La mostra di Gerusalemme che con la realtà virtuale fa incontrare israeliani e palestinesi

di Daniele Dell’Orco, in Arte, del 18 Feb 2019, 10:44

Due mondi separati da una cortina di ferro e cemento che vengono riuniti grazie alla realtà virtuale. L’idea dell’artista Daniel Landau è tanto semplice quanto geniale. All’interno della mostra “I to eye” nell’Israel Museum di Gerusalemme i visitatori hanno la possibilità di sperimentare il soggiorno di una famiglia palestinese, indossando occhiali di VR, pur stando a meno di 10 km dai territori della Cisgiordania. La stanza di Landau, inserita nell’ala del museo dedicata ai giovani che esplora le difficoltà dei rapporti umani nel mondo moderno, è un comune salotto di casa, diviso esattamente a metà. Un lato è arredato come quello di una comune famiglia borghese israeliana mentre l’altro come quello di una palestinese. Gli occhiali per la realtà virtuale offrono ai visitatori una visione a 360 gradi delle due realtà semplicemente occupando uno dei due lati opposti.

Israeliani e palestinesi, che un tempo si conoscevano intimamente, non sono mai stati così fisicamente divisi come oggi. Dopo due Intifada, le repressioni militari israeliane e il conseguente spargimento di sangue hanno spinto le autorità ad alzare un muro di separazione alto 8 metri tra i confini dello Stato di Israele e quelli della West Bank, rendendo possibile la convivenza solo per i palestinesi in possesso di speciali permessi. Tra le oltre 200mila persone che hanno visitato la stanza di Lindau negli ultimi mesi non sono in pochi ad aver detto: “Non sono mai stato in una casa araba. Non ho mai incontrato persone arabe. Sono sorpreso di vedere la loro realtà familiare”.
La carica simbolica dell’iniziativa diventa allora notevole per sua stessa natura.
Ispirato dalla sua esperienza di crescita in una zona ebraica di Gerusalemme, quando aveva sviluppato una sincera amicizia con un abitante di un vicino villaggio palestinese, Landau ha atteso mesi prima di riuscire a trovare delle famiglie disposte a collaborare al suo progetto. La situazione, infatti, nonostante la pace apparente, resta parecchio tesa.


Le due famiglie che Landau ha filmato vivono a poche decine di metri l’una dall’altra, ma non si sono mai incontrate perché separate dal muro. Gli sforzi dell’artista hanno spinto il capofamiglia palestinese Raji Sebteen, 55 anni, ad accettare di far filmare la sua casa e la sua famiglia come “un buon modo per chiedere agli altri di credere nella pace”. A Raji e ai suoi familiari sono stati rilasciati dei visti speciali temporanei per permettergli di vedere con i propri occhi il risultato della sua scelta, e quando gli è stato chiesto cosa provasse all’idea che migliaia di israeliani e turisti da tutto il mondo, soprattutto bambini, avessero “visitato” virtualmente casa sua ha risposto: “È una bella sensazione”.

Perché in Vicino Oriente spesso di questo si parla. Di sensazioni. Capaci, in un senso o nell’altro, di indirizzare una linea politica e risolvere o accentuare i problemi di convivenza. Il messaggio che lancia la mostra, dunque, non è nient’altro che di speranza. Per ricordare a tutte le parti in causa che sia da un lato che dall’altro del muro ci sono esseri umani. Con le loro paure, le loro debolezze e le loro identità forti, ma comunque accomunate dalla voglia di poter essere se stessi in un clima di serenità.

Daniele Dell’Orco

Daniele Dell’Orco è nato nel 1989. Laureato in di Scienze della comunicazione presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, frequenta il corso di laurea magistrale in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria nel medesimo ateneo. Caporedattore del sito Ciaocinema.it dal 2011 al 2013 e direttore editoriale del sito letterario Scrivendovolo.com, da febbraio 2015 è collaboratore del quotidiano Libero, oltre a scrivere per diversi giornali e siti internet come La Voce di Romagna e Sporteconomy.it. Ha scritto “Tra Lenin e Mussolini: la storia di Nicola Bombacci” (Historica edizioni) e, sempre per Historica, l’ebook “Rita Levi Montalcini – La vita e le scoperte della più grande scienziata italiana”, scritto in collaborazione con MariaGiovanna Luini e Francesco Giubilei. Assieme a Francesco Giubilei, per Giubilei Regnani Editore, ha scritto il pamphlet “La rinascita della cultura”. Dal 2015 è co-fondatore e responsabile dell’attività editoriale di Idrovolante Edizioni.