1992: la nuova serie Sky è già un cult

Ventitré anni fa, in Italia si scopriva un sistema corrotto. Un vaso di Pandora “politico” veniva scoperchiato e reso pubblico dal pool milanese di Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D’Ambrosio, Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo. Ventitré anni fa, il nostro paese aveva definitivamente abbandonato i favolosi anni Ottanta, e venne scaraventato nella voragine Tangentopoli. Da un’idea dell’attore Stefano Accorsi, in arrivo su Sky Atlantic, il prossimo 24 marzo, la serie TV in dieci puntate, 1992. La nuova mega produzione targata Sky debutterà, contemporaneamente, in Italia, Regno Unito, Germania, Irlanda e Austria ed è stata presentata all’ultimo Festival di Berlino, dove sono fioccati gli apprezzamenti della stampa estera, che ha assistito alla proiezione dei primi due episodi. Il Frankfurter Allgemeine ha scritto: “Raramente un paese ha il coraggio di guardarsi negli occhi, come in questo caso”, mentre l’Hollywood Reporter e Variety parlano di “lavoro avvincente” e di “gran colpo per l’industria televisiva italiana”.

L’inchiesta Mani Pulite azzerava ciò che era stato, per lasciare tutto com’era in un cambio di guardia in politica molto gattopardesco, che vedeva Silvio Berlusconi diventare l’unica speranza degli italiani. Una serie TV di nicchia, come l’hanno definita gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo: una serie che poteva essere creata solo da Sky, che come apripista per questo modo di fare televisione annovera Romanzo Criminale e Gomorra. Una TV della realtà, che dopo Roma e Napoli, sale al nord e rovista nei meandri oscuri della finanza e della politica. “È un period drama“, dice Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali Sky, “questa Milano non è mai stata raccontata così“. “Abbiamo cercato di seguire le orme delle produzioni Sky e innovare il modo in cui narrare una storia per la tv, cercando di ricreare un immaginario preciso, mai raccontato finora, e con stile visuale diverso dalla fiction italiana“, ha raccontato il regista Giuseppe Gagliardi a La Repubblica. “Con la serie cerchiamo di far capire, alle generazioni che non hanno vissuto quel periodo, da dove veniamo e perché oggi ci troviamo in questa situazione”, ha proseguito il regista. “Il fatto che la serie esca in cinque paesi è significativo perché conferma che questo format è il mezzo per un nuovo racconto del romanzo contemporaneo, e la messa in scena attraverso questo tipo di stile riesce a raggiungere anche un pubblico internazionale“. A Sky hanno rivelato di aver concepito la serie come antologica, quindi se il progetto dovesse andare bene a 1992, seguirebbero 1993 e 1994.

Tutto inizia quando Mario Chiesa è colto in flagranza di reato dal giudice Antonio Di Pietro. Nelle puntate vedremo un susseguirsi di eventi realmente accaduti come gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, spezzoni di filmati dell’epoca e seguiremo le vicende dei protagonisti, uomini qualunque ma testimoni diretti di quel periodo. Stefano Accorsi interpreta Leonardo Notte, esperto di pubblicità e consulente per Publitalia, un personaggio complesso e sfaccettato per cui gli sceneggiatori si sono ispirati al Don Draper di Mad Men. Notte viene contattato da Marcello Dell’Utri per individuare il prossimo protagonista della scena politica italiana, l’obiettivo è oscurare lo scandalo Mani Pulite. Del futuro Cavaliere sentiremo solo la voce. Nel cast anche Miriam Leone, amante di un politico colluso, da cui si fa raccomandare per la conduzione di Domenica In (siamo all’alba di Vallettopoli), Guido Caprino che interpreta Pietro Bosco, ex militare della guerra in Iraq che dalla miseria arriva in Parlamento, dopo aver salvato un leghista dall’assalto di malviventi albanesi. Ed infine i magistrati del pool, tra cui Natalino Balasso, Pietro Ragusa e Antonio Gerardi.

Un lavoro durato due anni e mezzo per gli sceneggiatori, che hanno detto di essersi ispirati alla serie Boss di Gus Van Sant: “Non volevamo scrivere una miniserie, ma una serie vera e propria dove gli avvenimenti storici stanno sullo sfondo e in primo piano ci sono vicende che coinvolgono i personaggi di nostra creazione. Con l’ambizione e la speranza, raccontando storie inventate, di far emergere un quadro della storia d’Italia forse più fedele, visceralmente, rispetto a una ricostruzione calligrafica di fatti reali. Inoltre, questo espediente narrativo ci ha consentito la grande libertà di raccontare, attraverso il punto di vista dei nostri personaggi inventati, anche le vicende legate alla storia, ma senza l’obbligo castrante dell’oggettività.

Redazione

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