rode il cervello: e se avessero avuto ragione? Arrivo a casa, metto sul fuoco l’acqua per la pasta, e mi fiondo sul fido internet, alla ricerca d’informazioni ed ecco spuntare malandrina la famigerata tassa sull’ombra che mi fa l’occhiolino sullo schermo… Aldo aveva proprio ragione, lei esiste!

Leggendo incuriosita, mi rendo conto che più che nuova, trattasi di una legge riesumata, istituita con decreto nel 1997, che quasi nessuno, in passato, aveva mai avuto il coraggio di far applicare. In cosa consiste?

Lo dico brevemente per chi, come me, non lo sapesse ancora, consiste nel tassare l’ombra proiettata sulla strada dalle insegne o dalle tendine che sporgono dal muro dei negozi, anche di pochi centimetri, causando un tragico cono di semioscurità sul marciapiede, perché come minaccia il legislatore: “L’ombra occupa il suolo pubblico”.

Si calcola in base alla superficie della tenda, ed ha un costo di 8,40 euro al metro quadro che di per sé non è una cifra esorbitante, ma è proprio il concetto di tassare l’ombra che fa storcere il naso alle persone, soprattutto tra gli esercenti che l’hanno dovuta subire. Sulla scia di queste improbabili trattenute, ecco che la Confesercenti stila una lista delle imposte più creative presenti sul territorio italiano:

Tassa sui gradini: la pagano quelli che, per disgrazia, hanno case con scalini che danno su strada pubblica.

Tassa sul tricolore: vuoi esporre la bandiera italiana su suolo pubblico? Paga.

Tassa sui funghi: ci facciamo due fettuccine ai porcini? Se li vuoi raccogliere paga l’imposta di bollo sui permessi (ma ce li hai poi i permessi?).

Tassa sulle suppliche: se ti va di istituire una petizione, fare istanza, un ricorso… indovina? Paga.

Tassa sui lumini: chiamato business dell’illuminazione votiva, la luce perpetua da mezzo watt che normalmente costerebbe 4 euro l’anno, le società che gestiscono l’erogazione bene che va se ne prendono 15 di euro (a Roma 25).

Tassa sul morto: non si può più morire in santa pace, prima che i tuoi cari possano cominciare a piangerti, va prima versata una tassa per il rilascio del certificato di constatazione di decesso, rilasciato dall’ufficiale sanitario dell’Asl. Costo: 35 euro più 1 euro di bollettino postale.

Tassa sulle centrali fantasma: in bolletta elettrica i consumatori pagano un fondo per un premio ai Comuni che ospitano centrali nucleari. Si paga un euro ogni 5000 kwh.

La mia conclusione vorrebbe essere ironica, tipo: “Cosa ci tasseranno adesso, anche l’aria?”, ma non vorrei dare spunto.